40 edifici, un unico murales. L'opera di El Seed riqualifica città-spazzatura

Nel sobborgo di Manshiyat Naser a sud-est del Cairo, gli "zabaaleen" (uomini della spazzatura) riversano ogni giorno circa 5 mila tonnellate di rifiuti della capitale egiziana, con carri trainati da asini e camioncini sgangherati. Pile smisurate di plastica e vestiti logori mal assicurati da corde, separati e rivenduti per poche lire. È qui che l'artista di strada franco-tunisino El seed ha realizzato uno stupefacente murales sulle pareti di 40 edifici. Con il progetto "Perception" ha portato un po' di arcobaleno e speranza nella "città spazzatura", ignorata dalle autorità locali ma indispensabile perché le aree limitrofe non soccombano, come nella Leonia di Calvino, sotto crateri d'immondizia.

MURALES: LA STREET ART DIVENTA 3D RICICLANDO PORTE

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“… Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l’espellere, l’allontanare da sé, il mondarsi da una ricorrente impurità. Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell’esistenza di ieri è circondato d’un rispettoso silenzio, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare.

Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della città, certo; ma ogni anno la città s’espande, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l’imponenza del gettito aumenta e le cataste s’innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. Aggiungi che più l’arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. E’ una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne”.

Estratto della città di Leonia, da “Le città invisibili”, Italo Calvino, 1972

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Il disegno di El seed si sviluppa come un arzigogolato testo arabico dai colori vibranti. In cima della montagna Mokattam è visibile nella sua interezza. I frammenti separati sui singoli palazzi compongono assieme una citazione di S. Atanasio di Alessandria, vescovo copto del terzo secolo: "Chiunque voglia vedere chiaramente la luce del sole deve prima pulirsi gli occhi". È l'arte di guardare le cose da lontano, un altro punto di vista che fa cambiare il proprio giudizio e reinterpretare la realtà. Il murales, amato dagli abitanti e dal web, restituisce così una nuove luce al piccolo centro, non più solo ricordato per la sporcizia e decadenza. 

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Lungo le strade sterrate piene di rifiuti e rottami, si svolge la vita quotidiana della popolazione copta. Da palazzoni non terminati in mattoni e cemento si affacciano bambini e animali; la spazzatura è accatastata ovunque, sui balconi, sui tetti piani e negli scantinati. La maggior parte degli abitanti sopravvive rivendendo i rifiuti raccolti nella capitale vicina, come netturbini solerti in sostituzione al sistema meccanizzato che dovrebbe gestire l'immondizia. Nella capitale si getta qualsiasi cosa per strada, tra macchine e negozi, animali e turisti. I cittadini, come buoni musulmani, danno la carità agli "zabaaleen" e si rifiutano di pagare le tasse non previste dall'Islam, ma necessarie per la gestione tradizionale dei rifiuti urbani.

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Intraprendenti e orgogliosi (dovremmo chiamarli angeli pulitori!), dividono i quartieri del Cairo a seconda del valore dei rifiuti, sanno cosa e come riciclare. Nel sobborgo Manshiyat Naser, però, la popolazione è sommersa da tonnellate di spazzatura, assueffatta all'odore acre e nauseabondo, ai topi e alle mosche che spuntano tra sacchi, elettrodomestici e avanzi di ogni genere. Cavi di acciaio aiutano a sollevare gli scarti più pregiati, custoditi nelle abitazioni in attesa della vendita. Anziani e bambini collaborano nella separazione della spazzatura, tra una boccata di shisha e un rincorrersi a nascondino. Purtroppo nonostante le proteste e le polemiche, la situazione non sembra migliorare, ma appare sempre più complicata.

La "guerra dei rifiuti" vede da un lato aziende europee (a seguito della gara indetta dall'amministrazione locale), che hanno dato lavoro ad alcuni netturbini ma di fatto non funzionano perchè ostacolate e tassate. Dall'altro lato gli "zabaaleen" che per difendere territorio e guadagno, continuano a ripulire la città (seppur parzialmente) e grazie ai quali la situazione non è completamente degenerata. Del resto, lo riconoscono anche varie organizzazioni internazionali, a dispetto delle condizioni indecorose in cui la popolazione di Manshiyat Naser vive, gli "zabaaleen" sono riusciti a mettere su una delle reti di riciclaggio più efficienti al mondo.

Elisa Stellacci

Elisa Stellacci Architetto

Di origine barese e studi ferraresi, si occupa di architettura e grafica a Berlino. Lavora in uno studio di paesaggio, adora le ombre, concertini indie-rock e illustrazioni per bimbi. Volubile e curiosa, si perde nei dettagli e divide non equamente il tempo tra lavoro, amici e passioni.