Le forme del cemento: sostenibilità

AAA

Quando si parla di materiali “poveri e docili”, la nostra mente si popola dei colori e degli odori dei materiali naturali, legno, mattone, terra cruda, bambù, lino, mentre è davvero arduo, a quasi duemila anni dalla sua invenzione, pensare al cemento come materiale della bioedilizia, comeinvece si sostiene nel libro “Le forme del cemento–sostenibilità”. E questo, nonostante nell’ultimo secolo tanti siano stati gli sforzi di architetti e costruttori di tutto il mondo di rendere più sostenibile l’intera filiera delle costruzioni di un materiale, il cui “ciclo di vita incide sulle emissioni mondiali di gas serra di origine antropica per una percentuale compresa tra il 5 e il 10 per cento”.

Scopri di più sulla sostenibilità del cemento

Se si aggiunge che, in Italia la quantità di rifiuti da demolizione prodotta è superiore a quella dei rifiuti solidi urbani, ed in Europa ogni anno ne vengono emessi 180 milioni di tonnellate, di cui solo il 28% è riciclato, il panorama sui dati di questo materiale è tutt’altro che incoraggiante, se pensiamo che, ancora e nonostante tutto, è il più impiegato in edilizia.

“Mi piacciono i materiali che per la loro povertà, per la loro sincerità popolare, possono sfidare la stupida presunzione dell’esibizionismo. Tra questi mi attrae particolarmente il cemento armato, simbolo del progresso costruttivo di tutto un secolo, rugoso, docile e forte come un elefante, monumentale come la pietra e povero come il mattone”. (C. R. Villanueva)

Benaccetti siano allora i tentativi di riportare alla luce, o semplicemente dare visibilità, ad un concetto di sostenibilità del cemento che, non potendo essere unicamente associato alla sostanza del materiale, può e deve coinvolgere, nell’era della globalità, ambiti più ampi, il sociale, l’ambiente e l’economia, ovvero i tre pilastri del rapporto Bruntland.

Il libro “Le forme del cemento – sostenibilità”, che conclude, dopo Leggerezza, Plasticità e Dinamicità, la collana Le forme del cemento promossa da AITEC, si inserisce a pieno titolo, e non solo per il gioco di parole, in questi sforzi tutt’altro che vani, anzi perfettamente riusciti, di dare al cemento la dignità che merita come materiale ecologico.

Sì, avete capito bene, ecologico.

Il testo propone, con una veste grafica accattivante ed originale – dove il colore della sostenibilità si lega al colore del cemento con immagini in scala di grigio virate sul verde – ricchi contributi sul lavoro di architetti che si sono distinti per un uso sostenibile del cemento.

Si parte con Manuel Fisac, tra i massimi esponenti dell’architettura spagnola del XX secolo, di cui l’autore esalta l’uso dell’espressività plastica del cemento, che lo porta a sperimentare la prima forma osteologica del concio cementizionella trave–osso del celeberrimo Centro de Estudios Hidrograficos.

È la volta del maestro brasiliano Joao Batista Vilanova Artigas e del suo progetto per la FAU–USP, di cui lo stesso architetto scriverà: ”Questo edificio riflette i sacri ideali di oggi, l’ho pensato come lo spazio della democrazia, come uno spazio decente, senza porte di ingresso perché mi piace immaginarlo come un tempio nel quale tutte le attività sono trasparenti”.

La grande piazza coperta, resa celebre da una storica fotografia del Sessantotto, assieme alla fluidità dei percorsi ed alle trasparenze, fanno di questa una delle prime architetture davvero a misura d’uomo, pur nell’uso monumentale ed evocativo del calcestruzzo esaltato dal ruolo unificatorio della grande copertura.

Si prosegue con Villanueva, il primo architetto sudamericano in cui sembra ormai matura una vera e propria “coscienza ecologica”: nella Città Universitaria di Caracas, la necessità di difendersi dal clima tropicale giustifica la scelta del verde come dispositivo di regolazione climatica che favorisce la ventilazione naturale, la creazione di zone d’ombra e l’illuminazione diffusa degli ambienti, contribuendo al benessere psico–fisico del visitatore.

Un progetto di inclusione sociale ed un programma di educazione alla produzione e alla coltivazione dei prodotti della terra destinato ai bambini di Caracas, carica di significato l’etica del progetto per l’asilo Timayui di Giancarlo Mazzanti, sul quale l’autrice si esprime come di seguito: “La necessità di un sistema estremamente flessibile che, nel rispetto del programma pedagogico, permettesse nel tempo usi diversi e una realizzazione per fasi successive, ha portato ad un’organizzazione per moduli, ripetibili e aggregabili”. E conclude: “Per le sue valenze formali, l’architettura diventa un segno ben riconoscibile sul territorio e riesce a creare quel senso di appartenenza che genera fiducia.”

