Il ristorante sociale progettato per l’inserimento lavorativo dei disabili

Il design e l’architettura sono “arti sociali”, in cui immaginare spazi, colori, ambienti vuol dire conoscere le persone che vivranno quegli spazi, ed il modo in cui li vivranno. Quando spazi, attività e persone sono in sinergia, quello che accade è magico e forte. Inevitabilmente. In Puglia, a San Vito dei Normanni, un paese dell’Alto Salento, è successo qualcosa di simile. In un ex stabilimento enologico è stato realizzato XFood, il primo ristorante sociale che prevede l'inserimento lavorativo di ragazzi disabili. 

DISABILI: COME PROGETTARE L'ACCESSIBILITÀ

Il ristorante sociale e l’inserimento lavorativo dei disabili

All’interno di un grande contenitore urbano che è Ex Fadda (Laboratorio urbano nato dalla politica della Regione Puglia all’interno di un ex stabilimento enologico), è stato realizzato un ristorante speciale. Il suo nome è “XFood: qualcosa di diverso” e si tratta del primo ristorante sociale della Regione, in cui si porta avanti un importante progetto di inclusione sociale, dove la disabilità è intesa come risorsa.
Il progetto ha infatti permesso il coinvolgimento e l’inserimento lavorativo di sedici ragazzi disabili. C’è da occuparsi della cucina, della sala, e anche dell’orto!

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In un contesto così ricco e speciale, in cui il valore sociale e di comunità acquistano un posto di rilievo, l’architettura e le scelte progettuali hanno finalmente la possibilità di tornare a raccontare quello che hanno sempre fatto: il legame tra lo spazio, le attività e le persone diventa indissociabile, e soprattutto percepibile.
Il risultato del progetto di XFood è speciale per questo. Manifesta un aspetto fortemente emozionale.

L’esperienza del ristorante sociale

Oltre al tema dell'accessibilità per i disabili e al loro inserimento lavorativo, un'altra cosa che colpisce, avvicinandosi all’ingresso, sono le luci: tante, luminose, calde; quasi a indicare un luogo di festa e di gioia. Le luci sono luminarie (quelle tipiche delle feste patronali del Sud Italia) ricomposte secondo un design moderno.

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Il primo tema che si evidenzia nel ristorante è proprio quello di una forte integrazione tra la tradizione -il passato, la memoria (spesso associati ai tempi in cui la collettività era un valore ed una “pratica” attiva e ordinaria)- e l’innovazione (tipicamente evidenziata da un design contemporaneo: un vero e proprio riuso di questo tipo di luci). Di fatto già l’utilizzo delle luminarie come illuminazione interna di un ambiente costituisce una novità rispetto al loro utilizzo abituale.

Una volta dentro il ristorante un altro aspetto attira la nostra attenzione: tutti gli arredi presenti all’interno, dai tavoli alle sedie e persino posate e stoviglie, sono diversi tra loro. Ogni oggetto del ristorante è unico, esclusivo: trovati nei mercatini, recuperati dalla casa della nonna o ancora ridisegnati. Ciascun oggetto ha una storia e una provenienza differente. Ma è nell’essere insieme a tutti gli altri oggetti e sedie e tavoli -tutti diversi tra loro- che ogni singolarità acquista valore.

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Il concetto espresso da questa scelta progettuale è basilare e diventa potente in funzione delle attività e della vita che si compiono in quello spazio.

L’esempio del ristorante sociale XFood è importante perché permette di vedere come delle valide scelte progettuali, sicuramente sostenibili (grazie ad una sapiente pratica del riuso) e funzionali, possano trovare realizzazione anche in piccoli contesti e “spazi minori”.

Il progetto, realizzato dalla designer Sara Mondaini, è stato inoltre selezionato dall’Osservatorio Permanente di Design ADI per concorrere al premio della prossima edizione del Compasso d’oro (il più antico e autorevole premio di design a livello mondiale) oltre ad essere pubblicato nell’annuario ADI Design Index 2015.

Mariarosaria Siciliano

Mariarosaria Siciliano Architetto

Architetto pugliese, dopo gli studi a Roma e ad Aachen torna al Sud dove inizia a lavorare. Curiosa e creativa, ama scrivere, disegnare, viaggiare. E ovviamente ama il mare. “L’architettura è un pretesto, importante è la vita, importante è l’uomo” O. Niemeyer