Un nuovo modo di fare impresa all’insegna dello sviluppo sostenibile. The Hub Rovereto

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Ce ne sono diversi sparsi per tutto il globo e soprattutto in Europa. In Italia rappresentano una realtà che sta prendendo sempre più piede. The Hub(s) sono una comunità di persone di diversa provenienza culturale e professionale che interagisce a livello globale. Per dare una chiara ed immediata idea di cosa si tratta si può partire dalla traduzione della parola hub appunto, e cioè dall’idea di “nodo” che è molto vicina, figurativamente, alle connessioni delle reti neuronali. Ma cosa scorrerebbe in questi filamenti? Progetti ed idee che più sono validi e più risultano convenienti , rigeneranti, profittevoli, ma sempre all’insegna dello sviluppo sostenibile: per questo essi sono alla ricerca di persone interessate a trasformare le cose, con forza imprenditoriale, ma con il coraggio di superare le pratiche tradizionali.

The Hub–Rovereto, così come pure quello di Milano (il primo in Italia) e quelli che sono prossimi all’apertura, considerano la questione ecologica, insieme a quella di innovazione sociale ed economica, il proprio principio ispiratore, e non solo perché aderiscono volentieri ad iniziative promosse dalla green economy. Se si dà uno sguardo agli ambienti interni della sede in Via Valbusa Grande 2 di Rovereto, che comprendono un’area di lavoro condivisa, un salotto/area relax ed una sala riunioni, questa filosofia è ben evidente. Dalla vetrina, che apre sulla strada pubblica del centro, si nota subito il design interno. Questo, curato da Andrea Paoletti ma frutto di una partecipazione aperta a tutti gli utenti, è un esempio di riciclo molto simpatico capace di caratterizzare fortemente gli ambienti anche con budget minimi. Le scrivanie in legno e ferro, una rivisitazione del design essenziale di Carlo Scarpa, risultano l’unico prodotto commissionato su un disegno. Per il resto si tratta di materiali ed oggetti interamente riciclati per un uso reinventato: cassette di legno, quelle per la frutta, fungono da scaffalature modulari e le scritte sui muri, semplice pennellate a mano nero su bianco, danno forte carattere alle pareti al di là del loro significato intrinseco. Al piano inferiore tappeti di seconda mano accostati tra loro creano una comoda pavimentazione, mentre una vasca da bagno tagliata a metà (di Rossoscuro) diventa una strana ma comoda seduta. Per il resto mostre temporanee o oggetti vintage in esposizione contribuiscono ad un ambientazione vivace e dinamica. Da evidenziare al momento è l’opera di Alessandro Pavone che, con il suo P–articolare, usa pezzi di legno avvitati fra loro e assemblati a seconda delle situazioni e che quindi si configurano in questa sede in modo unico ed irripetibile fino alla fine dell’estate.

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Sarete adesso curiosi di sapere quali siano i progetti sostenibili che sono decollati o stati propagandati grazie a TheHub–Rovereto. Per citarne alcuni c’è l’iniziativa dell’associazione 600 green power, che dopo aver salvato dalla rottamazione ben 200 auto fiat 600 ha caricato la macchina di un valore educativo e promozionale in favore della mobilità alternativa basata sull’auto elettrica. C’è un’altra associazione che punta sulla mobilità sostenibile ed è quella promossa da Dimitri Tambosi, titolare di Prestabici, un servizio di condivisione di biciclette che punta alla distribuzione a livello territoriale e non più solo comunale.

Ogni martedì il consueto potluck lunch riunisce i membri che hanno voglia di vedersi e chiacchierare informalmente su potenziali collaborazioni, ma chiunque è invitato a passare di lì per capire meglio cosa sia effettivamente questa realtà ed eventualmente farne parte. Si tenga presente che in questa occasione sono bandite le posate ed i bicchieri monouso: per bere si usano giarrette in vetro, cioè ex confetture di marmellata con soddisfazione sottratte ai contenitori di rifiuti per il vetro.

Passaparola.

  • crediti fotografie © Francesco Pernigo