Il contributo degli architetti iberici all’impiego sostenibile del cemento, prosegue con l’esperienza di Guillermo Vazquez Consuegra, che si distingue tra gli altri per la ricerca appassionata di soluzioni finalizzate a ricucire il rapporto tra la città e l’abitare, anche nelle limitatezze economiche tipiche dell’edilizia sociale e anche nelle contingenze delle nuove espansioni periferiche.

Uno dei contributi più originali del volume tocca il settore del design.

L’autrice lega le motivazioni del grande interesse dei designer contemporanei verso questo materiale al fatto che “laddove le materie plastiche richiedono tecniche di lavorazione non gestibili da manodopera non specializzata, il cemento si presta al contrario a interpretazioni tecnicamente più agevoli che aiutano la sperimentazione, anche individuale, in auto–produzione artigianale.

Si ripercorrono poi le fondamentali tappe che hanno visto l’impiego del cemento come materiale di arredo: da Le Corbusier, passando per Willy Guhl e Foster & Partners, per giungere alla tenda in cemento realizzabile in 12 ore di Brewin e Crawford e allo sgabello in tessuto–cemento di Florian Schmid.

Nel progetto paesaggistico Grand Lyon, il merito di Michel Desvigne consiste nell’aver saputo declinare l’utilizzo del materiale in funzione delle peculiarità del contesto: il percorso del Rodano lambisce paesaggi molto diversi tra loro, dagli agglomerati urbani fortemente caratterizzati ai tratti di florida naturalità ricchi di “estensioni boschive, coltive, piantate e boscate”, la duttilità del cemento lo rende capace di piegarsi alle suggestioni formali e funzionali più disparate: “L’integrazione profonda tra le matrici morfologiche, le disposizioni geometriche ed i trattamenti materici è raggiunta attivando un processo metamorfico dal naturale all’artificiale e viceversa, in cui per contaminazione multipla si realizza l’osmosi di superfici liquide, vegetali e lapidee.”

L’impiego diffuso del cemento armato prende avvio con la realizzazione dei manufatti prefabbricati.

Mario Avagnina traccia le fasi più importanti dell’evoluzione del calcestruzzo prefabbricato, dal fondamentale contributo di Pierluigi Nervi – per cui il ricorso alla prefabbricazione è suggerito da motivazioni economiche e costruttive “dirette ad ottenere intrinseca leggerezza, minimo impiego di materiali (legname) e massima rapidità esecutiva” – alla diffusione in fase diricostruzione postbellica, fino al boom degli anni Settanta ed alla battuta d’arresto degli anni Ottanta, probabilmente dovuta all’emergere delle ragioni della “questione ambientale”, mentre solo recentemente l’interesse per la prefabbricazione sembra essere stato riacceso dal ricorso a nuovi tipi di calcestruzzo.

Un nuovo materiale isolante è stato concepito nel progetto per il museo e centro visitatori del Parco Nazionale Svizzero a Zernez, dove l’architetto Valerio Olgiati sperimenta un materiale isolante a partire da nuovi componenti, denominati Liaver e Liapor, rispettivamente un granulato di vetro cellulare e un materiale di origine vulcanica estremamente poroso, in sostituzione delle tradizionali sabbia e ghiaia.

La grandezza di un’architettura si misura, si sa, nella sua capacità di resistere nel tempo, sfida che contiene in sé anche il significato più profondo del concetto di sostenibilità per il cemento.

La forma a bozzolo del Darwin Center, evoluzione del Natural History Museum di Londra, è il risultato di un modello matematico studiato dallo studio ARUP con l’ausilio di soluzioni tecnologiche innovative: il cemento “spruzzato” (spray–concrete) su armatura diffusa, stabilizza le condizioni climatiche e termo–igrometriche interne, costituendo una struttura a guscio unica in Europa per tecnologia e dimensioni.

Oltre che progetti, descritti accuratamente non solo nelle loro caratteristiche di sostenibilità ma anche nei loro attributi tecnico–architettonici, a costituire quasi un “atlante ragionato” delle più pregevoli sperimentazioni in cemento dell’ultimo secolo, il volume propone riflessioni sui trend attuali ed input verso nuovi orizzonti d’azione.

È il caso di Francesco Karrer, il quale afferma che se piani, programmi e progetti sono già valutati in base alle ricadute sull’ambiente – attraverso la VIA e la VAS – non si può dire che sia stato fatto lo stesso per il ciclo di produzione del cemento, l’organizzazione del cantiere, l’impiego ed il recupero dei materiali, il risparmio di energia e di altre risorse: “l’auspicato ‘decoupling’ tra produzione del reddito e prodotto interno lordo, macro indicatore del grado di sostenibilità raggiunto, ancora però non è soddisfacente”.

