Strategie di LCA per un’architettura a filiera corta: l’atelier/prototipo di TVZEB

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L’edificio sperimentale TVZEB, acronimo di Traverso–Vighy Zero Energy Building, nato in collaborazione con il Dipartimento di Fisica Tecnica dell’Università di Padova e realizzato in provincia di Vicenza, è la nuova sede dello studio di architetti (fruitori e progettisti dell’opera) Giovanni Traverso e Paola Vighy, esemplare connubio di architettura a filiera corta secondo le strategie LCA e di atelier autosufficiente. Gli architetti, ammettiamolo, spessonon danno il buon esempio. Vi fidereste di chi professa ideali di sostenibilitàmentre ogni giorno lavora a quegli stessi ideali dall’interno di un palazzone di cemento anni ‘70? Sarebbe come un oncologo che promuovesse la salute salvo poi fare endorsement agli inceneritori! Per fortuna però, c’è ancora chi allinea le proprie azioni al proprio mestiere.

Approfondimento: TVZEB, un edificio autosufficiente a pochi chilometri da Vicenza

Interessanti gli aspetti costruttivo–architettonici del TVZEB, ma merita un discorso a parte l’analisi del prototipo dal punto di vista della filiera corta come massima espressione della sostenibilità in un’ottica legata all’approccio LCA, unico vero metro di misura della sostenibilità.

Ciò che rende unico questo progetto è che l’intero approvvigionamento dei materiali nonché lo sviluppo di tutta la tecnologia necessaria al suo funzionamento è avvenuto in un raggio di circa 70 km dal sito di costruzione. In realtà esperienze simili sono già state vissute con successo da altri pionieri del km Zero nell’architettura sostenibile in legno.

FILIERA CORTA COME FINE E COME MEZZO DI PROGETTO

Per realizzare questa “architettura a filiera corta”, che malgrado le evidenze molti ancora ritengono un’utopia, uno dei punti fondamentali è stato il coinvolgimento delle aziende locali nel progetto e non dopo il progetto, al fine di concordare con le maestranze locali la messa a punto delle tecnologie necessarie sulla base delle possibilità delle forze in campo.

Un’idea che fa davvero sensazione in un’epoca come quella attuale, nella quale si disegna al computer non sapendo cosa sia la polvere del cantiere almeno fino a quando i tuoi disegni non vengono (puntualmente e impietosamente) modificati in corso d’opera, così come chi costruisce componenti standardizzati non sa né dove né a chi spedirli, se non dopo aver già riempito il magazzino. Una prova evidente, per chi sa vederla, dell’importanza del concetto di “rete” applicato alla progettazionesostenibile.

NON BASTA DIRE “LEGNO”

A cosa serve l’impiego del legno se poi annullo il valore ambientale del più vivo ed ecologico tra i materiali, quando lo soffoco e lo imprigiono dentro strati di vernici a base sintetica?
Da un punto di vista della filiera corta, ipotizzando un bilancio chilometrico, queste sarebbero con tutta probabilità le voci che più di ogni altra allargherebbero oltre la soglia del “locale” il mio raggio d’impatto; dal punto di vista del Life Cycle Assesment, equivale ad un pilota di formula uno che arrivato ormai primo al traguardo, decide a pochi metri dall’arrivo di inchiodare per farsi superare, sbeffeggiato da tutti gli altri. Perché? Ma perché moltiplico i miei impatti di CO2 in modo esponenziale annullo gli effetti di regolazione microclimatica del legno, ne rendo impossibile o quasi il riuso. Serve altro? Spesso, poiché trasparenti, tendiamo a ignorare gli effetti di alcuni “trattamenti”, perché dopotutto, come si dice: “occhio non vede…”

Ecco per quale motivo è strategicamente importante e meritoria la scelta, assolutamente controcorrente, adottata nell’atelier TVZEB, di lasciare i materiali interni ed esterni privi di qualsiasi verniciatura o finitura superficiale, lasciando respirare l’edificio, preferendo architetture naturali a quelle malate, accettando pacificamente la naturale ossidazione e l’invecchiamento non come difetto, ma come valore aggiunto: la vera architettura non teme infatti i segni del tempo, ma li porta sulla propria pelle con fiera dignità, senza lifting. Esattamente come fanno gli alberi con le loro cicatrici.

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IL LEGAME TRA PAESAGGIO, UOMO E TERRITORIO

Un edificio previsto per essere smontato e riciclato nei suoi componenti, come è il caso di TVZEB, è forse il più alto dei tributi che si possa fare al territorio. In molte analisi si dimentica infatti questo dato essenziale, tralasciando lo scenario di fine vita come se non importasse ai fini della sostenibilità. Ma invece importa eccome. Così come conta la percezione visiva di quell’ambiente in nome del quale tante scelte sono state fatte con fatica spesso notevole.

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Lasciarsi incantare dal paesaggio e adoperarsi strenuamente per costruire a impatto zero, sono a ben vedere due manifestazioni dello stesso sentimento: il godimento della bellezza, ovvero ciò che da millenni spinge l’uomo verso la creatività.
Peccato solo per l’affaccio sul bosco: con tutti quegli alberi che ostruiscono la vista, si rischia di dimenticare il piacere del caos cittadino e degli incolonnamenti degli autoarticolati, coi loro pittoreschi carichi fuori sagoma. (La mia, come avrete capito, è tutta invidia).

In realtà, oltre al gusto e al privilegio dell’essere circondati dal verde, l’affaccio sul bosco ha anche una funzione bio–regolatrice: partecipare con i propri sensi al cambiamento delle stagioni e al respiro delle giornate scandite dal ritmo solare luce/buio, agisce infatti sui meccanismi che regolano i ritmi circadiani.

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UN MODELLO INTELLIGENTE REPLICABILE OVUNQUE

A fare di TVZEB un modello di sostenibilità è anche l’aspetto legato alla fase d’uso. Un piano di monitoraggio viene infatti impiegato per identificare attraverso i dati rilevati le migliori strategie attraverso le quali incrementare l’efficienza energetica, ottimizzare i consumi e migliorare la qualità microclimatica dell’edificio.

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Questo controllo costante e minuzioso, oltre a risultare utile per previsioni future e verifiche a consuntivo, fornisce la misura di quanto sia utile consapevolizzarsi circa i vantaggi ad ogni livello che si ottengono quando le strategie di bioarchitettura sono applicate from cradle to cradle.

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Questo edificio/prototipo è soltanto l’ennesimo meritevole esempio che dimostra nei fatti come sia del tutto applicabile, già oggi, un’architettura che non sia solo dei luoghi ma anche per i luoghi, e che sia la naturale espressione della creatività e delle risorse del territorio di cui, non dimentichiamocelo, è solo un ospite.

Alberto Grieco

Alberto Grieco Architetto

Frequentando una signora chiamata Storia, ha scoperto che l’architettura bio-eco-ecc. non ha inventato Nulla©, ed è per questo che perde ancora tempo sui libri. Architetto per vocazione; tira con l’arco, gira per boschi, suona e disegna per vivere. Lavora nel tempo libero per sopravvivere.