Progettare l’ospedale del futuro: due progetti di Boeri e Piano a confronto

Quali sfide per l’“ospedale del futuro”? Una riflessione interessante da avanzare cogliendo l’occasione della presentazione di due progetti significativi in ambito di salute e cura:

Già il termine stesso ospedale suggerisce una rincorsa verso un nuovo modello di pensiero. Etimologicamente, il termine ospedale deriva dal latino hospitale ricordando le stanze destinate agli ospiti (hospitalia), per andare poi ad abbracciare il significato di “luogo di cura dell’ammalato”. Una concezione rigida che non permette di contenere tutti gli aspetti che al giorno d’oggi l’ospedale, così chiamato ancora, ingloba. Tale luogo non è infatti concepito solo come luogo per il malato, ma è un’infrastruttura pubblica, nella quale, per livelli gerarchici, possono convivere la collettività e la comunità ospedaliera (pazienti e personale).

In copertina: Foto © RPBW

Ospedali del futuro: la sfera sociale e la sfera ambientale

Gli ospedali hanno una forte valenza culturale poiché insinuandosi fisicamente nella città, o in un contesto periurbano, diventano un tassello imponente nella maglia degli spazi e nella rete delle relazioni di un dato contesto (urbano e non, a seconda della sua localizzazione), innescando così una forte relazione anche con la comunità. Due sono quindi gli ambiti con i quali l'ospedale del futuro si deve interfacciare e ai quali la sua progettazione non può sottrarsi: la sfera sociale e la sfera ambientale. Entrambi ruotano attorno ad un concetto chiave, la sostenibilità. Sostenibilità sociale per quanto riguarda la centralità del malato e l’attenzione per le necessità di pazienti e non e sostenibilità ambientale intesa come uso razionale delle risorse. L’integrazione dei due aspetti non è scontata e immediata poiché il progetto dell’ospedale è probabilmente la sfida più complessa che un progettista si trovi ad affrontare. L’attento disegno degli ambienti, la fluidità delle relazioni, l’avanguardia delle tecnologie adottate conducono alla predilezione di un ottimale comfort ambientale in grado di incidere positivamente sulla cura dei pazienti. Ma non solo. L’architettura diventa così interprete di quel grande processo di innovazione degli spazi e delle tecniche e di interrelazione tra le parti in grado di apportare beneficio anche al di fuori della struttura stessa: si apre alla città.

Da struttura della cura a luogo umano

La centralità del malato è il concetto chiave attorno a cui ruota l’intero processo di progettazione dell'ospedale del futuro. Capire per chi si sta intervenendo è un passo fondamentale e complesso per l’ottimale perseguimento degli obiettivi prescelti. Il cambiamento della concezione della struttura ospedaliera, come accennato in precedenza, occupa un ruolo cruciale nel posizionamento del paziente al centro di tutte le scelte progettuali, da quelle organizzative della struttura a quelle architettoniche vere e proprie. Mentre in passato il malato veniva inserito in una struttura preordinata e macchinosa in cui rischiava di perdere la propria identità, poiché identificato solamente per numero e patologia senza tener conto della propria soggettività demarcata da sofferenza, paura e angoscia, ma anche da speranza, oggi si va verso un’eccelsa umanizzazione di tutti i giorni di degenza del malato. Una progettazione che agisce nel più alto rispetto dell’uomo, considerando anche la sua fragilità e il suo stato d’animo, consentendo allo stesso di non sentirsi più all’interno di una struttura di cura, ma in un ambiente confortevole che gli ricordi casa. L’obiettivo che ne consegue, al fine di alleviare la sofferenza, è la predisposizione di luoghi di svago, quali negozi, centri culturali e ricreativi che richiamano quelli presenti in città.

Criteri di progettazione dell'ospedale del futuro

Integrazione multidisciplinare

La dialettica tra cure mediche ed efficienti criteri di progettazione architettonica va via via affinandosi per far sì che l’ambiente ospedaliero possa divenire luogo di terapia. Un luogo che per essere concepito come tale necessita di nobili esperti in diversi settori, quali architetti, professionisti sanitari, psicologi, sound&lighting designer, ecc. Si tratta di un team multidisciplinare per far fronte alle numerose e complesse tematiche che entrano in gioco.

