Una scuola in terra cruda. Autocostruzione in Africa

Sono stati un po’ perplessi quando gli ho detto che l’avremmo costruito in terra, temevano che sarebbe stato poco durevole. Anche se si tratta di un edificio diverso da quelli ai quali sono abituati, la scuola è stata costruita grazie alla loro partecipazione. È loro sotto ogni punto di vista ed è subito diventata parte del villaggio.

Con queste parole l’architetto Diébédo Francis Kéré, nato in Burkina Faso, parla della scuola in terra cruda da lui realizzata a Gando, nel suo paese natale.

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E’ un progetto che si pone come primario obiettivo proprio la sensibilizzazione della comunità locale circa il valore dei materiali locali e della tradizione costruttiva che a loro appartiene. Per questo motivo sono state scelte, per la fase ideativa e per quella realizzativa, persone native del luogo a cui è stato possibile trasmettere i valori della cooperazione che hanno permesso, successivamente, di procedere alla costruzione di due scuole nei villaggi limitrofi a Gando con le stesse tecniche costruttive.

Oltre al tema dell’autocostruzione e del mettere in condizioni di provvedere agli spazi per la propria comunità persone per la maggior parte analfabete, questo edificio è un interessante esempio di sostenibilità e di controllo climatico.

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La forma dell’edificio e in materiali utilizzati consentono di fare diverse considerazioni in merito alla strategia climatica. Le tre aule destinate agli alunni sono posizionate in sequenza lineare e sono separate tra loro da spazi esterni coperti che possono essere utilizzati per il gioco o per lezioni all’aperto. La struttura è realizzata in muri portanti in blocchi di terra compressa; travi di cemento corrono per tutta la larghezza della soffitto per sostenere il peso della terra utilizzata anche in questo caso. Il confort climatico è garantito anche dalla copertura sovrastante, che ombreggia le facciate grazie all’aggetto del tetto in lamiera ondulata con capriate in acciaio, e alla distanza tra i due livelli di copertura con permette all’aria di circolare liberamente garantendo una ventilazione costante e quindi un minore innalzamento della temperatura interna soprattutto nelle ore più calde. L’inerzia termica del materiale utilizzato inoltre contribuisce a ridurre il calore interno.

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La sostenibilità del progetto è garantita anche dal fatto che i materiali utilizzati sono di provenienza locale e facilmente reperibili; questo, insieme alla possibilità di coinvolgere la comunità nella realizzazione del progetto ha permesso di mantenere un basso impatto economico sul costo dell’intero progetto. Questo fatto è molto importante per Kerè che, pur avendo studiato all’estero, è molto legato alla sua terra e, in diverse occasioni, ha manifestato l’intenzione di diffondere sempre più una cultura del lavoro di comunità anche in questo campo; e non solo come motivo di ulteriore legame interpersonale, ma come opportunità di lavoro per i giovani e come modalità per le famiglie di rimanere unite.

In Africa la gente è costretta a spostarsi molto. Le madri e i padri devono separarsi dai figli, per tante ragioni. Spesso sono costretti a imbarcarsi clandestinamente e ad andare altrove, poi se ne perdono le tracce. Le famiglie vengono distrutte. È una piaga in Africa. Farò un lavoro con la terra, un elemento naturale che appartiene a tutti e che unirà tutti.”

Ester Dedè

Ester Dedè Architetto

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