Mondiali di calcio 2014: il primo stadio ad energia zero

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L’evento sportivo e mediatico più seguito del pianeta, ovvero la Coppa del Mondo di calcio, verrà ospitato nel 2014 dal Brasile. Si tratta di una grande occasione per il definitivo salto di qualità di questo paese, che da anni sta affrontando un percorso di sviluppo economico e sociale, anche se spesso a discapito dell’ambiente. L’organizzazione dei Campionati Mondiali di calcio porta con sé un grande giro d’affari; inoltre ogni edizioneè accompagnata dalla costruzione di nuovi stadi, sempre più avveniristici e dalle tecnologie innovative.

UN PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE DELL’ESISTENTE
Abbandonando l’idea di costruire ex–novo uno stadio per l’occasione, si è deciso di ristrutturare l’Estadio Nacional di Brasilia: storicamente conosciuto come “Stadio Mané Garrincha”, venne costruito nel 1974 e poteva contenere fino a 43.000 spettatori, ma grazie alla sua profonda ristrutturazione la capienza arriverà a 70.000, diventando la seconda arena in ordine di capienza della Coppa del Mondo.
La peculiarità del progetto non risiede però nell’ampliamento, bensì nel rendere l’arena il primo stadio “a energia zero” al mondo, ottenendo la certificazione LEED Platinum.

ATTENZIONE VERSO LE TEMATICHE ECOLOGICHE
Per arrivare a questo prestigioso riconoscimento, il progetto dello studio Castro Mello Architects, gruppo di progettazione specializzato in edifici sportivi e arene, adotta diverse soluzioni innovative.
Innanzitutto è previsto il rivestimento della copertura con pannelli fotovoltaici che provvederanno al sostentamento energetico dell’intero stadio (da qui il nome di “stadio a energia zero”), mentre l’energia elettrica prodotta in eccesso verrà immessa nella rete nazionale e venduta, ottenendo un rientro dell’investimento quantificato in 12 anni.

La copertura avrà anche un’altra caratteristica: una membrana fotocataliticacatturerà l’inquinamento atmosferico, assorbendo anidride carbonica e altre sostanze chimiche dannose; il tetto dello stadio fungerà, altresì, da dispositivo passivo per l’ombreggiamento e la protezione dal forte sole di Brasilia nelle ore più calde.
L’acqua piovana, abbondante nella stagione umida ma assai scarsa durante l’inverno, verrà recuperata tramite un sistema di raccolta e riciclo, per l’irrigazione del campo e dell’area circostante.
Infine, un’innovazione singolare relativa all’accessibilità che strizza l’occhio all’ecologia: sono previsti infatti 3.500 posteggi per biciclette, di cui 1.000 vip direttamente dentro allo stadio, per favorire la mobilità slow in occasione delle partite e degli altri eventi che l’arena ospiterà.

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FUNZIONALITA AL SERVIZIO DEI FRUITORI
Dal punto di vista funzionale, il progetto prevede l’eliminazione della pista d’atletica, che impedisce attualmente una buona visuale agli spettatori, e il conseguente rifacimento di tutto l’anello inferiore degli spalti (riutilizzando i materiali ottenuti dalla demolizione del vecchio), mentre verrà mantenuta la struttura dell’anello superiore; in generale tutto lo stadio avrà standard di comfort e sicurezza molto elevati, in un Paese in cui la maggioranza delle arene calcistiche è in condizioni assai precarie da questi punti di vista, elemento che sta alla base della scelta dei ceti più abbienti di stare alla larga dagli eventi sportivi relegando gli stadi a “ghetti” delle fasce povere della popolazione, in cui molto spesso si registrano episodi di violenza.

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UN’OCCASIONE DA NON PERDERE
Caratteristiche di sostenibilità, dunque, sia dal punto di vista ambientale che da quello sociale. Ma riguardo al lato economico?
Le innovazioni costeranno, e molto: alla fine della costruzione lo stadio costerà più di 400 milioni di dollari. C’è da augurarsi che, visto il costo elevato, non rimanga una “cattedrale nel deserto” alla fine della manifestazione, come purtroppo avviene spesso (eclatante il caso dell’Italia dopo i Mondiali del ’90): i presupposti perché ciò non accada sembrano esserci, visto che lo stadio ospiterà anche alcuni match del torneo olimpico di calcio in occasione dei Giochi di Rio del 2016, e quantomeno produrrà energia pulita per i prossimi 25 anni.







Matteo Gabbi

Matteo Gabbi Architetto

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