Razionale concezione degli ambienti

La scelta del corretto orientamento dell’edificio, con lo studio particolareggiato delle modalità e della durata di ingresso della luce diurna, la razionale articolazione di flussi e percorsi, la predisposizione di ambienti per la socializzazione sono fattori determinanti il corretto funzionamento dell’ospedale e l’adeguato comfort per la permanenza delle persone al suo interno.

Efficienti caratteristiche prestazionali

Le adeguate scelte architettoniche sopra citate unite alla predilezione delle più innovative soluzioni tecnologiche, queste ultime fortemente integrate con la progettazione impiantistica, garantiscono Un adeguato controllo termo-igrometrico degli ambienti, in particolare in quelli dove è prevista la permanenza delle persone, come nelle degenze.

Risparmio energetico

Così come in tutti gli edifici, anche nella progettazione degli ospedali le tecnologie solari rappresentano una delle diverse possibilità di risparmio energetico, efficienti qualora vengano affiancate da adeguati criteri di scelta dell’involucro edilizio, sia in termini di isolamento termico che di materiali, e delle tecnologie costruttive. A ciò, si aggiunge la componente fondamentale del verde. L’inserimento della vegetazione all’interno del complesso architettonico consente agli ambienti di beneficiare, grazie alle sue proprietà termo-fisiche che producono variazioni microclimatiche considerevoli nell’ambiente in cui viene introdotta, di numerosi effetti positivi tra i quali una conduttanza termica minore rispetto alle superfici non vegetali, il filtraggio della radiazione solare diretta con la conseguente riduzione della componente riflessa della luce solare, il filtraggio della polvere e degli inquinanti dell’aria, l’agevolazione dei processi evaporativi, facilitando fenomeni di raffrescamento naturale ventilato. Fattori che contribuiscono al miglioramento del microclima purificando e rinfrescando l’aria e aumentandone l’umidità e al contempo a mitigare il fenomeno dell’urban warming riequilibrando il ciclo dell’acqua meteorica, regimentando l’afflusso delle acque piovane verso le reti di drenaggio urbano, riducendo il fabbisogno energetico dell’edificio e le emissioni di CO2, filtrando una quota delle polveri inquinanti oltre che incrementare la biodiversità e riqualificare lo skyline urbano.

Psicologia ambientale

Al fine di alleviare le sofferenze del malato, e di conseguenza favorirne la guarigione, è necessario studiare in modo accurato il disegno degli spazi per ricreare luoghi accoglienti e domestici e ridurre la percezione del tempo di attesa. In particolare l’attenzione viene rivolta al livello di illuminazione, alle finiture tattili e cromatiche, alla flessibilità e multifunzionalità degli ambienti e ad una collocazione dell’arredo idonea a garantire il miglior comfort durante la permanenza nell’ambiente.

 

Il confronto tra due progetti ospedalieri significativi: l'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano opera di Boeri Studio e l'Hospice pediatrico di Bologna firmato da Renzo Piano Building Workshop. 

Ospedale Maggiore Policlinico di Milano - Boeri Studio

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Foto © Stefano Boeri Architects

Il contesto

Il progetto del nuovo polo ospedaliero nasce in un’area di elevata valenza simbolica e monumentale, in cui primeggia la grande dimensione. Ca’ Granda, Rotonda della Besana, Palazzo di Giustizia, Complesso Ecclesiale di San Barnaba, Scuola Umanitaria, Complesso sanitario di Via della Pace, Caserma di Via Lamarmora rappresentano i grandi oggetti urbani, centrati in una porzione di spazio ridotta e poco interconnessi tra di loro ma senza perdere la loro valenza pubblica e architettonica. Ad incrementare il carattere poroso e frammentario dell’area contribuisce l’Ospedale Maggiore, composto da differenti padiglioni che ospitano funzioni pubbliche connesse ma fisicamente separate dalla maglia viaria.

