La ricerca della felicità nelle opere di Noemi Lakmaier

Noemi Lakmaier è un'artista austriaca con una disabilità motoria e una grande paura di volare che tramite le sue opere mira alla ricerca della felicità, sottolineando ed esagerando il rapporto esistente tra oggetto, individuo e spazio. Lo fa attraverso l’utilizzo di materiali quotidiani, l’uso del suo corpo e quello di terzi. Definisce le sue installazioni delle “realtà fisiche alternative”, esplorando le implicazioni psicologiche del potere, del controllo e dell’insicurezza, dell’unità di appartenenza e di successo, nonché dei sentimenti, del dubbio e dell’altruismo.

In copertina: la performance Never Happier di Noemi Lakmaier

Noemi Lakmaier è nata a Vienna e ha studiato arte alla School of Art di Winchester. La sua carriera è costellata di mostre organizzate in tutto il mondo, di premi vinti e di lezioni tenute presso varie università del Regno Unito.

Le installazioni di Noemi Lakmaier

Le opere di Noemi Lakmaier esplorano principi che vanno dal fisico al filosofico, dal personale al politico. Gli interessi principali del suo agire sono legati all’identità dell’uomo, all’ambiente e alla percezione di sé e dell’altro. La presenza dello spettatore nelle sue opere è fondamentale. Il visitatore catalizza l’evento artistico diventando parte dell’opera stessa. Questo perché Noemi è fermamente convinta che guardare e vivere un’opera riduca significativamente disturbi e stati depressivi, aumentando la soddisfazione personale e la qualità della salute individuale.

Questa teoria non è nuova. Basti pensare al corso Training the eye per allenare lo sguardo clinico, che si tiene alla facoltà di medicina di Harvard. I medici guardando un’opera arricchiscono la loro capacità di analisi e il loro senso clinico, utile per focalizzare meglio i sintomi dei loro pazienti. In aggiunta, più si aumenta il senso critico, meno si sente l’effetto della tecnologia che, attualmente, sovrasta l’uomo. C’è anche da dire che l’arte stimola le persone a palesare le proprie capacità e potenzialità.

Le installazioni di Noemi Lakmaier

You are welcome & Three double for two

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Per la sua prima installazione, durante il Tu Fewn di Gail Howard a Cardiff, Noemi è rimasta seduta su una scala di legno indossando un abito rosso lungo 80 metri e aveva il volto coperto da un sacchetto di carta. Mentre invitava i visitatori a camminare sul suo abito, creava origami che faceva volare nella galleria.

Durante il simposio “Question everything” al Junction Cambridge e successivamente all’Attenborough Arts center, Noemi è stata seduta su una vecchia sedia scolastica, indossando un abito nero, una balaclava (specie di fascia) e un casco britannico disarmato. Per tutta la durata della sua performance ha gonfiato palloncini rossi fino a che non scoppiavano, rimbombando nella sala.

Never happier

Never Happier, è una performance che è stata sviluppata da Noemi per la cherofobia. La cherofobia è la paura di essere felici. Allontanare l’allegria, la gioia e la serenità è spesso un meccanismo di autodifesa che sorge in alcuni individui che hanno paura di provare sentimenti positivi, a causa di eventi passati che hanno innescato nella loro mente una vera e propria fobia nei confronti di situazioni che potrebbero provocare gioia e felicità. Ciò provoca anche altri sintomi come la sensazione di panico, di terrore, il battito cardiaco accelerato, il fiato corto e l’ansia. Tutte misure di difesa per evitare di provare felicità. Nella mente di chi soffre di cherofobia si crea la convinzione che ogni volta che si prova gioia si debba conseguentemente anche provare tristezza e dolore.

Durante il Fierce Festival, Noemi è rimasta seduta sul pavimento con un lungo abito elegante nero, la cui gonna era stata distesa in maniera circolare intorno a lei. Ogni visitatore doveva prendere un palloncino gonfiato con l’elio e attaccarglielo al bordo della gonna. A fine performance, la gonna di Noemi si era completamente alzata coprendola completamente e lasciandole le gambe nude. Questa è stata la prima installazione in cui Noemi ha palesato e cercato di superare la sua paura del vuoto e del volo.

