Rigenerazione urbana: un nuovo approccio in uno slum di Buenos Aires

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La rigenerazione urbana negli slums è un tema affrontato molto spesso dal dibattito contemporaneo: un tema ostico perché si tratta di realtà in cui è solitamente complesso intervenire per ragioni molto diverse: spaziali, sociali, economiche. La sfida portata avanti dall’architetto Fernandez Castro nel suo progetto per la Villa 31 di Buenos Aires propone un approccio differente rispetto a quelli convenzionali.

GLI APPROCCI AL PROBLEMA DEGLI ABITATI INFORMALI
Generalmente le modalità per cercare di risolvere il problema degli abitati informali sono due: spostare gli occupanti delle baracche, demolire e ricostruire nuove strutture in grado di soddisfare i requisiti base di un’abitazione, oppure attuare quello che viene chiamato “slum upgrading”, ossia un lavoro più minuto sull’esistente e il miglioramento delle condizioni di vita attraverso la fornitura di alcuni servizi primari come l’allacciamento alle reti fognarie, idriche ed elettriche.

Entrambi questi approcci, a volte probabilmente l’unica strada attuabile, non risolvono la questione principale alla base dell’informalità: il fatto che una porzione della popolazione cittadina, non sente di appartenere al sistema urbano, si sente esclusa e perde quindi ogni tipo di senso civico, di relazione con ciò che avviene all’esterno dello slum. Questo impedisce ogni tipo di tentativo di superare questa condizione.

E la sfida è proprio nel modificare questo punto di vista!

LA NASCITA DELL’IDEA
L’idea nasce in Brasile nella metà degli anni ’90 del secolo scorso con il programma “Favela–Bairro” in cui si inizia a proporre di intervenire in contesti fortemente degradati a partire dal collettivo: non più progetti orientati alla realizzazione di nuove abitazioni ma interventi sullo spazio pubblico; non un lavoro sulla predisposizione di reti idriche, fognarie ed elettriche ma sulle strutture sociali, sulle scuole, sui centri sportivi e culturali. L’attivazione di meccanismi moltiplicatori, grazie anche ad incentivi statali e ai finanziamenti degli attori coinvolti, hanno offerto la possibilità di intervenire anche sulle abitazioni.

IL PROGETTO DI VILLA 31
Nel caso di Villa 31, uno storico slum di Buenos Aires, collocato in prossimità dell’elegante quartiere di Retiro, l’attenzione è stata concentrata su uno spazio attualmente utilizzato come area del mercato e di raccolta nei momenti di festa, su una zona, cioè, significativa per gli abitanti dello slum che la vivono come uno spazio nodale. Il progetto di riqualificarla e caricarla ulteriormente di significato, senza stravolgere gli ambiti di vita della popolazione, ha consentito al gruppo di progetto la possibilità di interagire in maniera positiva con i residenti. La progettazione per la gente e con la gente ha portato alla collocazione di una nuova scuola, quindi di un’istituzione cittadina, all’interno dell’area – fatto senza precedenti in questa zona – e alla progettazione di un edificio alla memoria di Padre Carlos Mujica, el padrecito, sacerdote martire assassinato nel 1974 e seppellito nella cappella di Cristo Lavoratore all’interno della Villa 31, già ora luogo di pellegrinaggio da tutta la città di Buenos Aires.

Come motore dell’intervento è proposto un edificio multifunzionale in grado di ospitare spazi commerciali e uffici, oltre a spazi per laboratori e per attività di quartiere. Tramite l’apporto economico di queste funzioni è possibile pianificare un intervento sulle abitazioni, suddiviso in tre livelli: il primo di consolidamento e miglioramento dell’esistente di cui il 70%, risultato dalle analisi statiche, sufficientemente solido, può essere conservato e integrato con i servizi di cui è carente, un secondo costituito dalla progettazione di unità abitative all’interno di un tessuto minuto che offre la possibilità, grazie alla sua struttura alveolare, di mantenere una rete di relazioni di vicinato fra gli abitanti e un terzo caratterizzato da edifici multipiano che affrontano il problema dell’abitazione ad una scala differente.

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Lo spazio aperto diventa il tema che unisce le diverse parti dell’intervento sottolineando ancora una volta il suo ruolo di luogo di relazione tra gli abitanti dello slum.

Il progetto, già approvato dalla municipalità, si scontra ora con il problema più diffuso quando si tratta delle aree informali, quello della proprietà dell’area che, in questo caso, non è statale ma nemmeno di un unico proprietario il che pone diverse questioni di gestione e di compensazioni economiche; gli aspetti innovativi di quest’approccio sono però certamente una forte spinta al cambiamento di mentalità, un cambiamento già dimostrato dall’amministrazione che ha dimostrato una volontà forte nell’attivarsi concretamente nella risoluzione di un problema sociale e di gestione urbana che coinvolge l’area di Villa 31 da più di 50 anni.










Ester Dedè

Ester Dedè Architetto

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