Il concept progettuale dell'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano

L’idea chiave attorno cui ruota l’intero processo è il mantenimento della permeabilità dettata dalla presenza dei padiglioni, generando uno spazio aperto collettivo fruibile. La morfologia assunta dal nuovo progetto è un edificio composto da un blocco centrale, denominato “piastra”, e da due stecche laterali, collocate l’una a nord e l’altra a sud dello stesso. Nel complesso così definito si insediano i servizi sanitari principali, intervallati da uno spazio collettivo attraversabile a servizio della città, che assorbe notevoli funzioni urbane, commerciali e terziarie unite a estesi spazi verdi che generano continuità con quelli urbani esistenti. Lo spazio aperto creato a terra risulta generato per cui a misura d’uomo. È il pedone l’utente privilegiato di quello spazio, sia per l’attraversamento dello stesso per raggiungere le diverse parti della città, sia come attore della dimensione pubblica dell’incontro.

Il complesso architettonico

La piastra, che si innalza per circa 18 metri, ospita i servizi sanitari principali, quali sale parto, sale operatorie, servizi di diagnostica ed endoscopia. Al quarto piano si estende un giardino pensile di circa 7000 mq, che lo stesso Boeri definisce come il più grande giardino pensile a livello mondiale. È un giardino urbano poichè accessibile sia dagli utenti dell’ospedale che dall’intera collettività. Questa logica di apertura verso la città è un concetto che caratterizza l’intero complesso attraverso un attento studio gerarchico dei percorsi. Le stecche sono due corpi lineari di circa 28 metri di altezza, disposti con i lati lunghi in direzione est-ovest per massimizzare l’effetto dell’irraggiamento solare sulle facciate esposte a sud e l’illuminazione naturale su quelle esposte a nord. Al fine di garantire il miglior comfort ai pazienti, I piani alti ospitano le degenze, mentre i primi livelli funzioni più articolate come la dialisi, il day hospital, le aree di terapia intensiva e gli ambulatori.

La flessibilità spaziale

L’articolazione degli spazi interni è studiata in modo flessibile al fine di garantire eventuali cambi di destinazione d’uso, modificando solamente le attrezzature e mantenendo per cui invariate le componenti strutturali e impiantistiche.

Il carattere pubblico

Divenendo forte centralità urbana, il complesso ospita spazi per convegni, spazi commerciali, servizi per il pubblico oltre che uffici per associazioni, che gli consentono di aprirsi non solo alla città ma di rendere anche più confortevole la permanenza al suo interno, soprattutto per i pazienti ricoverati.

Aspetti bioclimatici

Oltre all’adeguato orientamento del complesso che influisce notevolmente sul microclima interno, anche l’adozione di ottimali sistemi di facciata permette di diminuire la trasmittanza dell’involucro, in particolar modo massimizzando gli apporti solari sulle pareti vetrate per sfruttare il riscaldamento passivo in inverno e minimizzare gli apporti di calore in estate, grazie all’interposizione di apposite schermature. Le coperture vengono schermate da pannelli solari e dal verde pensile, quest’ultimo considerato per peculiarità ed estensione il cuore pulsante del complesso, che contribuiscono anch’essi a favorire il raggiungimento del benessere termico.

Caratteri psicologici

Il giardino pensile, considerato per le sue peculiarità e per la sua estensione cuore pulsante dell’intero complesso, non è solo strumento di controllo bioclimatico, ma dispositivo attivo di alleviazione della sofferenza e più nello specifico di guarigione. Il contatto diretto con la natura conferisce al malato una miglior ricezione delle cure mediche, migliorando la sua condizione psicologica già comprovata dal suo stato di più o meno intenso malessere. La predisposizione di aree verdi di differente tipologia, previste grazie alla collocazione di essenze arboree diverse e ad una varia organizzazione degli spazi, è la strategia vincente, come testimoniata da numerosi casi nazionali e internazionali, per avvalersi di un concreto strumento di guarigione accessibile a tutti e progettato per avere effetti benefici sulla maggior parte degli utenti che ne fruiscono, siano essi pazienti, utenti generici, personale sanitario.

