Il residence Wilkinson, un’abitazione che vive di natura e musica

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Natura, sensibilità, ricerca dello spirituale: sono alcuni degli elementi che caratterizzano il residence Wilkinson, un’incredibile esempio di architettura organica progettato e realizzato da Robert Harvey Oshatz sulle colline di Portland, in Oregon. Il committente, appassionato musicista, voleva un’abitazione che si integrasse con il meraviglioso paesaggio circostante ma che realizzasse, che rendesse materia, ciò che per lui era l’armonia dei flussi musicali. E questo si esprime attraverso l’uso di cerchi, onde, cilindri, linee curve e sinuose che sfruttano la pendenza del terreno, parte integrante del progetto. Il punto di partenza, infatti, è la ricerca di armonia tra l’insediamento umano e il mondo naturale: il ripido pendio su cui si affacciano gli ambienti di vita diventa anche elemento di accesso, percorso, cammino esperienziale nella natura e nell’architettura.

Il livello superiore, organizzato su una sorta di ponte a sbalzo tra gli alberi ad un’altezza di 25 metri, ospita la zona giorno dando la possibilità agli abitanti di vivere la vegetazione nei suoi colori e nei suoi suoni; al di sotto, incassati nella struttura, sono disposti, invece, gli ambienti privati che godono quindi di un senso di maggiore protezione.

LA LUCE MODELLA GLI SPAZI

La luce diventa elemento fondamentale in tutta la composizione: il modo in cui si insinua nelle pieghe e nelle curve dell’edificio, la modellazione degli spazi che varia in funzione dell’ora del giorno e la differenza di intensità che aumenta mano a mano che si sale, sono elementi caratteristici di questo progetto. La grande quantità di luce che entra negli ambienti offre due diversi usi degli spazi: da una parte la possibilità di sfruttare la radiazione solare per riscaldare – e non solo in senso lato – gli ambiti di vita, dall’altro l’opportunità di sfruttare l’ombra della vegetazione e la sua frescura nei momenti in cui i diaframmi in vetro causerebbero un eccessivo accumulo di calore interno.

LA FILOSOFIA ALLA BASE DEL PROGETTO

La filosofia progettuale di Oshatz si basa sulla divisione del programma in componenti funzionali e altre che ama definire spirituali; in questo caso, in particolare, la ricerca di quelli che chiama bisogni emotivi, è stata resa più profonda a causa del contesto e delle scelte costruttive. Le travi in legno curvo, ad esempio, sono state prodotte artigianalmente e studiate in funzione delle caratteristiche acustiche del materiale e dell’ambiente circostante con lo scopo di creare una reale atmosfera musicale.

L’ALCOVA

In questa composizione organica così articolata uno degli elementi centrali è rappresentato dall’alcova: si tratta di un locale per la meditazione collegato al soggiorno ma che mantiene una sua autonomia e la possibilità di accesso separato al terrazzo. La sua forma circolare la configura come un ambito protetto, raccolto, dove fermarsi ad ascoltare la natura; diventa, in questo senso, il vero cuore, spaziale ma soprattutto simbolico, dell’intera abitazione e del suo rapporto con l’ambiente interno ed esterno, della volontà degli abitanti di ricercare l’armonia con tutto ciò che li circonda.

Ester Dedè

Ester Dedè Architetto

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