Antiche tecniche costruttive giapponesi ispirano Bioskin: l’involucro esterno che respira

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Tra i progetti premiati al World Architecture Festival 2012, tenutosi a Singapore dal 3 al 5 ottobre, ce n’è uno che mi ha colpito perché è una reale dimostrazione di ciò che ho sempre pensato sulle tecnologie avanzate ovvero che i sistemi costruttivi elementari possono, anzi dovrebbero, essere la principale fonte di ispirazione per quelli moderni. Al WAF, per la categoria “Production/Energy/Recycling”, è stato premiatolo studio giapponese Nikken Sekkei ed il loro il progetto per la Sony City Osaky a Tokyo: la particolarità di questo edificio sta nella scelta di utilizzare un innovativo involucro esterno, chiamato Bioskin, che consente alla struttura una sorta di traspirazione capace di far abbassare la temperatura all’interno degli ambienti.

UN EDIFICIO CHE SUDA

Che ci crediate o no, questo è un edificio che suda: l’ispirazione proviene da un’antica tecnica costruttiva giapponese che consisteva nel rivestire di canne di bambù le facciate esterne delle costruzioni più esposte al sole e di versare all’interno delle stesse dell’acqua che evaporando, avrebbe consentito l’abbassamento della temperatura anche all’interno della struttura. Se all’epoca a questo ingegnoso escamotage mancava un nome, nel 2012 tale sistema si chiama Bioskin e le canne di bambù si sono tramutate in sottili tubazioni in ceramica che convergono in un sistema di raccolta dell’acqua piovana: il principio però è sempre lo stesso. Bioskin consente di abbassare la temperatura di ben 2°C con conseguente riduzione di emissioni di CO2 dovuta ad un uso ridotto degli impianti di condizionamento.

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EFFICIENZA ENERGETICA A 360°

L’edificio è stato concepito con l’idea di essere il più possibile autosufficiente dal punto di vista energetico, a partire dalla forma: essa è stata studiata tenendo conto della direzione dei venti che spesso spirano sulla baia di Tokyo. Ecco il motivo per cui in tale direzione i lati sono più sottili e tendono ad allungarsi sui lati opposti. Lamelle fotovoltaiche invece sono presenti sulla facciata sud: il loro scopo, oltre a quello di produrre energia, è quello di schermare gli ambienti che affacciano su questo lato dell’edificio, notoriamente più esposto ai raggi solari. Spazi aperti e grande flessibilità caratterizza l’interno dell’edificio: gli impianti trovano posto all’interno delle facciate così come ascensori e scale, localizzati sul lato ovest della struttura per evitare l’esposizione diretta alla luce del sole.

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Sul sito del WAF esiste una sezione dedicata all’illustrazione dei progetti con un breve abstract descrittivo dell’opera: nella descrizione della Sony City Osaky c’è un punto in cui i progettisti spiegano di essere partiti “dall’idea paradossale di migliorare l’ambiente attraverso la presenza di grande architettura”: credo che l’obiettivo sia stato centrato.

Maria Leone

Maria Leone Architetto

Vive e lavora a Napoli, dove si interessa di progettazione e grafica, collaborando con siti del settore. Assieme a tre colleghe ha costituito un’associazione culturale per promuovere la cultura d’architettura. Sogna di imparare a cucinare, per la gioia del marito, figlia e cane!