Quanto inquinano Facebook e i social network? La sostenibilità di internet

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Internet inquina? È una questione aperta. Analizziamo la situazione: indubbiamente internet è un sistema di connessione alimentato da energia prodotta ancora in larga misura da fonti inquinanti, per cui potremmo affermare che inquina. Il discorso è però più ampio e complesso e coinvolge molteplici aspetti. Internet ha ridotto di molto la necessità di spostamenti fisici delle persone: quindi meno emissioni di CO2; ha ridotto l’utilizzo
della carta per uso dei testi scritti: quindi meno utilizzo di legno e meno anidride carbonica. Internet inoltre svolge un ruolo fondamentale nella crescita della domanda di fonti rinnovabili; è un acceleratore di questo mercato e mette in relazione le diverse conoscenze sul risparmio energetico al livello globale.

Esiste in rete un interessante calcolatore di emissioni nocive che in maniera molto comunicativa mostra gli impatti delle azioni quotidiane dell’uomo. Possiamo vedere quanta CO2 immettiamo nell’atmosfera per mangiare un hamburger o prendere un aereo. Quest’analisi non può essere però finalizzata alla negazione delle attività umane più comuni ma può servire ad una maggiore consapevolezza nei consumi. Un aspetto importante della “rivoluzione verde” è comunicare le problematiche ambientali e fornire delle proposte concrete e questa interessante applicazione realizzata dalla General Electric si occupa proprio dell’informazione per la massa dei consumatori.

L’agenzia francese dell’Energia e delle Materie Rinnovabili Ademe, dimostra tuttavia che l’uso di internet produce il 2% delle emissioni responsabili dell’effetto serra. Secondo studiosi statunitensi della Gartner, internet pareggia la quantità di anidride carbonica prodotta dall’aviazione civile. E’ un dato indubbiamente allarmante.

Si è occupata della questione sostenibilità di internet la nota organizzazione Greenpeace, che con il suo report “Make it green” ha sottolineato quanto un social network come Facebook sia fortemente dannoso all’ambiente.

Anche all’interno del mondo di internet ci sono differenze nei consumi e nelle emissioni inquinanti, siti di social network che consumano tanto e altri meno. Gli utenti del famoso social network Facebook attraverso gruppi di condivisione hanno chiesto all’azienda l’utilizzo di energia rinnovabile. Non è da escludere che dopo la scelta di Yahoo di alimentare la propria attività sulla rete con energia elettrica fornita da centrali idroelettriche, anche altri potentati che fanno dell’ITC la loro attività possano seguire la strada del colosso statunitense.

Il discorso del consumo energetico del web potrebbe essere affrontato sul piano dei consumi elettrici dei fruitori di internet (l’uso della rete è ormai globale e coinvolge un quarto della popolazione mondiale) e sul piano dei nodi infrastrutturali da cui partono i dati.

Il consumo di corrente elettrica dei fruitori di internet
Per quanto riguarda il consumo di corrente elettrica da parte dei “navigatori del web” non si vedono al momento particolari soluzioni in quanto il consumo unitario è basso ma è enorme la quantità di personal computer utilizzati quotidianamente.

L’efficientamento energetico dei data center

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Si può lavorare per l’efficientamento energetico dei nodi infrastrutturali di internet. E’ grande il consumo di corrente elettrica per alimentare i data center : il rapido sviluppo di internet ha fatto sì che il numero dei server aumentasse di 6 volte in 10 anni, incrementando il problema delle emissioni della rete. A questo problema si aggiunge la continuità di esercizio dei data center, sono sempre connessi e quindi in grado di generare continuo utilizzo di risorse energetiche. In un data center l’energia complessiva viene usata per il 55% dai sistemi di raffreddamento e alimentazione e per il 45% dai servizi tecnologici erogati. Grande è l’energia che viene consumata e si trasforma in calore che normalmente viene espulso. Metodi semplici per l’efficienza energetica dei data center è il recupero del calore dei server per riscaldare edifici, l’uso di aria fresca esterna prelevata dall’esterno per raffreddare le macchine in alternativa all’uso di impianti di raffrescamento. Una proposta intelligente è il posizionamento dei grandi server nelle vicinanze delle caldaie centralizzate residenziali per non disperdere inutilmente il calore prodotto dai server.

Un esempio virtuoso è quello che sta intraprendendo IBM. La soluzione proposta guarda all’energia solare attraverso l’utilizzo di speciali pannelli fotovoltaici ad alto voltaggio. I primi pannelli sono stati recentemente installati in India, sui tetti del Software Lab a Bangalore, questi impianti fotovoltaici si estendono su una grande superficie fornendo complessivamente 50 kwh al giorno per 330 giorni l’anno. Questa energia alimenta i server, le apparecchiature proprie di un centro elaborazione dati, i sistemi di raffreddamento e di climatizzazione.












Stefano Liberati

Stefano Liberati Architetto

Nasce a Roma dove vive da sempre. Ricorda gli anni universitari come i più stimolanti della propria vita. Crede che viaggiare sia estremamente importante per diventare un buon architetto. Ascolta musica mentre progetta al computer e trascorre il tempo libero con le persone che ama. Sposato da poco è in attesa che la famiglia si “allarghi”.