Sanaa: la tradizione dei mattoni in fango non si arrende alla guerra

La guerra è un mostro infernale capace di distruggere tutto: oggetti, persone e sentimenti rimangono schiacciati sotto il peso della violenza manovrata da spietati interessi economici. C'è qualcosa, però, che è capace di resistere anche a questo turbinio di cattiveria che, ormai, si sta abbattendo su ogni angolo del mondo. Stiamo parlando di una tradizione costruttiva che ha attraversato secoli di storia e proprio non vuole arrendersi alla follia dell'uomo contemporaneo. È quello che sta succedendo a Sanaa, nello Yemen, quotidianamente vessato dalla guerra civile, in cui le tradizionali case a torre costruite con i mattoni di fango sembrano proprio non voler abbandonare il paesaggio del Paese. 

LA RICOSTRUZIONE POST SISMA DI BAM IN IRAN

Sanaa, la città che non vuole morire

Sanaa è la capitale dello Yemen e, oggi, è la dimostrazione più evidente di quanto gli yemeniti e le loro città non intendano cedere al braccio della guerra abbandonando le loro tradizioni secolari.

La sua fondazione risale a circa 2.500 anni fa, facendole meritare il primo posto del podio su cui salgono le città più antiche del mondo ancora abitate. 

Sanaa si suddivide in due zone, al Jadid, di più recente costruzione, e al Qadeemah, centro storico della città e uno dei maggiori nuclei di diffusione dell'Islam nel settimo secolo. Con le sue 103 moschee e i 14 hammam di costruzione precedente all'undicesimo secolo, dal 1986 è patrimonio dell'Unesco e mostra con orgoglio il suo inconfondibile skyline. O, almeno, lo mostrava.

Oggi, infatti, a causa della guerra civile che si è abbattuta sul paese e dei bombardamenti aerei, di molti edifici storici non rimane che un cumulo di macerie, costituite da frammenti di mattoni di fango essiccati che, per secoli, hanno costituito l'identità edilizia di un'intera nazione. 

Di fronte a questo desolante scenario gli yemeniti hanno deciso che la loro città dovesse tornare quella di una volta. E si sono rimboccati le maniche.

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Le case in fango: la tradizione a cui non si vuole rinunciare

Nonostante il clima di forte tensione politica, economica e sociale in cui versa lo Yemen, gli abitanti di Sanaa hanno dimostrato e continuano a dimostrare grande tenacia, immensa pazienza e forte determinazione. Il loro motto è "Quello che la guerra distrugge, l'uomo ricostruisce"

Grazie all'impegno di chi si è fatto depositario e traghettatore di una tradizione millenaria, i cumuli di macerie che si innalzano come colline in mezzo alla pianura per le strade della capitale sono stati rimossi e le case-torri che tradizionalmente hanno definito il paesaggio della città sono state ricostruite

Le case-torri sono state realizzate in funzione delle necessità delle famiglie che le abitavano e si sono rivolte verso l'alto man mano che le generazioni si sono moltiplicate e il fabbisogno di alloggi è aumentato. 

La maggior parte di questi edifici risale al XVI secolo. I tradizionali mattoni in fango yemeniti venivano posizionati su basamenti in pietra e sovrapposti in filari che raggiungevano fino a 30 metri di altezza per nove piani di abitazioni. Le porte e le finestre erano decorate con motivi che dominano in tutto il paese e che, con il loro carattere tipicamente orientale e islamico, rappresentavano un tratto distintivo della città e dell'intero Yemen.

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La ricostruzione: gli yemeniti ripartono dal passato

Nonostante lo scenario apocalittico di fronte al quale gli yemeniti si trovano ogni giorno, un team di operai, supervisionato da Alì al-Sabahi, si sta impegnando a ricostruire gli edifici distrutti ricorrendo alla tecnica originaria con l'intenzione di far vivere ancora a lungo una tradizione millenaria e di trasmetterla ai posteri. 

La preparazione dei mattoni di fango segue il processo tradizionale, che consiste nell'amalgamare le materie di base (argilla, fango, paglia e sterco di animale) prima di far asciugare il composto al sole per diversi giorni. Il passaggio successivo consiste nell'imprimere la tradizionale forma quadrata, che si ottiene attraverso l'utilizzo di appositi stampi.

I mattoni così ottenuti vengono infornati e fatti cuocere ad alte temperature per un periodo di tempo piuttosto lungo. 

Terminata la cottura, gli elementi possono essere utilizzati in edilizia e andare a comporre le pareti delle tradizionali case-torri.

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I mattoni in fango e l'impegno sociale: un lavoro per chi ha perso tutto

In un contesto bellico come quello dello Yemen, offrire un'occupazione a chi, nella vita, ha perso praticamente tutto costituisce un impegno sociale di notevole importanza.

Sono molti, infatti, gli operai che hanno avuto la possibilità di sostenere la propria famiglia grazie all'opportunità offerta dal lavoro come operaio. Gli yemeniti che si impegnano nella ricostruzione, infatti, ricevono un salario mensile e non hanno necessità di acquisire qualifiche o certificati particolari. Tutto ciò che viene richiesto ai costruttori, la maggior parte dei quali è molto giovane, è di avere muscoli a sufficienza e di aver ereditato la conoscenza della tecnica da qualche antenato. 

La tradizione costruttiva dello Yemen, una bellezza senza fine

Pier Paolo Pasolini, in occasione delle riprese del documentario "Le mura di Sana'a", aveva definito la capitale yemenita "una Venezia selvaggia sulla polvere, senza San Marco e senza la Giudecca: una città-forma, una città la cui bellezza non risiede nei deperibili monumenti, ma nell'incomparabile disegno". Oggi, grazie all'impegno degli operai del fango, questo disegno resiste ancora e le case-torri continuano rinascere, come delle fenici, dalla polvere e dalla distruzione. 

Il color ocra ambrato delle mura, le decorazioni orientaleggianti, la tradizione che vive nel tempo e la forza di chi ha perso tutto ma trova il coraggio di rimettersi all'opera per lasciare qualcosa ai propri figli hanno un fascino unico, che pochi posti nel mondo riescono a trasmettere e che va ben oltre la semplice bellezza architettonica.

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Maria Laura Leo

Maria Laura Leo Architetto

Nata e cresciuta in Basilicata, interpreta l’architettura come arte al servizio dell’uomo, come sintesi di bellezza e praticità. Dopo la laurea si stabilisce a Matera, dove studia un’architettura rispettosa del luogo e delle tradizioni nell'affascinante contesto dei Sassi. Ama leggere, scrivere, viaggiare e fotografare i posti che visita.