Being and Doing

Questa performance si è svolta al secondo piano del Chisenhale Dance Space, come parte della Dance Lakmaiers. Indossando un abito rosso di 80 metri, pari alla lunghezza della scalinata dell'edificio, Noemi è rimasta, per poco più di due ore, seduta tra i banchi del pubblico, gonfiando palloncini bianchi e lanciandoli sulla pista da ballo. Di fronte al pubblico c’erano degli schermi giganti sui quali scorrevano i video di presentazione e organizzazione della performance.

One morning in May & 0

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Il 28 maggio 2012 Noemi, vestita con abiti maschili e guanti, è partita da Studios Toynbee per raggiungere il Gherkin, a Londra. Lo ha fatto camminando a quattro zampe sulle sue ginocchia. Ogni tanto si fermava a riposare e a dormire, lungo il ciglio delle strade, davanti agli occhi di tutti i passanti.

All’evento M21, una corsa di relé a Much Wenlock, ha partecipato una sola squadra, rendendo la competizione non competitiva. Il team, composto da tre uomini, bene vestiti, ha animato la gara percorrendo comunque il percorso prestabilito portando Noemi vestita da corridore tra le proprie braccia.

Object/female & Undressed

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All’interno di una galleria sono stati posizionati dei monitor e delle sedie appese al soffitto. Noemi è nascosta, tutta rannicchiata, in una cavità dentro al pavimento. I monitor mostrano immagini che forniscono al visitatore indizi per trovare Noemi, visibile solo da una grata. L’installazione vivente Object/Female è una denuncia alla società controllata e sottomessa da azioni di potere che vanno al di là dell’individuo.

Tramite l’installazione viva Undressed, Noemi esplora le diatribe dell’intimità tra le persone disabili, il corpo femminile e l’abilità del maschio. Un uomo, partendo dagli accessori, denuda Noemi fino a lasciarla completamente nuda. Dopodiché la riveste con abiti uguali ai precedenti.

We are for you I – II

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In We are for you I, otto commensali volontari preselezionati partecipano ad una cena di gruppo indossando una palla che lascia scoperti solo gli arti e la faccia e che limita i movimenti. L’unica cosa che gli 8 partecipanti possono fare, oltre a mangiare e a bere, è guardarsi in faccia.

In We are for you II, sotto un lampione in strada nel centro di Belfast, quattro coppie cercano di vivere un momento di intimità e di bacio, mentre sono incastrati in oggetti sferici di 80 cm di diametro. Le sfere lasciano visibili solo gli arti e la testa. All’interno di queste sfere un atto spontaneo diventa una sfida difficile, sia per l’equilibrio che per il controllo individuale. In aggiunta, un momento di privacy diventa oggetto diretto dello sguardo pubblico dei passanti.

Experiment in happiness & Excercise in losing control

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In Experiment in happiness, Noemi ha creato una sfera composta da 400 paia di scarpe dipinte con una vernice stradale gialla. Noemi è sdraiata per terra e indossa un paio di scarpe dell’installazione, alla quale rimane attaccata per tutta la durata della performance. L’assurdità del gesto istiga nel visitatore un dubbio su cosa possa succedere. Dubbio che non riuscirà a risolvere.

In Excercise in losing control Noemi è completamente rannicchiata dentro una palla che la copre quasi completamente. Le uniche parti parzialmente visibili sono le mani e il viso, dal mento in su. Noemi risulta completamente bloccata, portando all’eccesso il suo stato di naturale disabilità.

Cherophobia

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All’interno del teatro dell’Opera di Sydney, Noemi vince la sua paura di volare, rimanendo per più di 9 ore appesa a 20.000 palloncini gonfiati con l’elio. L’installazione vivente prende il nome di cherofobia, nome della patologia legata alla paura di essere felice per la paura stessa che allo stato di felicità ne segua uno di dolore. Noemi supera la sua disabilità, la paura del vuoto e di volare, nonché la paura di essere felice, facendo la cosa che più gli fa paura: staccarsi da terra. Noemi si è lasciata andare. Noemi esplicita fisicamente e emotivamente la tensione esistente tra i palloncini che tendono verso l’alto e il suo corpo che tende verso il basso. 

Laura Bertelloni

Laura Bertelloni Architetto

Architetto e grafico, ama viaggiare, scrivere e cucinare. Alterna la sua attività al riciclo creativo. Già da piccola si divertiva a disegnare le case dei sogni per sua mamma, a pitturare il terrazzo dei nonni e a smontare la sua stanza, cambiando di continuo la disposizione dei mobili.