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Foto © Stefano Boeri Architects 

Hospice pediatrico di Bologna - Renzo Piano Building Workshop

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Foto © RPBW

Il contesto

Il progetto dell’Hospice pediatrico si insedia accanto al presidio Bellaria, uno dei quattro ospedali pubblici della città di Bologna, in un’estesa area boscata che diventa parte integrante del complesso stesso.

Il concept progettuale dell'Hospice pediatrico di Bologna del RPBW

L’aspetto psicologico del progetto – La natura è il concetto chiave attorno a cui ruota l’intero processo di progettazione del complesso, poichè inteso quale residenza per cure palliative per bambini affetti da malattie rare ed incurabili. L’edificio viene definito “casa sull’albero” poichè è concepito come struttura sospesa che si snoda tra le chiome del bosco. L’intento è di creare un ambiente armonioso in cui si ritrova il piacere di vivere, dimenticandosi anche solo per qualche istante della sofferenza. Lo stesso progettista motiva la scelta di una casa sospesa tra gli alberi insistendo sul fatto che l’edificio così realizzato “richiama quello che è il sogno di ogni bambino. Gli alberi sono poi metafora di guarigione; danno l’idea di sollevare, cioè tolgono peso al dolore”.

Il complesso architettonico

L’ospedale, che si estende per una superficie di 4500 mq, è una struttura a padiglioni composta da un corpo centrale, un quadrato di 50x50 metri, adibito a funzioni ospedaliere, e da tre satelliti esterni che ospitano 14 camere singole per i piccoli pazienti, sollevati a 6 metri dal suolo e connessi tramite tre ponti. I padiglioni sono articolati attorno a un patio centrale, concepito come luogo del gioco e della socializzazione. Una palestra, una piscina per idroterapia e sale dedicate alla meditazione vanno a completare il quadro funzionale del complesso, che ricerca l’equilibrato inserimento nel luogo anche attraverso i materiali, come il rivestimento in legno che si va a posare sopra le vetrate opache.

Aspetti bioclimatici

La scelta delle modalità di collocazione del progetto è indubbiamente la prima scelta che influisce in termini di benessere bioclimatico. L’inserimento dell’edificio all’interno di un bosco di alberi autoctoni con l’accurata scelta di specie sempreverdi e caducifoglie permette un adeguato controllo della radiazione solare, garantendo l’ombra nei periodi caldi e la permeazione della luce in quelli più freddi. L’adozione di ampie vetrate consente ai piccoli pazienti di avere un contatto sempre più diretto con la natura, ottimizzando al contempo l’utilizzo della luce naturale per l’illuminazione interna. Le coperture sono ricoperte da pannelli fotovoltici, in grado di ricoprire il 20% del fabbisogno energetico grazie all’energia solare.

Progettare l'ospedale del futuro: conclusioni

“A ciascun edificio chiediamo non soltanto che assolva a una certa funzione, ma anche che abbia un certo aspetto e contribuisca a creare una precisa atmosfera: di religiosità o di cultura, di semplicità o di modernità, di lavoro o di vita familiare. Magari pretendiamo che ci trasmetta sicurezza o entusiasmo, armonia o morigeratezza. Magari speriamo che stabilisca un legame con il passato o simboleggi il futuro e ci lamenteremmo, come ci lamentiamo per un bagno che funziona male, se questo secondo livello espressivo ed estetico della funzione venisse ignorato”. [Alain De Botton]

Un ospedale non più visto come mera struttura che cura, ma come casa che accoglie e l’architettura è dotata di questo grande potere.

Laura Agostino

Laura Agostino Architetto

Curiosa e determinata, la sua passione per l’architettura la spinge a scoprire mondi diversi dalla realtà comasca in cui è cresciuta. Quando rimane con i piedi per terra investe il suo tempo tra passeggiate e bambini, riscoprendo ciò che può dare soddisfazione attraverso piccoli gesti.