L’impronta idrica ed il calcolo del water footprint

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Il consumo di acqua è uno dei problemi che molto spesso vengono sottovalutati probabilmente anche a causa della scarsa percezione di quanta ne stiamo utilizzando. A questo proposito John Anthony Allan del King’s College di Londra introduce il concetto di acqua virtuale come il volume complessivo necessario per produrre un determinato bene, considerando tutto il ciclo produttivo che solitamente viene trascurato

quando si parla di consumo di acqua.

Infatti tutte le volte che consumiamo o utilizziamo un determinato bene, non ci rendiamo conto di tutto ciò che vi è dietro: uno degli esempi classici è la tazzina di caffè, che per produrla occorrono ben 140 litri di acqua, oppure un chilogrammo di carne di manzo che richiede addirittura 16.000 litri.

Il prof. Arjen Y. Hoekstra, ricercatore presso l’Università olandese di Twente, inventore dell’indicatore dell’Impronta Idrica e direttore scientifico del Water Footprint Network, definisce tale Impronta Idrica, o Water Footprint, come il volume totale di acqua, sia consumata che inquinata, da un determinato soggetto, da un’azienda o una comunità.

Nello specifico viene suddivisa in tre categorie.

– impronta blu: risorse idriche superficiali e sotterranee che vengono utilizzate o sono evaporate;
– impronta verde: acqua piovana conservata nel relativo suolo;
– impronta grigia: acqua occorrente per diluire quella inquinata e farla tornare a certi livelli qualitativi.

Un’indagine pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences stima il consumo idrico a 1.385 m³ a testa, che sale notevolmente in America (2.842 m³) mentre è molto inferiore in Cina (1.071 m³).

Invece per quanto riguarda l’errata percezione che abbiamo sullo spreco di acqua basti pensare che la nostra attenzione spesso si rivolge al risparmio domestico, che incide solo al 3,6 % del consumo totale, mentre al primo posto spicca l’agricoltura che impegna il 92% delle risorse idriche.

In ogni caso il consumo maggiore deriva dagli alimenti e, conseguentemente, le diete alimentari influenzano fortemente questo dato: infatti un’alimentazione a base vegetale piuttosto che di carne potrebbe portare a un certo risparmio, poiché è più semplice mangiare direttamente un prodotto della Terra piuttosto che trasformarlo in carne prima di assumerlo.

Un altro dato che emerge riguarda i movimenti di acqua, ovvero importazioni ed esportazioni di questa attraverso la produzione di merci: ne emerge che l’Europa, e in particolar modo l’Italia, pur avendone molta a disposizione, risulta essere tra quelli che la importano maggiormente, come il Nord Africa e il Medio Oriente, che invece hanno pochissima disponibilità.

(Si veda l’immagine: nella scala in rosso i maggiori importatori, sino ad arrivare al verde scuro che rappresenta invece i maggiori esportatori)

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Massimo Riberti

Massimo Riberti Architetto

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