Rifugio Gouter al Monte Bianco: architettura sostenibile a quota 4000 metri

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Dopo anni di progetti e di lavori è stato inaugurato nel Giugno di quest’anno il nuovo Rifugio Gouter al Monte Bianco, a quota 3835 metri. Punto di partenza ideale per tentare la salita al Monte Bianco, è già preso d’assalto dalle prenotazioni per il pernottamento, effettuabili solo online. Già questo è indice della modernità e della tecnologia che caratterizzano questa nuova architettura sostenibile. Il primo rifugio costruito sulposto, una semplice capanna, risale al 1854 ed era una piccola costruzione che disponeva solamente di pochi posti letto, meno di una decina.

Consigli di progettazione: l’architettura dei rifugi alpini

Nel 1962 il Club Alpino Francese costruì un nuovo rifugio più ampio, che è stato in funzione fino ad oggi, a qualche centinaia di metri dal nuovo Gouter. Il rifugio, che ospita fino a 120 posti letto, è caratterizzata da una grande attenzione alle tematiche ambientali e alla sostenibilità energetica.
La costruzione sul Monte Bianco, proprio per le sue innovative caratteristiche, è costata circa 6 milioni di Euro, finanziati in parte anche dall’Unione Europea.

LA STRUTTURA

Il rifugio Gouter è stato progettato dall’architetto ginevrino Hervé Dessimoz dello studio Groupe–H, sotto la supervisione della Fédération Française des Clubs Alpins et de Montagne (FFCAM), che è proprietaria della struttura.
L’architetto ha scelto una forma che lui stesso definisce ad uovo per conciliare estetica e tecnica in un luogo dove le raffiche di vento possono raggiungere anche i 300 Km/h.

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L’edificio è composto da quattro piani, ed è interamente realizzato con una struttura in legno e rivestito da pannelli di acciaio inox.
L’isolamento del rifugio Gouter, ovviamente abbondante, è costituito da pannelli in fibra di legno, provenienti dal vicino comune francese di Saint Gervais.

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Comodità e comfort per chi soggiorna sono al primo posto, più spazio fruibile e clima confortevole, con tanto di luci blu che di notte si accendono automaticamente se qualcuno si alza dalle cuccette.

La rifugista, Amèlie Faure, 33 anni, dice di questa architettura sostenibile:“Il nuovo rifugio possiede solo 20 posti letto in più, ma lo spazio a disposizione e la comodità sono incomparabili”.

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SOSTENIBILITÀ ENERGETICA

Il progetto del rifugio ha avuto come obiettivo quello di realizzare un’architettura sostenibile ed efficiente ad alta quota, a basso impatto energetico ed ambientale.
Citiamo alcuni degli aspetti che i progettisti pubblicizzano sul loro sito ufficiale:

  • Tutto il legname è francese, prevalentemente di Saint Gervais, per ridurre i costi di trasporto;
  • I componenti sono stati montati a valle per ridurre il traffico di elicotteri necessario per il trasporto in quota;
  • È stato fatto un largo utilizzo delle energie rinnovabili (tra cui pannelli solari fotovoltaici, termici e biomassa), accompagnate da nuove tecnologie (sistemi di cogenerazione, impianto di trattamento acqua, impianto di raccolta e scioglimento della neve, trattamento delle acque reflue). Tenendo conto della direzione del vento prevalente, la particolare forma a uovo permette alla neve di scivolare sulle pareti laterali del rifugio ed accumularsi nella parte posteriore dove è collocato l’impianto di raccolta e trattamento dell’acqua.

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Tutto questo ha contribuito a realizzare un’architettura che lo stesso architetto definisce “low–carbon project”.

Citando ancora Amèlie Faure: “C’è chi polemizza sul fatto che la struttura del nuovo rifugio sia troppo visibile. Pure io dico che qualsiasi costruzione umana posta a 3.835 metri sulla cresta di un ghiacciaio alpino è comunque una violenza alla natura. E allora tanto vale farla comoda”.

Giulia Azzini

Giulia Azzini Ingegnere

Appassionata di architettura sostenibile, le piace scrivere e coniuga qui le due cose. Tra un buon libro e un’escursione in montagna si tiene sempre aggiornata. Ama reinventare la propria casa e quella di familiari o amici.