La Zisa di Palermo, architettura bioclimatica 800 anni fa

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Pochi sanno che la Zisa (“al–aziz” “la splendente”) di Palermo, spettacolare esempio di connubio tra architettura normanna e ingegneria arabi, ha un sistema di raffrescamento e ventilazione naturale che anticipa di circa 850 anni le più moderne soluzioni bioclimatiche. La realizzazione di questa “splendente” dimora estiva è legata agli “otia” dei re normanni Guglielmo I e Guglielmo II, i quali la fecero costruire tra il 1165 e il 1180, servendosi di maestranze mussulmane, sia per la definizione estetico-architettonica, che per l’ottenimento di un perfetto comfort termo-igrometrico degli ambienti interni.

GLI ELEMENTI FONDAMENTALI DELLA ZISA DI PALERMO

La Zisa si presenta come un parallelepipedo stereometrico, perfettamente simmetrico, con due torri laterali. Al piano terra vi è l’ingresso principale con la Sala della Fontana. L’acqua che scorre dalla fontana del salone finisce in una peschiera situata davanti al castello. Sia la fontana che la peschiera, nonché le torri laterali, oltre ad essere esteticamente gradevoli ed eleganti, hanno una precisa funzione bioclimatica.

La ventilazione e il raffrescamento naturale all’interno del castello sono state ottenute grazie a cinque elementi fondamentali:

  1. La grande peschiera nella parte anteriore del palazzo;
  2. La fontana del Salone al piano terra;
  3. I due camini di ventilazione;
  4. I grandi teli umidi appesi nelle varie camere ai piani superiori;
  5. Le due torri del vento laterali, sporgenti verso l’alto dalla sagoma dell’edificio, non sono altro che “camini di ventilazione” collegati a tutti e tre i solai della struttura.

La facciata principale dell’edificio, rivolta a nord–est con tre grandi aperture (fornici), esprime la volontà di sfruttare al massimo i benefici delle brezze marine provenienti dal porto di Palermo, che passando sulla peschiera ed entrando attraverso aperture in prospetto, permettono il raffrescamento degli ambienti interni insieme all'azione deumidificante della fontana posta all'interna.

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IL FUNZIONAMENTO BIOCLIMATICO

Le brezze marine venivano, prima di tutto, raffreddate dalla piscina e dalla fontana, situata al centro del portico d’ingresso, poi entravano nell’edificio e cominciando a scaldarsi. Piscina e fontana hanno una posizione e una dimensione tutt'altro che casuali, proprio in virtù dell'importante ruolo che rivestivano per il corretto funzionamento bioclimatico dell'intero palazzo. Per tale motivo anche gli ambienti interni della Zisa si sviluppano per trarre i maggiori benefici da questo sistema di ventilazione naturale che, oltre alle vasche e alla fontana, include anche aperture e torri che attivano il corretto moto del flusso d'aria in entrata garantendo la continua circolazione dell'aria e buone condizioni di vivibilità negli ambienti anche nelle giornate più calde.

L’aria calda tendeva a salire attraverso i camini di ventilazione e ad uscire all’esterno, lasciando il posto, per depressione, all’aria più fresca sottostante (“effetto camino”). In tal modo si creava una circolazione naturale d’aria in tutti gli ambienti, agevolata anche da una serie di fori nelle porte.

La restante aria calda veniva raffreddata da grandi teli umidi appesi alle travi, i cui raccordi sono visibili ancora oggi. Questi teli venivano inumiditi con acqua fredda e fungevano da scambiatori di calore: raffreddavano l’aria calda stratificata in alto per farla tornare in circolazione.

La Zisa, “splendida” sintesi di comfort estetico e ambientale, è un esempio di come il governo illuminato dei re normanni seppe trarre il massimo beneficio dalle conoscenze tecnico-artistiche mussulmane, che avevano già una lunga tradizione costruttiva e sapevano affrontare al meglio i problemi derivanti dal clima estivo del Mediterraneo.

ZISA PALERMO RESTAURO

Il palazzo Zisa, da quando nel 1955 fu espropriato dallo stato, ha subito nell’arco di quarant’anni diversi interventi di recupero. Un primo restauro della zisa di Palermo iniziò subito dopo l’acquisizione statale, ma fu sospeso e la zisa Palermo rimase abbandonata a se stessa per quasi quindici anni. Infatti, dopo il terremoto del 1968 la Zisa venne dimenticata e vandalizzata. Nel 1972 l’ala destra, interessata nell’ottocento da importanti trasformazioni, compromessa dal restauro interrotto e dall’evento sismico, crollò. Finalmente, dopo altri vent’anni, nel 1991 palazzo zisa fu restituito ai cittadini e ai turisti: il Prof. Giuseppe Caronia, a cui era stato commissionato il progetto, ha curato una attenta ricostruzione filologica. Il restauro della Zisa di Palermo ha interessato il consolidamento strutturale attraverso l’utilizzo di cemento, acciaio e resina. Le porzioni crollate sono state ricostruite cercando di essere fedeli al disegno originario. È stato utilizzato il cemento e i mattoni in cotto al fine di rendere evidente il nuovo intervento al posto di mimetizzarlo impiegando l’originaria pietra arenaria.

La Zisa Palermo nel 2015 è entrata a far parte del Patrimonio dell’umanità Unesco e dal 2018 palazzo Zisa è entrata a far parte del sistema parco Al Medina al Aziz che gestisce il bene. Una moderna libreria occupa gli spazi dedicati all’accoglienza e in biglietteria si può scegliere, oltre alla tradizionale visita degli spazi, se essere accompagnati virtualmente da un’audioguida oppure fisicamente da una guida specializzata.

I DIAVOLI DELLA ZISA

Ovviamente come ogni dimora storica che si rispetti non può mancare la presenza di uno o più spiriti. I fantasmi del castello della Zisa sono in realtà dei diavoli immortalati in un affresco posto nell’intradosso dell’arco che da accesso alla Sala della Fontana.

La leggenda narra che i diavoli della Zisa custodiscano un antico tesoro in monete d’oro che sarebbe in grado di salvare tutti i poveri della città di Palermo. Per poter recuperare il forziere è necessario riuscire a contare esattamente tutti i diavoli: purtroppo però l’impresa risulta essere impossibile, le figure rutilanti si muovono e si nascondono alla vista e non è possibile stabilire con esattezza il numero delle figure demoniache. Inoltre, sembrerebbe che durante il 25 marzo di ogni anno durante il giorno della festa dell’Annunziata i diavoli della Zisa si prenderebbero ulteriormente gioco degli osservatori cambiandosi di posto, muovendo testa e coda. Forse si tratta solo di un’illusione ottica giocata dalla distanza e dalla presenza nell’affresco di figure piccole, grandi, o solo a metà e per cui chi osserva perde sempre il conto.