Come costruire un forno solare

Come costruire un forno solare

Grazie alla risorsa per eccellenza più pulita, accessibile e gratuita, il Sole, e pochi altri accessori (cartone, alluminio, copri–parabrezza…) è possibile cucinare in modo sano ed ecologico utilizzando un forno solare. Riuscendo a captare e concentrare i raggi solari questi forni fai da te facili da costruire possono purificare l’acqua e renderla potabile, cucinare cibi e sterilizzare strumenti. Sono ideali quindi in tutti i paesi caldi (Africa, Medio Oriente e Asia), nei campi nomadi e all’interno di parchi o riserve naturali. Se in alcune situazioni di emergenza è forse l’unico modo per cucinare in maniera economica (logica), nei paesi ricchi diventa una forma di rispetto della natura e delle risorse, di indipendenza e una giocosa esperienza.

Come cucinare con un forno solare.

Gli amanti della natura e delle escursioni, in campeggio o per picnic all’aperto, possono usare la tecnologia del forno solare senza preoccupazioni: nessuna bombola a gas o legna da bruciare; niente ceneri e fumi. Come si può racchiudere il sole in una scatola?

Dai kit prefabbricati in commercio al fai da te
Per chi ama il packaging e conserva gli imballaggi (dalla scatola della pizza agli scatoloni da trasloco), è possibile riutilizzarli dotando i balconi o le terrazze di cucine portatili solari.

Per tutti coloro che, invece, cimentandosi nel fai da te hanno scarsi risultati con conseguente abbassamento della propria autostima, sono in commercio diversi modelli e tipologie di forni solari (i più tecnologici hanno mirini per puntare sole e specchi riflettenti), a partire da prezzi davvero modici senza doverli costruire da sè.

I forni a scatola e a pannelli sono la tipologia più semplice ed economica; quelli parabolici o a piatto sono più costosi e di difficile realizzazione perché il buon funzionamento dipende da un’opportuna progettazione (più piccolo è il punto di fuoco, maggiore sarà l’efficienza).

Come costruire il forno a scatola
I modelli a scatola sfruttano l’effetto serra generato all’interno del contenitore. Le scatole possono essere di cartone o, per maggiore resistenza, in legno. Sono ricoperte da materiali riflettenti e chiuse da un pannello trasparente, in modo che l’aria calda intrappolata dentro surriscaldi l’interno.

Il forno a scatola più noto è il Kyoto Box, grazie al quale il norvegese Jon Bøhmer ha vinto nel 2009 il Climate Change Challenge e 75 mila dollari. Il progetto riprende e semplifica alcuni prototipi già condivisi in rete e auto–prodotti.

Il primo prototipo costa pochi dollari ma funziona solo con un irraggiamento molto potente: è ideale perciò per i paesi dell’Equatore. tratta di due scatole infilate l’una nell’altra; quella interna è dipinta di nero, quella esterna è rivestita di carta argentata.
Tra le due l’isolamento è garantito da carta di giornale, paglia o sughero. All’interno si posiziona l’acqua da bollire o il cibo da cuocere ed il forno esposto al sole raggiunge temperature così elevate da riscaldare anche il contenuto.

Invenzione semplice ed economica da realizzare con pochi mezzi e dappertutto, che permette di bollire 10 l di acqua in 2 ore. È stata, in seguito, commercializzata in versione più efficiente con scatola in propilene e coperchio in vetro acrilico.

Tale prototipo può effettivamente migliorare le condizioni di vita di persone svantaggiate, riducendo problemi gravi quali l’emissione di CO2, l’inalazione di fumi, incendi e la deforestazione.
Nei paesi africani è possibile, inoltre, disinfettare l’acqua salvando la vita di bambini che ingeriscono quella infetta.

Una distesa di forni solari

Miniguide e tutorial condivisi in rete
Esistono tantissime miniguide e tutorial per l’autoproduzione di forni solari su siti internet come SolarCooking: Minimum fatto con due scatole di cartone simile al Kyoto Box, il forno a camera d’aria con un pneumatico, un pannello di vetro e uno di legno, l’ombrello solare e quello realizzato con il parasole. Si passa dunque dal più semplice fatto conuna bottiglia di plastica al più complesso: il forno parabolico realizzato con il cartone corrugato e rivestito da fogli di alluminio.

Il gusto del sole
La cottura lenta al sole esalta il gusto dei cibi conservandone tutte le proprietà nutritive e organolettiche. L’uso di ingredienti naturali con ricette solari celebrano una dieta povera di grassi ma ricca di sorpresa, rendendola sempre un’esperienza culinaria unica e pedagogica.

Vantaggi e svantaggi
Utilizzando i forni più rudimentali i tempi di cottura sono maggiori, specie se non si vuole spostare la cucina ogni 20 minuti per seguire il sole; le temperature raggiunte e i tempi sono in funzione delle radiazioni solari e della tipologia del forno.

Le prestazioni chiaramente migliorano se si cucina nelle ore centrali della giornata e se i recipienti utilizzati sono neri. Poiché non c’è fiamma viva non è necessario nessun controllo o presenza durante la cottura, permettendo di fare, contemporaneamente, altre attività.

Elisa Stellacci

Elisa Stellacci Architetto

Di origine barese e studi ferraresi, si occupa di architettura e grafica a Berlino. Lavora in uno studio di paesaggio, adora le ombre, concertini indie-rock e illustrazioni per bimbi. Volubile e curiosa, si perde nei dettagli e divide non equamente il tempo tra lavoro, amici e passioni.