Costruire nel paesaggio. Le diverse risposte degli architetti

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Da sempre l’umanità ha costruito tipi di rifugio adatti a paesaggi diversi. I due gesti fondamentali dell’abitare, l’appropriazione dello spazio – il recinto – e la sua protezione – la copertura –, sono le forme elementari più antiche del costruire, presenti nella mente dell’uomo costruttore ancor prima della codificazione del “tipo edilizio” della casa. Qui di seguito, gli esempi di alcuni architetti di case concepite e costruite in rapportocon il paesaggio, non sono altro che la rielaborazione moderna del concetto archetipico di rifugio.

Il progetto: Hounting Lodge, il rifugio nascosto sotto la collina

L’atto del costruire nel paesaggio si è sempre declinato in modi diversi: a seconda che il paesaggio fosse “ostile” alla vita umana, o perfettamente compatibile, i nostri antenati costruivano per “difendersi” da esso, o in “accordo” con esso. La nozione del costruire sostenibile nel paesaggio, oggi, è assimilabile al significato inconscio di sostenibilità del costruire dei nostri antenati. Per loro, edificare a partire dai materiali locali e dalle tecniche costruttive del posto, voleva dire assicurare alle loro costruzioni una continuità naturale con il paesaggio.

Così, nel corso del tempo, molti degli antichi edifici sono diventati “rovine romantiche”, e sono ritornate gradualmente alla terra che le ha generate, in un ciclo di vita che oggi definiremmo consapevolmente sostenibile, ma che un tempo lo era del tutto inconsapevolmente.

Progettare un’abitazione in contesti naturali potrebbe apparire un’operazione libera da regole ed obblighi, un esercizio di stile alla stregua di quanto si fa in una location urbana o suburbana. Raramente l’etica professionale ci consente di costruire senza alcun legame con l’intorno e senza prendere in considerazione le tradizioni costruttive locali. Questo è ancor più vero nei contesti rurali in cui è proprio l’interpretazione delle caratteristiche formali, architettoniche e costruttive dell’intorno a definire la misura del successo dell’integrazione della casa nel paesaggio.

Ecco alcuni esempi di come gli architetti hanno risposto alle sfide poste dall’edificare in paesaggi ospitali oppure climaticamente difficili.

Villa Vals, Switzerland (2008), Christian Muller Architects and SeArch
Grazie alla particolarità del sito, prossimo alle famose Terme di Vals di Peter Zumthor, gli architetti hanno scelto di “nascondere” la casa nel fianco di una collina, lasciando incontaminata la natura circostante.

Foto | © Iwan Baan

L’archetipo della casa–rifugio è leggibile nell’intervento di scavo, un’operazione di sottrazione di massa dalla collina, piuttosto che nell’imposizione di un oggetto su questa. La forma della struttura è chiaramente in contrasto con l’architettura alpina tradizionale, ma si connette con la tradizione costruttiva locale attraverso l’uso dei materiali autoctoni nella sua facciata a vista.

Foto | © Iwan Baan

Pond House, Maine (2010), Elliot + Elliot Architecture
Questa casa è composta da tre cottage situati su una striscia costiera boscosa del Maine. I due cottage che costeggiano il lago sono destinati alle stanze da letto, mentre gli spazi a giorno si trovano nel volume che si innalza su palafitte.

La scomposizione della casa in volumi semplici con tetti spioventi e muri rivestiti in scandole, le conferisce l’aspetto di un edificio costiero. Nelle parole degli architetti “l’eredità naturale, culturale e architettonica, ci ha fornito il punto di partenza e l’ispirazione. (…) Ispirate dalle baracche dei pescatori locali e dagli edifici costieri che punteggiano le banchine del Maine, questo cottage estivo reinventato intreccia le grandi aperture vetrate con il rivestimento in scandole tipico dei cottage del New England.”

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Outpost, Idaho (2007),Olson Kundig
Questa residenza–studio d’artista è collocata in un paesaggio arido e deserto. A distanza ha l’aspetto di un insediamento fortificato immerso in un paesaggio selvaggio ed inospitale, un monastero isolato o addirittura una petroliera nel mare.

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L’involucro della casa è metaforicamente un guscio protettivo, con un esterno rigido, nelle forme, nelle geometrie e nei volumi, per resistere al clima difficile e un interno morbido e avvolgente, nelle luci e nei materiali, in cui sentirsi al sicuro.

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Methow Cabin, Winthrop, Washington, Eggleston Farkas Architects
Questo rifugio di montagna rivestito con tavole in legno di cedro, a prima vista potrebbe sembrare un granaio agricolo.

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Il tetto spiovente a falda unica è elemento formale e funzionale, nelle parole degli architetti “si fa eco della pendenza delle colline, e consente alla neve di scivolare via facilmente”.

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Parte della bellezza di questo edificio risiede nella sua forma semplice e compatta, priva di dettagli superflui ad eccezione dei tronchi di legno integrati alla base dell’edificio a costituire parte della sua texture.





Barbara Brunetti

Barbara Brunetti Architetto

Architetto e dottoranda in Restauro, viaggia tra la Puglia e la Romagna in bilico tra due passioni: la ricerca accademica e la libera professione. Nel tempo libero si dedica alla lettura, alla grafica 3d, e agli affetti più cari. Il suo sogno nel cassetto è costruire per sé una piccola casa green in cui vivere circondata dalla natura.