• scritto da Chiara Barbieri
  • categoria Progetti

Re-mind the gap: rivitalizzazione di una linea ferrata abbandonata

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La Sicignano–Lagonegro è un tratto di ferrovia della Campania inaugurata nel 1892, immersa tra il Parco Nazionale del Cilento, il Vallo di Diano ed i Monti Alburni, un territorio ricco di storia e tradizioni, risorse naturalistiche e turistiche. La linea ferrata giace abbandonata dal 1987, anche se mai legalmente abolita. Da allora le cittadine lungo la ferrovia (in totale più di 200.000 abitanti) sono servite da un sistema su gomma sostitutivopoco efficiente.

Il gruppo di progettazione [ia]2, in occasione del concorso “Green Boulevards, viali alberati del III millennio” ha proposto un progetto di riqualificazione del tratto ferroviario e di tutte le infrastrutture connesse alla mobilità su ferro aggiudicandosi il terzo posto nella competizione.

La proposta di [ia]2 ha riguardato:
miglioramento infrastrutturale, tramite un autobus elettrico wireless a carica induttiva che percorre l’originaria sede ferroviaria rifunzionalizzata, garantendo quattro corse giornaliere in ogni direzione, 16 fermate tra Sicignano e Lagonegro, collegandosi da un lato a Salerno, testata dell’asse RO–SA, e a Sapri dall’altro, raggiungendo finalmente la fascia costiera tirrenica. I tempi di percorrenza sono paragonabili a quelli del sistema attuale ma le fermate sono più numerose, distribuite sul territorio e tutte nel cuore dei centri urbani. Il sistema di carica induttiva prevede punti di ricarica lungo il percorso, in corrispondenza delle fermate principali, in modo da avere batterie più leggere (ma costantemente cariche) e quindi migliore prestazione energetica del bus (0,54kWh/km) e tempi di ricarica a fine corsa estremamente limitati (12 minuti). Il costo stimato del nuovo sistema infrastrutturale è di circa 6mln di euro;

protezione e riqualificazione ambientale, protezione dell’habitat naturalistico e sua riqualificazione attraverso la riconversione del sito della ferrovia dismessa, la creazione di nuovi percorsi naturalistici (costo previsto di 12,5 mln di euro), un sistema territoriale di produzione e stoccaggio di energia rinnovabile tramite fotovoltaico, mini–eolico, idroelettrico e pompe di calore. Il costo del sistema energetico è di 1.5mil di euro. L’intervento è definibile Zero Energy poiché tutta l’energia necessaria per gli autobus elettrici, l’illuminazione esterna (con lampade LED o HMI) e l’energia elettrica e termica necessaria dalle rifunzionalizzate stazioni è autoprodotta da fonti rinnovabili;

rivitalizzazione economica territoriale: le stazioni abbandonate e la sede della ferrovia saranno riqualificate e trasformate in attività economiche produttive quali mercati di prodotti DOCG locali, ostelli, ristoranti, spa, hotel, musei e spazi per la cultura, campeggi, attrezzature sportive, etc., per un costo complessivo di 5 mln di euro. Le nuove attività produttive possono generare flussi di cassa e nuove opportunità di lavoro sul territorio. La realizzazione di un efficiente sistema di trasporto può essere ulteriore catalizzazione del processo di rigenerazione economica.

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L’attenzione alla sostenibilità ha riguardato anche le modalità di dismissione della ferrovia. Infatti è prevista la bonifica delle traversine in legno, il loro riutilizzo per elementi di arredo urbano ed il disarmo della linea ferrata con riciclo dell’acciaio o suo diretto riutilizzo, quando possibile, come materiale strutturale. Nei pressi delle stazioni la linea ferroviaria è stata “monumentalizzata”, lasciata intatta come segno della memoria del luogo. Le pavimentazioni utilizzate nella sistemazione del tracciato sono permeabili ed i materiali utilizzati nel retrofit delle stazioni sono tutti ecocompatibili.