SkyCycle, la prima pista ciclabile sospesa tra le nuvole è a Londra

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Nell’arco di un decennio, dal 2000 al 2010, il numero dei ciclisti nella capitale inglese è raddoppiato e si stima che quello degli spostamenti in bicicletta raggiungerà il milione e mezzo entro il 2020. Queste cifre pongono l’accento sulla questione della sicurezza dei ciclisti e sulle problematiche connesse al traffico su due ruote: quello ciclabile è un vero e proprio sistema di mobilità che richiede una pianificazione ad hoc, anchealla luce della scarsa disponibilità di spazi “a terra” nelle grandi metropoli.

A proporre uno schema di mobilità ciclistica a “zero consumo di suolo”, ci ha pensato il landscape architect inglese Sam Martin, che ha immaginato una rete ciclabile sopraelevata di collegamento delle principali stazioni metropolitane. Un nuovo paesaggio urbano prenderebbe forma: strutture tubolari in vetro, prive di copertura, avvolgono una gabbia elicoidale la cui forma crea percorsi fluidi e dinamici che popolano tetti di edifici e vecchie linee ferroviarie.

Un percorso mozzafiato per gli estimatori della bellezza dei panorami, forse un po’ meno apprezzato per chi soffre di vertigini. Resta il fatto che la convenienza per gli users sarà anche, e soprattutto, economica: meno di una sterlina a tratta, ovvero meno della metà del costo del biglietto medio di metro o bus, su una pista destinata esclusivamente al traffico ciclistico.

Il sindaco Boris Johnson ha appoggiato con entusiasmo l’idea, e sta già lavorando al progetto del primo tratto che collegherebbe Stratford con la City – passando per le stazioni di Liverpool e Fenchurch Street – e che sarebbe inaugurato già nel 2015. La scelta di localizzare l’intervento nella east London non è casuale: il primo tratto potrebbe essere costruito sulla spinta della rigenerazione urbana che ha invaso la città prima e dopo le Olimpiadi di questa estate.

I problemi delle cifre a sette zeri che un tale intervento urbanistico richiederebbe, potrebbero essere arginati dai proventi degli sponsor, mentre la questione della negoziazione con i proprietari terrieri che vedrebbero le loro terre attraversate dall’infrastruttura potrebbe essere superata utilizzando terreni in affitto della Network Rail, la società che detiene la proprietà delle linee ferrate britanniche noleggiandone i servizi a tutte le compagnie ferroviarie che operano nel settore nell’intero paese.

Sebbene l’esperimento sia stato paragonato alla ben nota New York’s High Line, il parco lineare realizzato al posto di una ferrovia sopraelevata in disuso, si tratta –specifica l’architetto Martin – di due esperienze concettualmente diverse: “Stiamo parlando di una nuova infrastruttura per i pendolari che garantisca sicurezza e sia più veloce rispetto al trasporto pubblico. È molto più ambiziosa e costosa”.

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Anche la nuova Cabinovia di Londra e’ un progetto ambizioso, inaugurato recentemente e capace di trasportare 2.500 passeggeri all’ora in un percorso di circa 1.100 metri e della durata di 5 minuti. La Cabinovia consente l’attraversamento facile e rapido del Tamigi per tutti i pedoni, inclusi anziani, disabili e ciclisti; si trova a 90 metri sul fiume, offrendo una vista spettacolare verso il Parco Olimpico.

Qualcuno sostiene che sia ingiusto far pagare ai ciclisti uno spazio che spetterebbe loro di diritto, molti scommettono che i costi di un progetto di queste dimensioni saranno a dir poco proibitivi. Per altri basterebbe potenziare la già esistente London Cycle Map Campaign, o sarebbe sufficiente una ridistribuzione dei metri quadrati di asfalto lontano dalle piste ciclabili, in modo da permettere a mamme e bambini di andare a scuola in bicicletta in totale sicurezza. C’è chi discute dell’impatto ambientale dell’infrastruttura e della nuova figurabilità che ne scaturirebbe per il paesaggio londinese. Ma, al di là dei soliti scetticismi e delle ritrosie che accompagnano le innovazioni tecnologiche di forte impatto, dobbiamo ahinoi constatare che mentre un paese dibatte sulle opportunità di realizzare la più innovativa infrastruttura ciclabile al mondo, a poche migliaia di chilometri di distanza, nel nostro paese c’è ancora chi combatte per veder realizzata qualche pista ciclabile in più.








Barbara Brunetti

Barbara Brunetti Architetto

Architetto e dottoranda in Restauro, viaggia tra la Puglia e la Romagna in bilico tra due passioni: la ricerca accademica e la libera professione. Nel tempo libero si dedica alla lettura, alla grafica 3d, e agli affetti più cari. Il suo sogno nel cassetto è costruire per sé una piccola casa green in cui vivere circondata dalla natura.