Ed aggiunge: “Personalmente sono portato ad affidarmi più ad un aumento di cultura e di sensibilità e di responsabilizzazione degli operatori tutti che non ad ulteriori procedure obbligatorie. E soprattutto alla domanda, quindi al mercato e alle procedure volontarie.”

Chiara Rizzi sottolinea l’importanza del “fattore 3R”, ridurre, riusare e riciclare: la riduzione della quantità di materie prime impattanti, nella formazione del conglomerato cementizio e la loro sostituzione con materiali di nuova generazione; il riuso delle aree industriali dismesse e di un vero e proprio “patrimonio edilizio in attesa”; il riciclo degli inerti ottenuti dai rifiuti dei processi di demolizione come materiali da introdurre in nuovi conglomerati cementizi.

Vivida è infine la suggestione del Vice Presidente di Lega Ambiente Edoardo Zanchini, che vede in Corviale e nei suoi 2000 alloggi, un’occasione unica ed imperdibile di rivitalizzazione in chiave sostenibile, domandandosi “è così assurdo realizzare qui, attraverso il più intelligente mix di tecnologie efficienti e di fonti rinnovabili, un edificio/astronave ad emissioni “zero” come si sta facendo nei quartieri di Friburgo?”

Sommario
1.L’arte di costruire
Miguel Fisac e l’espressività del calcestruzzo – Francisco Arques Soler
Premessa sul concetto di sostenibilita’ – Francesco Karrer

2.Cemento sostenibile
Editoriale, Sostenibilità – Carmen Andriani
Far cantare il punto d’appoggio, quattro lavori del 1961 di Joao Batista Vilanova Artigas – Federico Bilò
Da “diablo” a “dottor terremoto”, naturalezza nel costruire nell’opera di Villanueva – Vito Fortini
Paulina Villanueva – Intervista di Vito Fortini
Fiori dove imparare, asilo Timayui progetto di Giancarlo Mazzanti – Maria Giulia Zunino
Cemento e riciclo – Chiara Rizzi
Corviale sostenibile – Edoardo Zanchini

3.
Cemento sostenibile
Sostenibilità e fobia del contatto, progetto agenzia spaziale italiana Roma – Gianluca Peluffo
Cemento e sisma, Camillo Nuti – Intervista di Emilia Corradi
Costruzione e nuova normativa, Mario Avagnina – Intervista di Emilia Corradi
Il cemento sostenibile in due opere di Valerio Olgiati – Andrea Oldani
Housing sociale in Spagna, progetti di Guillermo Vazquez Consuegra – Domenico Potenza
Concrete emotions, the role of structure in the architecture of Kazuo Shinohara – Enric Massip–Bosch
Il design in concreto – Domitilla Dardi
Riuso dell’esistente, nuovo museo dell’automobile di TorinoCino Zucchi
Le Corbusier, il museo di arte occidentale di Tokio (1954–59) – Marzia Marandola
Paesaggi fluidi, ridisegno naturale–artificiale delle sponde lionesi – Guya Bertelli

4.Prefabbricazione
Cemento prefabbricato – Mario Avagnina
Prefabbricazione e sostenibilità, esempi di alloggi sociali nell’architettura moderna spagnola – Ruth Arribas Blanco

5.Cemento futuro
La relevante aportacion al desarrollo del hormigon, E.Torroja y el instituto tecnico de la construccion y del cemento – Pepa Cassinello
Darwin Center, cemento e sostenibilità – Michelangelo Vallicelli
Postfazione – Ripartire dal cemento, conversazione con Costanza Pera – Emilia Corradi

Scheda tecnica
Titolo: Le forme del cemento – Sostenibilità
Autore: Carmen Andriani (a cura)
Editore: Gangemi Editore
Pagine: 160
Data pubblicazione: gennaio 2013
ISBN: 978–88–492–2534–1

Estratti
“Mi piacciono i materiali che per la loro povertà, per la loro sincerità popolare, possono sfidare la stupida presunzione dell’esibizionismo. Tra questi mi attrae particolarmente il cemento armato, simbolo del progresso costruttivo di tutto un secolo, rugoso, docile e forte come un elefante, monumentale come la pietra e povero come il mattone”. (C. R. Villanueva)

La sostenibilità è una necessità prosaica, non una religione né tantomeno una scelta poetica.” Gianluca Peluffo (5+1AA)

AAA

Acquista il libro






Barbara Brunetti

Barbara Brunetti Architetto

Architetto e dottoranda in Restauro, viaggia tra la Puglia e la Romagna in bilico tra due passioni: la ricerca accademica e la libera professione. Nel tempo libero si dedica alla lettura, alla grafica 3d, e agli affetti più cari. Il suo sogno nel cassetto è costruire per sé una piccola casa green in cui vivere circondata dalla natura.