La riduzione del Contributo Ambientale CONAI. Le ricadute sociali nel 2012

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I commenti di alcuni nostri lettori, riguardo la raccolta differenziata argomentata nell’articolo “Come ridurre l’impatto ambientale – acquistare con criterio, riciclare correttamente”, ci offrono lo spunto per approfondire alcuni aspetti d’interesse pubblico legati all’importanza di una corretta separazione degli imballaggi a partire dalle nostre case evidenziando alcuni paradossi in termini di ecosostenibilità e le responsabilità dei vari attori nello scenario della raccolta differenziata.

CHE COS’E’ IL CAC?
Il CAC (Contributo Ambientale CONAI) è un onere introdotto dieci anni fa dal CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, riproposto mediante il nuovo Codice dell’ambiente e ripetutamente aggiornato, tramite l’Accordo Quadro di Programma CONAI–ANCI stipulato con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, perfronteggiarei maggiori oneri della raccolta degli imballaggi. A partire dal 2012 tale onere subirà un’ulteriore riduzione che interesserà circa 1,4 milioni di imprese, in tutto 6 consorzi per il riciclo di: acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro. Chiedendoci in quale misura noi i cittadini saremo beneficiati da questa riduzione ci siamo imbattuti in situazioni paradossali in termini di eco sostenibilità.

L’ACCORDO QUADRO DI PROGRAMMA CONAI–ANCI
È il documento cardine che regola le responsabilità compartecipate nella gestione degli imballaggi tra il privato e il pubblico, tra il consorzio e le municipalità. Stabilisce i criteri per il computo degli oneri necessari per raggiungere gli obiettivi, le percentuali minime di MPS (materie prime seconde) ottenibili dal processo di riciclaggio e le scadenze, imposti dalla direttiva europea 98/2008/CE. Vediamo quali sono i maggiori oneri “ambientali”. Innanzi tutto sono operazioni quali: la separazione degli imballaggi dagli altri rifiuti ed altri trattamenti speciali necessari a rendere commercializzabile le materie prime seconde. In secondo luogo sono la scarsa qualità e quantità del materiale recuperato che si traduce in riduzione del guadagno per il CONAI. L’accordo sancisce l’obbligo da parte del consorzio di garantire un corretto, efficace, nonché economico servizio di ripresa di tutti gli imballaggi, e non solo di quelli domestici, conferiti nei territori municipali. Le percentuali sul totale dei rifiuti raccolti sono così ripartite: le municipalità devono garantire almeno il 65% (entro il 2012) e il CONAI non oltre il 60% (limite ulteriormente ridotto a partire dal 2009). A questo punto è lecito chiederci quale sia la destinazione della percentuale in esubero, qualora il CONAI non riuscisse a commercializzarla. Dal momento che non è tenuto a farsene carico la preoccupazione riguardo l’adeguatezza del servizio pubblico d’igiene ambientale e il timore di rincari della tassa sui rifiuti per sanare inefficienze e negligenze sono legittimi.

L’IMPORTANZA DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA DI QUALITA’
In primo luogo, la raccolta differenziata alimenta il riciclaggio e il recupero delle MPS riducendo così il ricorso alle discariche, il quale è sceso al 25% nonostante la ripresa dei consumi dopo il 2010. In secondo luogo, la raccolta differenziata favorisce la riduzione del depauperamento delle risorse naturali e delle fonti non rinnovabili necessarie per produrre nuovi imballaggi.

Il D.M. 8 maggio 2003, recependo le direttive europee in materia di rifiuti, ha introdotto l’obbligo per gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico di coprire il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30 % del fabbisogno complessivo. Il rapporto del CONAI sulla raccolta differenziata nel 2007 ci restituisce cifre incoraggianti riguardo il superamento della percentuale minima per i seguenti materiali: la carta (58%), la plastica (45%) e il vetro (70%).
Secondo lo studio più recente di Althesys, il giro d’affari mosso dal mercato delle MPS è cospicuo specialmente in termini di quantità: dal 1999 al 2010 la raccolta, il riciclo e il riuso dei materiali di recupero generò 9,3 miliardi di euro di benefici netti all’Italia, il risultato del bilancio costi–benefici – diretti e indiretti – dell’attività del mercato e del sistema CONAI. E ancora, anche se incredibile, il biennio 2010 – ’11 ha registrato i seguenti dati positivi, calcolati sul totale degli imballaggi immessi al consumo, ovvero su 11,4 milioni di tonnellate: il 74,9 % di materiale è stato recuperato e il 64,6% è stato riciclato.

Come dicevamo nel precedente articolo noi cittadini abbiamo un ruolo chiave nel sistema della raccolta differenziata poiché la qualità parte da casa nostra. Riconoscere i vari componenti è un compito tanto importante quanto difficile, un po’ per l’impossibilità di separare fisicamente i materiali accoppiati – di alcuni imballaggi insostenibili – e un po’ perché molti di questi sono privi di etichettature utili a riconoscerne la composizione chimica. Ora ci imbattiamo nel primo paradosso: il nostro meticoloso lavoro di raccolta differenziata può essere inficiato se gli imballaggi sono insostenibili e quando non disponiamo di contenitori o luoghi comunali adeguati dove conferire i diversi materiali. La soluzione può essere nelle nostre mani: dovremmo essere più selettivi al momento dell’acquisto dei prodotti penalizzando le confezioni prive di eco etichettature e quindi insostenibili. In ogni caso, la cosa che sempre dobbiamo fare è: non conferire nei cassonetti per i “materiali riciclabili” (coperchio giallo) tutti quei materiali che non sono imballaggi, benché perfettamente riciclabili. Sottolineiamo che i rifiuti non considerati imballaggi devono necessariamente essere gettati nei cassonetti per il “residuo secco” o anche impropriamente per il “residuo o materiale non riciclabile” (coperchio grigio o altri colori a seconda della zona di appartenenza).

