In Italia il giardino verticale più grande del mondo

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Il muro vegetale nasce dagli studi del botanico francese Patrick Blanc sulle specie di piante capaci di attecchire su supporti diversi dal suolo e di crescere captando l’acqua superficiale attraverso salde radici fissate a supporti anche verticali, quali le rocce o i tronchi d’albero. Modalità di crescita di questo tipo si trovano nelle zone temperate e in quelle tropicali, come nei sottoboschi o nelle regioni montane, in poche parole in

tutti luoghi abbastanza umidi e bagnati dalle piogge con regolarità.

Il brevetto di Patric Blanc per i giardini verticali prevede la posa in opera di uno strato di cartonfeltro, graffato ad un telo in PVC di 10 mm, fissato a sua volta ad un’ossatura metallica portante ancorata alle pareti verticali, ma sì da lasciare una sorta di cuscino d’aria tra il muro ed il giardino, in modo da garantire buon isolamento termo–acustico agli ambienti interni. È sul cartonfeltro che mettono radici le piante che, grazie ad una costante annaffiatura programmata, rimangono in superficie senza danneggiare la struttura dell’edificio. La manutenzione dei muri vegetali è ridotta al minimo, ma deve essere eseguita con continuità, mentre risultano necessarie 1 o 2 potature all’anno.

Celebri sono le collaborazioni di Blanc con grandi architetti di fama internazionale, come Jean Nouvel nel Museo Quai Branly di Parigi o Herzog & de Meuron per la Caixa Forum di Madrid e la scoperta del botanico parigino sembra aver fatto scuola non solo nell’architettura contemporanea, ma anche tra le aziende produttrici di sistemi di inverdimento verticale, visto che in pochi anni si sono moltiplicati i brevetti di nuove soluzioni con graticci metallici semplici o associati a contenitori, a pannelli modulari o addirittura a tasche, fino a veri e propri muri inerbiti per il sostegno di pendii o scarpate. Del resto è ormai noto a tutti l’importante funzione di controllo ambientale che tali strutture possono assicurare: regolazione dell’apporto solare, isolamento termico, ma anche filtro per le polveri e la Co2 e protezione dagli agenti atmosferici, senza considerare l’innegabile valore estetico del muro vegetale.

È in Italia e precisamente a Rozzano, nella periferia di Milano, che è sorto, però, il giardino verticale più grande del mondo, realizzato sulle facciate del centro commerciale Fiordaliso ed entrato a buon diritto nel Guinness World Record grazie ai suoi 1262,85 metri quadrati di superficie per otto metri di altezza e le sue 44.000 piante di oltre 200 essenze diverse, superando proprio la Caixa Forum che deteneva il primato precedente.

Su progetto dell’architetto Francesco Bollani del gruppo Sviluppo & C., il giardino è stato coltivato e monitorato a terra per un anno prima di essere trapiantato in verticale, secondo il sistema “GreenWall”, mediante 11.000 piccole cassette metalliche leggere, assemblate a gruppi di quattro, e che ne facilitano l’eventuale smontaggio e la successiva ricomposizione, la manutenzione e l’innaffiamento. La parete ha, infatti, un impianto d’irrigazione goccia a goccia che raggiunge ogni singola cassetta e che è alimentato da due cisterne interrate per le acque piovane da 800 metri cubi.

È presente una vasta selezione di essenze vegetali, tra cui spicca lo sfagno, un muschio proveniente dal Cile, una specie di spugna che assorbe e trattiene l’umidità e su cui mettono radici le altre piante. Le specie utilizzate sono state scelte in relazione alle condizioni climatiche del milanese e, pertanto, sono in generale piante robuste, coprenti e quasi infestanti, piante grasse e sempreverdi combinate sapientemente con quelle ornamentali in modo da fornire alla vista del visitatore del centro commerciale la splendida trasformazione cromatica stagionale del giardino verticale.

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Monica Tredici

Monica Tredici Architetto

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