Bullitt Center di Seattle. L’edificio zero acqua punta al Living Building Challenge

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Seattle. Il 22 Aprile 2011, in occasione dell’Earth Day, nasce il Bullitt Center, l’edificio commerciale zero Energy e zero acqua più “green” del mondo. Un cantiere diretto sin da principio verso la massima efficienza energetica, che punta dritto ai severi standard del Living Building Challenge, creato dal Dipartimento per la Pianificazione e lo Sviluppo di Seattle e comprendente sette aree di prestazioni (Sito, Acqua, Energia, Salute, Materiali, Equità, Bellezza) che impongono agli edifici l’autosufficienza energetica ed idrica per almeno un anno dall’inaugurazione, nonché l’utilizzo di materiali certificati per gli interni e gli esterni.

The Cube: un landmark che è anche un low–carbon building

IL PROGETTO

Sin dall’apertura del cantiere edile, con l’installazione del tetto fotovoltaico, è stata coperta una parte dei costi di costruzione, in linea con l’obiettivo principale del Bullitt Center: cambiare il modo in cui gli edifici sono progettati, costruiti e gestiti al fine di migliorarne le prestazioni ambientali lungo tutto il ciclo di vita e promuovere un’ampia diffusione dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e della bioedilizia in generale.

La struttura di sei piani e 47mila mq è opera del team di The Miller Hull Partnership e sorge all’incrocio tra Capitol Hill e il Central District di Seattle, Washington.
Al suo interno, l’edificio zero acqua accoglie parte dei laboratori della University of Washington’s Integrated Design Lab, il Cascadia Center for Sustainable Design and Construction e la Bullitt Foundation.

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Per raggiungere l’ambizioso obiettivo di edificio per uffici più “green” del mondo, la sostenibilità e l’efficienza dell’edificio sono state messe in atto già con la scelta del sito di progetto, non solo adeguatamente infrastrutturato, ma capace di garantire una concreta pianificazione di percorsi ciclabili e pedonali.Visibile e accessibile, al fine di garantire lo sviluppo commerciale di un quartiere residenziale, posizionato strategicamente lungo Madison Street, il Bullitt Center sorge nei pressi del McGilvra Place Park e dei suoi alberi secolari.

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Ciò ha portato al confronto tra il City of Seattle Department of Parks and Recreation, la Seattle Parks Foundation e i residenti su come creare un vivace spazio pubblico adiacente al centro e migliorare, così, l’attraversamento pedonale di Madison Street per servire residenze, scuole, chiese e tutte le altre piccole attività commerciali.

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La Seattle Parks Foundation ha accettato di fare da sponsor, finanziando il progetto del gruppo consultivo locale composto da residenti e altri attori locali.
Ciò ha portato all’idea di rinverdire i marciapiedi circostanti, riducendo il quantitativo di sostanze tossiche ed inquinanti che si depositano su cemento e asfalto, e alla realizzazione di spazi aperti di facile accesso e transitabilità, a piedi o in bicicletta, con un parcheggio all’interno dell’edificio, che lo rende un ideale spazio collaborativo in un punto dinamico della città.

Ciò ha portato al confronto tra il City of Seattle Department of Parks and Recreation, la Seattle Parks Foundation e i residenti su come creare un vivace spazio pubblico adiacente al centro e migliorare, così, l’attraversamento pedonale di Madison Street per servire residenze, scuole, chiese e tutte le altre piccole attività commerciali.

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NET ZERO WATER

L’associazione americana International Living Future Institute, fonda il “Living Building Challenge (LBC)” e pone la conservazione e il riuso delle risorse idriche come una priorità da considerare fin dalle prime fasi di progettazione di un edificio, proprio ciò che il Bullitt Center si propone di fare.

Un’enorme cisterna di 56.000 litri, rivestita di calcestruzzo, raccoglie l’acqua piovana nel seminterrato del centro, coprendo la fornitura idrica dei tre mesi estivi, chiaramente più aridi. Trattasi di un esempio mirabile e controcorrente, poiché, come spiega Denis Hayes, presidente di Bullitt Foundation “gli aspetti normativi sono straordinariamente complessi nello Stato di Washington e le strutture commerciali come questa non sono autorizzate a utilizzare l’acqua piovana per uso potabile”.

