Design di oggetti tecnologici ed ecologici: Plantbook il computer ad acqua

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Il design di un oggetto tecnologico, come un computer, va oltre l’estetica per cercare un equilibrio tra forma e funzione. Nell’ambito delle aziende informatiche, il design diviene non solo una questione di forma, bensì di sostanza, in quanto diffonde un’immagine che diviene il riflesso tangibile del modo di operare dell’azienda stessa. Il design, per questa ragione, ha rischiato e rischia tutt’oggi di accantonare il principio di funzionalità,

schiacciato dalle esigenze del mercato.

Probabilmente per questa ragione, per risolvere le necessità degli utenti e per rispondere alle moderne esigenze di sostenibilità, i ricercatori Beak e Kim hanno dato vita ad un’idea interessantissima che si concretizza nel prototipo Plantbook. Di cosa si tratta?

FOTOSINTESI NATURALE ED ARTIFICIALE
E’ un latptop a tutti gli effetti se non fosse che i due schermi, uno dei quali è la tastiera, sono due display avvolgibili intorno ad un fusto centrale. Fusto?
Sì, l’idea madre di questa ambiziosa invenzione è proprio quella di sfruttare e riprodurre artificialmente il complesso sistema della fotosintesi per ottenere energia pulita. La fotosintesi in natura avviene ad opera dei cloroplasti, piccole componenti di cellule vegetali, dove i fotoni, componenti della luce, sono in grado di innescare una reazione tra l’anidride carbonica e il vapore acqueo contenuti nell’atmosfera, ottenendo la sintesi del glucosio, importante fonte di energia. Il processo avviene a ciclo continuo e consente il consumo di anidride carbonica, noto inquinante. Riprodurre questo complesso sistema in laboratorio è una grande sfida per i moderni ricercatori ed è in questa ottica che nasce Plantbook, il primo computer che si ricarica “innaffiandolo”.

IL COMPUTER CHE SI CARICA CON ACQUA E SOLE
Una volta arrotolato il pc intorno al suo fusto, basterà porlo in una bottiglietta d’acqua, sotto il sole, e aspettare che si carichi, il tutto come fosse una naturalissima, banalissima e ornamentale canna di bambù. Questo è possibile grazie ad un fenomeno di elettrolisi che permette al pc di ricavare l’energia necessaria liberando al contempo ossigeno.

I vantaggi? Innanzitutto di tipo pratico: il nostro Plantbook sarà facilmente trasportabile, non sarà necessario porlo a riparo dai liquidi, per antonomasia nemici degli apparecchi tecnologici, e diventerà non più un oggetto che consuma energia ma addirittura che la produce.

Non sappiamo se e quando il Plantbook entrerà nelle nostre case, certo è che oggi più che mai si è alla ricerca del giusto compromesso tra standard qualitativi, pratici, estetici ed ecologici e i ricercatori Beak e Kim sono stati estremamente ambiziosi nel proporre questo prototipo nella speranza che possa costituire il futuro nel campo informatico.

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Elena Casolino

Elena Casolino Architetto

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