Impianti di fitodeuprazione. Caratteristiche, sistemi e.. l’impianto più grande d’Italia!

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Il termine fitodepurazione (o bio–fitodepurazione utilizzato per enfatizzare la sua componente “naturale”) fa riferimento ai naturali processi autodepurativi delle aree umide (stagni, laghi e fasce riparie dei corsi d’acqua) che permettono di “digerire” la sostanza organica presente (erba, foglie e rami secchi o animaletti in decomposizione), mantenendo il sistema in equilibrio. Grazie a questo sistema si possono depurare naturalmente acque reflue domestiche, agricole e industriali.

LE CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE
Gli impianti di fitodepurazione presentano numerose caratteristiche tali da renderli ottime soluzioni a basso costo e ad elevato potere depurante:

  1. una ridotta e facile manutenzione che può essere eseguita da personale non specializzato
  2. la quasi assenza dell’uso di energia elettrica
  3. l’assenza di cattivi odori
  4. la possibilità di riutilizzare l’acqua depurata, trasparente, incolore e inodore per irrigare zone verdi oppure in uno stagno o come acqua non potabile all’interno della casa (sciacquoni WC, lavare la macchina, ecc.).

I SISTEMI DI FITODEPURAZIONE
C’è l’impianto a flusso sommerso – dove la pianta più utilizzata è la cosiddetta “cannuccia di palude” o Phragmites australis, ma in genere vengono usate piante del tipo “macrofite radicate” – che ha il filtro dell’aspetto di una zona coperta di vegetazione si presenta come un canneto; l’impianto a flusso superficiale (FWS– Free Water System) dove la superficie dell’acqua è esposta all’atmosfera ed il suolo è costantemente sommerso.
Ogni processo di depurazione, se necessario, potrà poi essere completato inserendo un ulteriore stadio di fitodepurazione a flusso libero oppure un laghetto in cui si andranno ad inserire tutte le tipologie di piante acquatiche preferendo ovviamente quelle autoctone.

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L’IMPIANTO DI FITODEPURAZIONE PIU’ GRANDE D’ITALIA
Sotto la spinta del Commissario per l’emergenza Ambientale, l’AQP (Acquedotto Pugliese), gestore del servizio idrico integrato nella Regione Puglia, ha realizzato a Melendugno (Lecce) il più grande impianto d’Italia di bio–fitodepurazione di acque reflue civili. Il progetto è stato insignito del “Premio nazionale Pianeta Acqua 2011” , sezione “civile” – promosso dal Forum Nazionale per il Risparmio e la Conservazione della Risorsa Idrica – il cui scopo è la valorizzazione delle buone pratiche nel risparmio e nella conservazione della risorsa acqua. Ma già nel 2008, durante la prima edizione del premio, l’Acquedotto Pugliese era risultato vincitore tra oltre 180 progetti in gara. L’impianto di bio–fitodepurazione è stato realizzato mediante un investimento di 2,2 milioni di Euro utilizzando fondi della Regione Puglia.

La fitodepurazione è un processo naturale di depurazione delle acque reflue che si genera nelle aree palustri, in grado di ridurre la concentrazione di inquinanti presenti nel refluo in ingresso.

Questo impianto rappresenta un’alternativa ai trattamenti finali della depurazione tradizionale con vantaggi per l’ambiente (minor impatto sul paesaggio, eliminazione di trattamenti di disinfezione e loro sottoprodotti) ed economici (risparmio d’energia elettrica, limitati costi di gestione). La cerimonia di festeggiamento intitolata “L’acqua che non ti aspetti” si è tenuta Giovedì 14 Luglio presso l’eco–parco del depuratore consortile di Melendugno, Calimera, Martignano. L’impianto di Melendugno – composto da sei vasche in successione e comunicanti che occupano una superficie di circa cinque ettari – si presenta come un enorme bacino palustre artificiale, un area verde in cui sono state messe a dimora piante acquatiche. Come qualsiasi altro impianto di fitodepurazione, quello di Melendugno presenta tutte le caratteristiche che lo rendono un’ottima soluzione a basso costo e ad elevato potere depurante.

Si stima che nel 2010 l’AQP abbia investito per la depurazione 6,6 milioni di Euro nella sola Provincia di Lecce: a testimonianza di una sensibilità crescente verso la risorsa primaria del nostro pianeta. L’amministrazione regionale inoltre ha promosso la stipula di una convenzione con Legambiente Puglia per assicurare le attività di controllo dell’impianto di bio–fitodepurazione, allo scopo monitorare, tutelare e analizzare le aree umide artificiali; inoltre, sempre Legambiente, avrà il ruolo di svolgere azioni rivolte alla didattica e all’educazione ambientale, oltre ad una campagna di comunicazione a livello locale e nazionale per rendere pubblici i risultati raggiunti.

In Italia la fitodepurazione – già usata dagli anni ’80 nei paesi del Nord Europa e in Inghilterra – era poco valutata fino agli anni ’90 quando su di essa si è cominciato a investire in ambito di sviluppo e ricerca. Se pure non ancora con le dovute conoscenze tecniche e pratiche, i successi ottenuti nei primi anni di sperimentazione in Italia, hanno spinto varie aziende operanti nel settore delle acque ad entrare nel mercato della fitodepurazione per ottenere prodotti ecosostenibili.

La fitodepurazione è stata inoltre oggetto di studio e ricerca in ambito universitario con investimenti in parte provenienti anche da aziende private, ed è oggi considerata una ottima tecnica alternativa ai tradizionali impianti a fanghi attivi e alla subirrigazione per le piccole e medie comunità. A livello normativo nazionale la fitodepurazione viene consigliata come tecnica per la depurazione delle acque reflue nel D.Lgs. 152/99 (aggiornato con il D.Lgs. 152/06) dove viene posta alla pari con le più tradizionali tecniche di depurazione delle acque reflue (per impianti a servizio di comunità medio – piccole).