La città delle sculture di ghiaccio: il festival di Harbin

Harbin è una città della Cina nord orientale, capoluogo della provincia dello Heilongjiang, in Manciuria. Sorge in un territorio prevalentemente pianeggiante, sulle rive del fiume Songhua a circa 150 metri sul livello del mare. Il clima, decisamente monotono fatto di inverni lunghi e rigidi ed estati brevi e miti, ha permesso che la città ospitasse il Festival internazionale del ghiaccio, tra gennaio e febbraio. Harbin, perciò, è anche soprannominata la città del ghiaccio.

Il Festival internazionale delle sculture di ghiaccio

La prima edizione del festival internazionale delle sculture di ghiaccio di Harbin risale al 1963 e ha avuto solo un’interruzione di 10 anni durante la rivoluzione culturale sotto la dittatura di Mao Tse Tung.

Il festival, della durata di un mese e mezzo circa, ospita ogni anno circa 8000 artisti provenienti da tutto il mondo che, armati di scalpelli e seghe a battente, incidono giganteschi cubi di ghiaccio compatti, estratti dal vicino fiume Songhua. Il risultato della loro attività è la realizzazione di una città intera fatta di ghiaccio e trasparenze di acqua deionizzata.

Le aree espositive

Il festival delle sculture di ghiaccio della città di Harbin si articola in due aree espositive:

  • Sun Island (Isola del sole): area ricreativa con enormi sculture di neve, a nord del fiume Songhua e a ridosso dell’omonimo parco. All'interno dell’isola è presente anche lo zoo delle tigri siberiane.

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  • Ice Snow World (Mondo della neve e del ghiaccio): area piena di edifici di ghiaccio e giochi, da visitare soprattutto di notte. Per gli amanti dello sport è possibile pattinare, sciare, arrampicarsi e giocare a golf. I più pigri potranno ammirare i tanti spettacoli che avvengono ad ogni angolo dell’esposizione.

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La città delle sculture di ghiaccio durante la notte

La città di ghiaccio può essere vissuta a 360°, dentro e fuori gli edifici. Gli ambienti interni sono riscaldati e la temperatura si aggira intorno allo 0, a differenza dell’esterno dove si può arrivare anche a - 20°/- 30°. Si possono ammirare sculture gigantesche, entrare dentro un castello incantato, attraversare ponti e bere un caffè nei tanti bar nei due parchi. Ma la magia di quel luogo incantato avviene dopo le 16:30, quando cala la luce e prende vita uno spettacolo fatto di luci colorate e fuochi d’artificio: la città di ghiaccio si illumina grazie ad una moltitudine di lanterne di ghiaccio led e laser che colorano gli edifici.

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Le lanterne di ghiaccio per illuminare le sculture esposte al festival nascono proprio qui quando, in passato, i contadini locali le utilizzavano per illuminare l’esterno delle proprie abitazioni. Veniva versata dell’acqua in un secchio e fatta congelare per una notte intera. Il risultato era un cilindro ghiacciato ad eccezione della parte centrale. Successivamente dopo aver scaldato il secchio per facilitare l’uscita del ghiaccio, il blocco veniva forato nel punto centrale e l’acqua veniva fatta fuoriuscire per incastrare una candela. Il ghiaccio proteggeva la fiamma facendola rimanere accesa, anche in presenza di vento. La moderna tecnologia ha sostituito la classica candela con led e laser.

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Purtroppo anno dopo anno le temperature tendono ad essere sempre più alte. Così i turisti hanno difficoltà a camminare sulle stradine ghiacciate e gli edifici si sciolgono prima. Il periodo più bello per visitare la città di ghiaccio è gennaio, all'inizio del festival: le strade sono ghiacciate e le costruzioni appena realizzate. Ma per chi non è abituato al freddo siberiano, probabilmente, è consigliabile arrivare ad Harbin, a febbraio, quando le temperature solitamente si alzano. Le sculture, a conclusione del festival, iniziano a sciogliersi, ma il visitatore può godersi completamente quella loro caratteristica malinconica e crepuscolare.

Laura Bertelloni

Laura Bertelloni Architetto

Architetto e grafico, ama viaggiare, scrivere e cucinare. Alterna la sua attività al riciclo creativo. Già da piccola si divertiva a disegnare le case dei sogni per sua mamma, a pitturare il terrazzo dei nonni e a smontare la sua stanza, cambiando di continuo la disposizione dei mobili.