Olanda: la vita dei rifugiati negli ex penitenziari

Con un interessante progetto sul riutilizzo e il riciclaggio di immobili pubblici dismessi, un ente governativo dei Paesi Bassi ha aperto le carceri vuote per accogliere l'afflusso di migranti che chiedono asilo. Visto che in Olanda i crimini sono in calo si è pensato ad un nuovo modo per sfruttare gli spazi degli ex penitenziari. Il governo olandese vista l’ondata di migranti che ha superato lo scorso anno le sessantamila presenze, ha stabilito che negli istituti di pena delle città di Haarlem e Arnhem, venissero adibiti dei centri di accoglienza temporanea per richiedenti asilo.

In copertina: In Iraq Yassir Hajji è stato un barbiere. Nella stanza che condivide con la moglie Gerbia nel carcere De Koepel continua a lavorare.

LA CASA ECOSOSTENIBILE DI IKEA PER I RIFUGIATI

I Paesi Bassi vantano un calo della criminalità evidente negli ultimi dieci anni che ha fatto sì che la popolazione carceraria diminuisse costantemente, in modo che decine di istituti penitenziari chiudessero del tutto l'attività. Così, quando il numero dei migranti dai paesi del Medio Oriente soprattutto ha iniziato a salire (più di 50.000 nei soli Paesi Bassi lo scorso anno)  l'Agenzia centrale per l'accoglienza dei richiedenti asilo (COA) ha dovuto trovare una soluzione che fosse sostenibile sotto tre aspetti:

  • sociale (accoglienza adeguata a fornire una sistemazione umana a persone di diverse età e provenienti da situazioni indescrivibili)
  • economico (possibilità del governo di far fronte all'emergenza senza indebitarsi o gravare sui bilanci dei propri cittadini)
  • architettonico (possibilità di recuperare e ridare vita a strutture abbandonate ma aventi tutte le caratteristiche per fungere da abitazioni, se pur temporanee).

"Le camere sono destinate ad una o due persone, sono dotate di servizi e a disposizione di tutti ci sono palestre e cucina" riferisce un funzionario responsabile degli alloggi per i rifugiati. 

 Una volontaria insegna ad andare in bicicletta a una donna afgana Una volontaria insegna ad andare in bicicletta a una donna afgana

Il racconto fotografico di Muheisen

Muheisen, due volte vincitore del premio Pulitzer e capo fotografo dell’Associated Press per il Medio Oriente, ha dedicato gli ultimi anni a fotografare la crisi dei rifugiati e documentare come si muovano i flussi migratori attraverso i continenti. 

"La domanda che era sempre nella mia testa era, cosa succede dopo? […] Il viaggio non si ferma nel momento in cui entrano in un paese" racconta Muheisen

Lo scorso autunno, Muheisen ha iniziato a sentir parlare del possibile riutilizzo dei penitenziari come centri di accoglienza. Non aveva ancora capito se si trattasse di una notizia falsa o di qualcosa di reale. Ci sono voluti sei mesi per ottenere il permesso di scattare foto all'interno di una prigione. Alla fine, Muheisen è riuscito a trascorrere 40 giorni in tre strutture diverse, per conoscere i residenti e per fotografare le loro vite ."

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Le regole per poter ottenere il diritto di asilo

I rifugiati che vivranno nei centri per almeno sei mesi in attesa di ottenere il diritto di asilo sono liberi di entrare e uscire a loro piacimento dalle strutture. La cosa positiva riscontrata è che essi riescono a stringere amicizia con i loro "vicini di casa" olandesi. Gli ospiti sono autorizzati a lavorare ma prima devono sia imparare a parlare la lingua olandese che, per chi non l’avesse mai fatto in Medio Oriente, ad andare in bicicletta (entrambe le cose sono essenziali per la vita nei Paesi Bassi).

Gli stati d'animo di chi vive in un ex carcere

È singolare e positivo che la risposta dei rifugiati alla domanda sul loro stato d'animo circa la sistemazione offertagli sia stata: "Siamo qui sotto un tetto, in un rifugio, e ci sentiamo al sicuro".

"Non mi sento in carcere, ciò che conta è che qui siamo al sicuro" dichiara Abdul Moeen Alhaji, un sedicenne siriano che chiama casa la sua cella dal momento che fino a poco tempo fa viveva in una tenda da campeggio.

Durante il servizio fotografico molte sono state le testimonianze che il fotografo Muheisen ha potuto ascoltare. Tra le tante quella di un siriano che ha detto "Se un paese non ha i prigionieri da mettere in prigione" ha detto "significa che questo è un paese più sicuro nel quale vorrei vivere".

"Stiamo parlando di persone che provengono da decine di nazionalità. […] Il mondo intero è sotto questa cupola" dichiara Muheisen. 

 Il migrante iraniano Ehsan Reda 25 anni nel cortile di De Koepel. Il migrante iraniano Ehsan Reda 25 anni nel cortile di De Koepel.

Questo progetto colpisce molto non solo per il suo scopo umanitario ma anche per la sua componente fortemente sostenibile riscontrabile nella volontà di recupero di immobili inutilizzati. Inoltre all’interno delle carceri si cerca di insegnare agli ospiti lo stile di vita consono alla vita in un paese in cui la mobilità sostenibile è una delle componenti fondamentali per il buon andamento della vita sociale.

  • crediti fotografie © Muhammed Muheisen (Associated Press)
Mariangela Martellotta

Mariangela Martellotta Architetto

Architetto pugliese. Prima di decidere di affacciarsi al nascente settore dell’Ecosostenibilità lavorava nel settore degli Appalti Pubblici. È expert consultant in bioarchitettura e progettazione partecipata. Opera nel settore della cantieristica. È membro della Federazione Speleologica Pugliese.