Roskilde: la cattedrale dei rifiuti

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Roskilde, situata a 34 km ad Ovest di Copenhagen, è famosa per i suoi contrasti fra storia e modernità. La sua storia è doviziosamente custodita in un museo, dove sono esposte 5 navi dell’era vichinga, molto ben restaurate, e testimoniata da una cattedrale di epoca medievale (XII secolo) integralmente costruita in mattoni rossi, primo esempio di stile gotico nella Scandinavia, e dichiarata patrimonio dell’Umanità nel 1995. La modernità èrappresentata, invece, dal Festival musicale –che ha luogo ogni estate– e dal DTU Risø Campus –un tempo recinto coperto da segreto militare e dedicato alla ricerca nucleare sotto la direzione del Premio Nobel Niels Bohr– oggi università e dinamico centro di ricerca sulle energie rinnovabili. Oggi la città si accinge ad inaugurare una nuova cattedrale, ma di rifiuti: un inceneritore oggetto di un’operazione di greeenwashing.

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Come in tutto il mondo scandinavo, la gestione dei rifiuti urbani è nelle mani di aziende municipalizzate o comunque di partecipazione a maggioranza pubblica. Kara/Noveren, quella che gestisce il territorio di Roskilde e comuni limitrofi, inaugurerà entro la fine dell’anno uno dei progetti più ambiziosi e controcorrente nel settore della gestione dei rifiuti: l’inceneritore più efficiente, “pulito” e “bello” del mondo, così come da quelle parti è considerato.
È possibile definire “pulito” e “bello” un inceneritore?
Il progetto, che ha un budget di 1,3 miliardi di DKK (173 M€) si basa su una tecnologia di cogenerazione a vapore, di gran lunga più efficiente rispetto al vecchio impianto, che recuperava solo acqua calda. L’energia termica (52 MW) verrà utilizzata per il teleriscaldamento di 40.000 abitazioni, che a quelle latitudini è necessario per almeno 8 mesi all’anno, e l’elettricità (19 MW nominali) per la fornitura a 65.000 famiglie.

L’efficienza termodinamica complessiva dichiarata è sbalorditiva: il 95% del potere calorifico inferiore dei rifiuti è recuperato, appunto, come elettricità e calore. Basti pensare che gli inceneritori convenzionali tipicamente recuperano solo il 70%. Questo alto rendimento sarà possibile grazie ad un sistema di scrubber ad umido, i quali, oltre la funzione di precipitare il materiale sottile incombusto e neutralizzare i gas acidi prodotti dalla combustione dei rifiuti, sono capaci di recuperare anche parte del calore latente contenuto nel vapor acqueo generato dalla combustione mediante condensazione. La capacità di trattamento è di ben 25 ton/ora, e consentirà anche un “notevole” (ma non precisato) risparmio di emissioni di CO2per il fatto di risparmiare il trasporto dei rifiuti da Roskilde agli attuali impianti di Odense, Svendborg e Nykøbing Falster, distanti tutti fra 110 e 130 km.

Per fare diventare “bello” un impianto, tipicamente un ammasso di tubi e camini, Kara –Noveren invitò a un concorso ristretto di idee, sei “griffe” dell’architettura per “vestire” l’impianto tradizionale. Il progetto fu aggiudicato all’architetto olandese Erick van Egeraat. Riportiamo la traduzione testuale della descrizione fatta dal suo stesso autore:

“Si tratta di una cattedrale contemporanea. Abbiamo sagomato il pianterreno dell’edificio in modo tale che ricordi il profilo dei tetti a falde tipici delle fattorie e architetture locali. In fine, abbiamo fatto culminare l’edificio con una guglia alta 100 m, che costituisce un’articolazione di un processo affascinante e sostenibile per produrre energia”.

In parole semplici: l’idea vincente consiste nel mascherare le installazioni con una facciata sagomata in modo da rispecchiare lo skyline della cittadina, dominato dalla guglia della cattedrale di Roskilde. Virtuosi giochi di luce durante la notte filtreranno l’inquinamento luminoso, dovuto all’inevitabile necessità di illuminare l’area produttiva attraverso la struttura traforata che fa da vestito all’impianto.

AAA

LUCI, MA ANCHE OMBRE
Nonostante la proverbiale trasparenza della res pubblica scandinava, diversi aspetti di questo progetto lasciano perplesso chi tenta di approfondire l’informazione disponibile.
Primo fra tutti è il fatto che non sia stata indetta una gara internazionale pubblica, bensì un concorso ristretto e per invito esclusivo. Più strano risulta che l’aggiudicatario del contratto sia un professionista che fu invitato a partecipare nel 2008 ma fallì nel 2010 e riaprì un nuovo studio sotto altro nome.

Assolutamente anomalo per la cultura nordica il fatto che l’autore abbia interpellato direttamente il project manager indicato nella pagina web ufficiale, chiedendo delle informazioni assolutamente “non sensibili” (quali la percentuale di materiale non riciclabile che verrà incenerita, il sistema che si adotterà per il trattamento delle ceneri e dell’acqua degli scrubbers, e su quali presupposti si basano per affermare che il sistema sarà ad emissioni neutre come riportato nella web ufficiale) senza ottenere risposta alcuna.

Altro particolare dal sapore più mediterraneo che nordico: nella versione inglese della web di Kara/Noveren l’impianto d’incenerimento viene chiamato Waste to Energy Plant e non incinerator, e la struttura che lo maschera viene chiamata Energy Tower, più o meno come i politici nostrani si sono inventati il termine “termovalorizzatore” per confondere il vero concetto di fondo, tutt’altro che sostenibile.
A quanto pare: in materia di inceneritori “tutto il mondo è paese”.





Mario Rosato

Mario Rosato Ingegnere

La sua passione sono le soluzioni soft tech per lo sviluppo sostenibile, possibilmente costruite con materiale da riciclaggio. Un progetto per quando andrà in pensione: costruire un'imbarcazione a propulsione eolica capace di andare più veloce del vento in ogni direzione.