Restyling del Palazzo Campari: cambiamenti anche a livello energetico

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Nel 1968 fu completata la realizzazione del Palazzo Campari, un edificio voluto dalla omonima azienda per ospitare uffici della propria sede a Milano: artefici del progetto furono i fratelli Eugenio ed Ermenegildo Soncini che tanto lavorarono nel capoluogo milanese nella prima metà degli anni ’50. Oggi l’edificio, noto anche come “La Serenissima”, è tornato alla ribalta grazie al progetto di restyling dello studio Park Associatiche ne ha rivoluzionato la distribuzione interna apportando cambiamenti anche a livello energetico.

I fratelli Soncini hanno progettato a Milano le loro opere più significative: i palazzi SKF, Galbani e delle Assicurazioni, il grattacielo Breda, la Torre Tirrena, le cliniche Capitanio e La Madonnina, l’Albergo Ambrosiano. Loro è anche il progetto del Palazzo Campari, un edificio che sorge su un lotto angolare e dunque prospettante su due strade diverse, Via Turati e Via Cavalieri.

Due sono anche i corpi di fabbrica che ospitavano rispettivamente abitazioni ed uffici, all’interno dei quali l’organizzazione distributiva degli spazi già permetteva un livello di flessibilità degli stessi davvero elevato per l’epoca. Questa sorta di doppia funzione – lavoro ed abitazione – è sottolineata dai diversi prospetti, il cui unico elemento in comune è l’uso sapiente dell’acciaio a vista, frutto della sintonia, caso assai raro, tra i progettisti e gli strutturisti dell’impresa che si occupò della costruzione dell’edificio.

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Nel 2001 lo studio Park Associati, dopo essersi aggiudicato il concorso, riceve da parte dell’attuale proprietario, la Morgan Stanley, l’incarico di effettuare il restyling del Palazzo Campari: dal loro sito i progettisti Filippo Pagliani e Michele Rossi spiegano che “la scelta progettuale è stata quella di lavorare sul recupero di volumetrie al piano terreno, dove la generosità di spazi non utilizzati viene ora rivolta al commercio, mantenendo comunque parte della zona a verde centrale … Un’attenzione particolare è stata rivolta al sistema dei fronti. Con un arretramento complessivo delle facciate perimetrali dell’edificio, è stato possibile recuperare circa 360 mq di superficie lorda di pavimento. Tale risultato è stato raggiunto anche attraverso la creazione di una pelle vetrata composta da moduli variabili in grado di ricomporre, come un foglio morbido e trasparente, la nuova distribuzione degli spazi del piano terra che vedono nella definizione di un unico ingresso uno degli obiettivi del progetto. A conclusione dell’intero processo di ridefinizione delle facciate, tutte unificate nel carattere e nell’altezza, si è deciso di enfatizzare l’elemento in aggetto in copertura riproporzionandolo alle dimensioni del complesso”.

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Anche dal punto di vista energetico tali cambiamenti apportati a “La Serenissima” sono stati tali da consentire l’avanzamento di classe energetica dell’edificio dalla G alla B con un risparmio energetico pari a 21,28 Kwh/sqm/Year: ciò è stato possibile risolvendo principalmente il problema dei ponti termici proprio grazie all’arretramento del perimetro dell’edificio. Altro aspetto punto di forza del progetto è stato il voler privilegiare l’illuminazione naturale rispetto a quella artificiale, complice anche una rinnovata flessibilità degli ambienti interni che consente di sfruttare al massimo le potenzialità della luce esterna a favore di un notevole risparmio energetico.
Oggetti del restyling è stata anche la corte interna all’edificio che è stata valorizzata e trasformata in una sorta di piccolo polmone verde di cui è possibile godere la vista dalle ampie finestre degli uffici.

Maria Leone

Maria Leone Architetto

Vive e lavora a Napoli, dove si interessa di progettazione e grafica, collaborando con siti del settore. Assieme a tre colleghe ha costituito un’associazione culturale per promuovere la cultura d’architettura. Sogna di imparare a cucinare, per la gioia del marito, figlia e cane!