Rifugi sostenibili: proposte eco per l'accoglienza dei rifugiati

Non passa giorno senza che che le tv e i media non diano notizia di qualche sbarco o naufragio di migranti sulle coste mediterranee al punto che, quasi, non ci facciamo più caso. Al contrario, è sempre più grave e urgente il problema dell’accoglienza delle tante persone che arrivano disperate, sfinite e in cerca di un futuro migliore. Lampedusa, Lesbo e il caos di Calais sono luoghi di transito ma, allo stesso tempo, prigioni per i rifugiati. Per questo architetti e designer si sono impegnati a trovare una soluzione eco al problema dell'accoglienza pensando a rifugi sostenibili che talvolta sono molto più di semplici abitazioni temporanee.

IKEA E ONU PROGETTANO IL MODULO ABITATIVO PER RIFUGIATI

Il MOMA apre ai rifugiati

I grossi numeri delle migrazioni scuotono la politica e la società civile, cambiano il volto del nostro mondo e non possono lasciare indifferente neppure il mondo dell’architettura tanto che, il prossimo autunno, al MOMA di New York aprirà un’importante mostra dal titolo “Insecurities: Tracing Displacement and Shelter”, dedicata ai rifugi di prima accoglienza.

Sembra che quest’ultima sarà ben più di una semplice carrellata di soluzioni a questo problema; il museo diventerà luogo del dibattito sul tema, in cui si cercherà di dare una risposta a molte domande.

Quale ruolo deve avere l’architettura rispetto ai migranti? I designer e gli architetti hanno un obbligo morale nei loro confronti? Si tratta di una pura questione tecnica, fatta di elementi modulari e soluzioni resilienti oppure la vera sfida è progettare la sicurezza e la stabilità di un riparo provvisorio? E gli alloggi sono da considerarsi realmente temporanei?

Molte voci si sono già espresse in proposito.

Kilian Kleinschmidt, esperto in aiuti umanitari, sostiene che i campi profughi siano destinati a diventare realtà molto più stabili mentre Richard Van Der Laken, fondatore dell’organizzazione olandese What Design Can Do, ha lanciato la Refugee Challenge per una risposta più rapida ma meno duratura alle emergenze. Al contrario, il designer Ruben Pater afferma che il design non può risolvere qualsiasi problema e le crisi umanitarie non sono solo un problema di design.

Le Nazioni Unite fanno sapere che nel mondo vi sono quasi settanta milioni di persone nella condizione di rifugiati o richiedenti asilo, alle quali occorre trovare con urgenza una sistemazione dignitosa a causa del loro crescente aumento.

Architetti e designer hanno preparato alcune proposte.

Hex House

Si tratta di una sistemazione adatta non solo per l’emergenza ma anche per il lungo periodo. Ha una forma esagonale, modulare, per venire incontro alle esigenze di famiglie che crescono e cambiano abitudini. La struttura è composta da tubi in acciaio galvanizzato e pannelli isolanti strutturali di metallo per le pareti, il pavimento e il tetto (SIP); si uniscono con semplici giunti maschio-femmina formando un rigido guscio. Le singole unità si possono aggregare per migliorare le prestazioni termiche e aumentare la superficie interna.

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La Matriz

La Matriz è costituita da una struttura reticolare e autoportante ricoperta da fogli isolanti e riflettenti, tutti in alluminio. È un alloggio pensato per il clima e la geografia delle regioni andine peruviane, interessate da frequenti terremoti e inondazioni provocate dalle piogge torrenziali. I fogli di copertura sono composti da uno strato interno di schiuma isolante che evita dispersioni di calore, mentre lo strato esterno di alluminio riflette i raggi solari.

Per ottimizzare la climatizzazione del modulo, è possibile sollevare alcuni pannelli di copertura creando delle piccole aperture.

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Living Shelter

Ispirato alle abitazioni tipiche del sud-est asiatico (kampung), questo riparo sollevato da terra è dotato di aperture che favoriscono la ventilazione naturale, è facilmente trasportabile e assemblabile in poche ore senza la necessità di ricorrere ad alcun attrezzo da lavoro.

Si può costruire anche su terreni non pianeggianti ma, la sua peculiarità, è sicuramente la possibilità di riutilizzo. Ogni elemento e materiale, infatti, sono stati studiati per poter essere riciclati o riutilizzati per altri scopi, ma anche servire da base per trasformare lo shelter in un’abitazione più duratura.

Questo progetto è stato selezionato per la Biennale di Venezia 2016 da Alejandro Aravena, architetto cileno e direttore del settore architettura della prestigiosa rassegna.

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Better Shelter

Ikea e Agenzia dell’Onu per i rifugiati hanno sviluppato insieme questo progetto di alloggi prefabbricati, pensati per l’isola greca di Lesbo. Possono ospitare cinque persone in uno spazio più comodo e meglio isolato termicamente rispetto alle normali tende d’emergenza.

Le strutture sono costituite da pannelli in laminato ultraleggero con isolante interno e un involucro esterno bianco e lucido, per riflettere la radiazione solare e impedire un eccessivo surriscaldamento degli spazi interni. Hanno una durata di circa tre anni, un dato positivo se consideriamo la minore durata, circa sei mesi, dei rifugi tradizionali. Un piccolo impianto fotovoltaico fornisce energia per l’illuminazione e la ricarica di pc e cellulari.

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Elena Bozzola

Elena Bozzola Architetto

Si è laureata quando la parola “sostenibile” la pronunciavano in pochi e lei si ostinava a spedire email sulla tutela ambientale a tutti i suoi amici. L’incontro con Architettura Ecosostenibile è stato un colpo di fulmine. Ama la fatica delle salite in montagna e una buona birra ghiacciata dopo la discesa.