CRITERI PER DIFFERENZIARE CORRETTAMENTE L’IMBALLAGGIO
Per approfondimenti rimandiamo alla seguente normativa che definisce le varie tipologie d’imballaggio: la Direttiva 2004/12/CE (modifica e integra la direttiva 94/62/CE) e il nuovo Codice Ambiente – Dlgs. 152/06 – (ex Dlgs 22/97) che recepisce la Direttiva UE 2004/12/CE. In caso di dubbio può essere di ulteriore aiuto la Guida CONAI, un vero e proprio catalogo illustrato, consultabile gratuitamente nel sito web dell’omonimo consorzio.

L’ENTITA’ DEL C.A.C. PER TIPO DI MATERIALE
Il contributo ambientale varia a seconda del tipo di materiale d’imballaggio, del suo peso e della proporzione rispetto alla quantità totale degli imballaggi immessi sul mercato nazionale. Nel 2012 risulteranno più convenienti le seguenti materie prime seconde:

  • Alluminio 45,00 euro/ton (–13,46 %)
  • Carta 14,00 euro/ton (–36,36 %)
  • Plastica 120,00 euro/ton (–14,28 %)

I PARADOSSI ECOSOSTENIBILI DELLA DIFFERENZIATA
Nonostante le MPS siano molto appetibili rispetto ai materiali vergini (nel caso del PET il riciclato vale meno della metà) nel nostro Paese vengono poco utilizzate. Ciò risulta incredibile perché l’Italia non è certo ricca di materie prime. Risulta inoltre che la maggior parte delle MPS prodotte venga commercializzata preferibilmente all’estero e in particolar modo in Cina, dove hanno un valore di mercato, in media, il doppio. Altro fatto assurdo, confermatoci da un’indagine diretta, è che molti produttori italiani di beni in materiale riciclato trovino più conveniente acquistare le MPS dalla Francia, spesso si tratta di plastiche. Il paradosso risiede nella logica del profitto economico che non tiene conto delle esternalità ambientali negative, principalmente le emissioni inquinanti dovute al trasporto. In realtà nei protocolli di progettazione e certificazione ambientale la logistica sostenibile è quella che privilegia i materiali a Km zero calcolato a partire dal luogo di utilizzo degli stessi.

CHI E’ TENUTO AL VERSAMENTO DEL C.A.C.?
Devono versare il contributo al CONAI tutti coloro che per primi immettono l’imballaggio finito nel mercato nazionale, quindi i produttori/importatori di imballaggi vuoti e gli importatori di merci imballate. A questi si aggiungono i produttori/importatori di materiali di imballaggio che forniscono gli autoproduttori e gli autoproduttori stessi nel momento in cui importano le materie prime per confezionare le proprie merci. Gli imballaggi destinati all’esportazione sono invece esentati dall’applicazione del CAC.

PERCHE’ DIMINUIRA’ IL C.A.C. DAL 1° GENNAIO 2012
Il direttore generale del CONAI spiega che nel biennio 2010–‘11 un importante aumento di imballaggi immessi al consumo sul mercato italiano del 4,6% e la ripresa economica dei listini delle MPS nel mercato delle aste hanno permesso al consorzio di ridurre l’entità del corrispettivo ambientale alle imprese consorziate per la maggior parte dei materiali con una punta di risparmio del 25% nel caso della plastica.

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QUALI RICADUTE SOCIALI DELLA RIDUZIONE DEL CAC?
La decisione del CONAI di diminuire il contributo ambientale purtroppo non determinerà alcun beneficio a noi cittadini almeno fino al 2013, limite temporale dell’Accordo Quadro di Programma CONAI–ANCI. Dal 2012dovremo sostenere, sulle nostre bollette dei rifiuti, il pesante impatto del menzionato accordo che si tradurrà in termini di mancati contributi alla raccolta differenziata, in un servizio meno efficiente ed efficace. Diversamente da quanto accaduto in altri stati europei, dove un CAC più alto ha determinato nel tempo un significativo sforzo degli industriali a produrre meno imballaggi insostenibili e in minor quantità, nel nostro Paese non avremo significativi benefici nell’acquisto delle merci.

La morale della favola: noi cittadini diligenti abbiamo tutto il diritto di chiederci se l’abbandono di rifiuti urbani, speciali e non, attorno ai cassonetti della raccolta differenziata o in altri luoghi inadeguati, sia sempre e solamente dovuto alle nostre lacune come ci vorrebbero far credere, coloro che ci amministrano, per minare la nostra capacità decisionale, fondamentale per partecipare in modo democratico alla res publica e soprattutto per salvaguardare la nostra salute e quella dell’ecosistema.

Fonti | Osservatorio Nazionale Rifiuti | Conai












Giovanna Barbaro

Giovanna Barbaro Architetto e Tecnologo

Deve il suo carattere cosmopolita a Venezia, dove si laureò in architettura (IUAV). Dal 2008 europrogettista nei settori green economy e clean tech. Nel 2017 ha realizzato uno dei suoi più importanti sogni: fondare Mobility-acess-pass (MAP), un'associazione no profit per la certificazione dei luoghi pubblici per le persone con disabilità motorie. Tra i suoi hobby preferiti: la fotografia e la scrittura