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Al progetto è stato, però, concesso un permesso normativo per la fornitura di acqua potabile sul posto. Il sistema rifornisce tutte le apparecchiature non potabili, compresi i servizi igienici, i rubinetti e i sistemi di irrigazione, ma è stato progettato e costruito anche per soddisfare tutte le esigenze di acqua potabile. L’acqua piovana, raccolta e convogliata attraverso il tetto giardino, passa attraverso un sottilissimo ultra filtro per i virus ed un sistema di disinfezione a raggi ultravioletti, che ne rimuovono le impurità.

L’edificio recupera anche le acque grigie dei lavandini e delle docce del fabbricato: l’acqua depurata viene in parte pompata fino alla terrazza di fitodepurazione al terzo piano, dove viene smaltita attraverso l’evapotraspirazione dalle piante della zona umida, e in parte convogliata all’interno della vicina falda acquifera naturale esistente.

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NET ZERO ENERGY

Per soddisfare i severissimi standard del Living Building Challenge, il Bullitt Center escogita una strategia di autosufficienza energetica, col 100% dell’energia elettrica prodotta grazie all’impianto fotovoltaico che riveste tutto il tetto. Il consumo totale di energia, pari a 230.000 kWH/anno, corrisponde esattamente all’energia prodotta dai 575 pannelli fotovoltaici posti in copertura e collocati in modo da ottimizzare la combinazione tra esposizione e caratteristiche climatiche della città.

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A innalzare le prestazioni energetiche dell’edificio contribuiscono anche schermi solari e aperture automatiche ad alte prestazioni, che consentono il raffrescamento estivo, favoriscono il mantenimento del calore in inverno e garantiscono la ventilazione naturale.
Questo isolamento termico ottimale abbatte i costi per il riscaldamento della struttura, in cui un sistema radiante a pavimento facilita il mantenimento della giusta temperatura interna, riscaldando gli ambienti senza dispersioni.

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BUILDING LIFE CYCLE

Progettato con un’aspettativa di vita di 250 anni per le strutture e di 50 anni per l’involucro, il Bullitt Center si fa portavoce anche di sostenibilità economica.
La struttura è quasi completamente in legno certificato di provenienza regionale, combinato in travi lamellari, colonne e solai, mentre il calcestruzzo è utilizzato solo nelle fondazioni e l’acciaio solo come rinforzo del calcestruzzo e per collegare i telai in legno.

L’involucro, costituito da una facciata continua a triplo vetro ad alte prestazioni e da pareti a tenuta d’aria, ha voluto incentivare le attività locali dedicate all’edilizia: tutti i materiali dell’edificio sono stati reperiti in un raggio di massimo 600 miglia.
Molti di essi, sono materiali di riciclo di lavori precedenti; anche gli stessi materiali del parco sono stati riutilizzati: il calcestruzzo dei marciapiedi è stato segato in masselli di grandi dimensioni e ripristinato per i nuovi percorsi.

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BENESSERE DEGLI UTENTI

Gli interni sono pensati per garantire un ambiente salubre e confortevole per ogni lavoratore, con un giusto apporto di luce naturale e la possibilità di recarsi all’aria aperta in ogni momento. Questo al fine di incentivare la produttività e fare del benessere dell’utenza il fulcro del progetto.

L’82% degli ambienti dell’edificio è illuminato naturalmente durante il giorno
; la scala collocata all’interno dell’edificio mira a incoraggiare la circolazione verticale e ridurre l’utilizzo degli ascensori; un sistema di sensori monitora livelli di luce, di CO2 e della temperatura. Ultima ma non meno importante, la scelta dei materiali, tutti certificati FSC (Forest Stewardship Council) e privi di qualunque sostanza riconosciuta tossica, nociva o potenzialmente pericolosa.
Pare, dunque, che l’obiettivo ambizioso del Bullitt Center sia stato raggiunto e che si sia rivelato effettivamente “un coraggioso tentativo di fare tutto giusto”.

Marina Block

Marina Block Laureanda in Architettura

Amante dei gatti, zen e folle; un haiku nato a Napoli, sempre in compagnia di un buon libro e di un pacchetto di caramelle gommose. Affetta dal male incurabile del sognare, sa che se dovesse fallire come architetto, non si perderà d’animo: alle persone, invece che luoghi sicuri, regalerà storie fantastiche in cui rifugiarsi.