Oreto the Urban Adventure. Il film di Igor D’India per il fiume di Palermo

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La coraggiosa esplorazione urbana di un “non luogo” ignorato e maltrattato da decenni di incuria, speculazione edilizia e scarichi abusivi. La prima risalita in solitaria del fiume Oreto mai documentata in un video. Non si tratta di documentario storico né di un’inchiesta, ma della “personale esperienza all’interno del fiume dimenticato di Palermo” del giovane film maker Igor D’India. Spinto dal bisogno di conoscere “qualcosa della

quale ti senti parte, anche se fa un insopportabile puzza di merda”, Igor ha percorso il fiume a ritroso, dalla foce fino ai suoi affluenti principali, per documentarne lo stato.

Tra l’autunno del 2010 e l’estate del 2011, il documentarista ha percorso a nuoto e a piedi l’alveo del fiume per circa 20 chilometri, servendosi di un machete, uno zaino, una muta, due corde e un canotto. L’intero documentario, lungo 30 minuti, è stato realizzato con una telecamera superleggera ad alta definizione e una microcamera subacquea. Il mondo che Igor attraversa è un “dimenticatoio dove la società ha riposto ciò che non serve più”: carcasse d’auto, telefonini, ecc. Alghe melmose e ogni genere di veleno vi vengono scaricati lungo tutto il tragitto, “non c’è speranza”.

Il fiume Oreto, che nella parte alta, la “ex conca d’oro”, riesce ancora ad auto depurarsi dagli scarichi di ogni genere dei paesi che via via attraversa grazie alla sua fitta vegetazione di canne, quando giunge a Palermo è già saturo di veleni e non ce la fa più a smaltire i rifiuti che vi si sono accumulati. Semi morto continua il suo percorso fino alla foce, non si vedono più pesci ne altre forme viventi, ma solo rifiuti, alghe velenose schiume bianche. Nel frattempo la città lassù vive la sua routine quotidiana senza curarsi minimamente di questo substrato urbano. All’interno del fiume si percepisce “un isolamento quasi totale”.

Guardando il video mi accorgo che l’Oreto è solo un pretesto, una metafora della città che lo ignora perché, forse, non ha il coraggio di guardarsi allo specchio. Se percorrendo le vie di Palermo si prova un grande senso di instabilità, così è nel suo fiume: un istante ti trovi in un mondo incantato, l’istante dopo sei in una discarica! Alla fine di questa avventura suburbana Igor ritrova se stesso: “c’è voluto del tempo ma alla fine nel fiume dove nessuno vorrebbe nuotare mi sono sentito accolto e protetto, molto più che nel mondo frenetico in cui sono costretto a tornare”.

Il degrado del fiume Oreto è un esempio tangibile di come il nostro stile di vita e di consumo abbia ormai superato la capacità della natura di rigenerarsi e assorbire i nostri rifiuti. Il nostro atteggiamento arrogante nei confronti dell’ambiente in cui viviamo, che consumiamo, deprediamo e ignoriamo continuamente, ci sta ritornando indietro come un boomerang, prima poi l’ambiente si riprenderà il suo spazio!

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Il problema non è salvare l’Oreto, ma noi stessi! Solo allora potremo salvare la nostra città e, più in generale, il mondo che ci circonda.

Igor e gli altri ragazzi che hanno realizzato questo potentissimo documento–video, hanno deciso di farne dono alla comunità. Potete guardarlo qui

Grazie ragazzi!