Industria e bellezza: un binomio possibile

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Ammettiamolo: cosa c’è di meno attraente architettonicamente di un luogo di lavoro, specie se parliamo di industria? Siete mai andati in vacanza per ammirare fabbriche e uffici? Eppure le cose non sono sempre state così. In tempi non troppo remoti, se avessimo posto il quesito sul binomio industria/bellezza ad Adriano Olivetti, con le sue fabbriche circondate da giardini (per le quali si valse dell’opera di architetti e urbanisti qualiCosenza, Munari, Quaroni, Ridolfi, Rogers) e le sue macchine da scrivere disegnate da designer del calibro di Marcello Nizzoli e Ettore Sottsass, avrebbe con tutta probabilità risposto che era non solo possibile abbinare i due termini, ma che in realtà l’uno e l’altro sono complementari e inscindibili.

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L’ESPERIENZA DI ADRIANO OLIVETTI
Olivetti, del quale oggi molti rimpiangono competenza, idee e carisma, aveva perfettamente capito che in realtà la bellezza era un elemento funzionale imprescindibile all’industria per poter lavorare bene ed essere addirittura più produttivi. Se si studiano le biografie dei grandi uomini del nostro passato, si possono capire tante cose apparentemente contro–intuitive, come ad esempio il fatto che tanto più un uomo è attento alle cose belle e al tempo da dedicare alla vita, tanto più questi riesce immancabilmente ad essere produttivo e originale nel proprio lavoro.

ROBERT OWEN E LA FILANDA DI NEW LANARK
La pensava così anche Robert Owen, che a inizio Ottocento costruì in Scozia la splendida filanda di New Lanark (non per nulla oggi addirittura Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’UNESCO). Una cittadella più che una fabbrica, pertanto organizzata e costruita per gli esseri umani e non per le macchine con criteri di puro buon senso urbanistico e architettonico (oggi merce rarissima).

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Quasi come nella Kirghisia immaginata da Silvano Agosti, la cittadina industriale ospita al suo interno luoghi come la Casa dell’Intelligenza e la Casa dei Sentimenti; un microcosmo utopico divenuto concreta realtà dove persino la topografia è stata ideata in modo tale che fin da bambino l’essere umano potesse abituarsi a diventare un essere pensante completo e felice. Ovviamente, la sua esperienza non fu seguita da nessuno: “basta sciocchezze, noi dobbiamo pensare solo a essere più produttivi!”.

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LA BELLEZZA DEGLI UFFICI DELLA WIENER WERKSTÄTTE
Dopo Owen dobbiamo infatti arrivare alla Wiener Werkstätte, la cooperativa viennese fondata da Klimt, Schiele, Hoffman e altri geni dell’arte: lì, nel 1905, dei giornalisti in visita furono colpiti dalla bellezza degli uffici, dall’uso sapiente delle luci, dai colori che diversificavano le aree di lavoro rendendole insolitamente liete e piacevoli da vivere.

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L’ESPOSIZIONE DI CATELLANI & SMITH
Più di recente, la Catellani & Smith è stata tra le aziende protagoniste della Biennale di Architettura di Venezia 2012, all’interno dello spazio espositivo Architetture del Made in Italy, nucleo centrale del Padiglione Italia curato da Luca Zevi.

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Amante della provocazione, Oscarl Wilde amava dire che nulla era più necessario del superfluo. Ma qui sta il punto: siamo davvero certi che un ambiente di lavoro salubre e accogliente sia così superfluo? Se avete mai lavorato/studiato in luoghi dove il grigiore scialbo di uno scatolone di calcestruzzo mortificava le vostre giornate, sapete di cosa parlo, altrimenti buon per voi, gente fortunata.

A pensarci bene infatti, ancora oggi affidiamo gran parte della nostra felicità all’arte, cioè in definitiva alla ricerca continua del bello: al cinema, al museo, a teatro o al tal concerto, non ci andiamo in fondo per questo motivo? La ricerca di un luogo accogliente dove vivere e lavorare è uno dei fattori che ci spinge a cambiare lavoro, a cambiare casa, a cambiare città. Malgrado molti ci vogliano come uomini–macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore (cit.), noi continueremo a trovare un senso molto più profondo dello svago quando per esempio, specie con il caldo estivo, sceglieremo di recarci ancora una volta al belvedere della nostra città per goderci l’improduttivo paesaggio con il quale siamo cresciuti, e che in fondo, ci ha fatto crescere.





Alberto Grieco

Alberto Grieco Architetto

Frequentando una signora chiamata Storia, ha scoperto che l’architettura bio-eco-ecc. non ha inventato Nulla©, ed è per questo che perde ancora tempo sui libri. Architetto per vocazione; tira con l’arco, gira per boschi, suona e disegna per vivere. Lavora nel tempo libero per sopravvivere.