Efficienza energetica ad alta quota: i rifugi alpini del futuro

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Le nostre montagne sono da decenni costellate da rifugi alpini e bivacchi che da sempre hanno svolto la funzione di offrire riparo e protezione agli alpinisti, in luoghi più o meno impervi, in ogni condizione climatica. Queste numerose strutture (431 rifugi e 228 bivacchi per un totale di 23mila posti letto solo di proprietà del CAI, senza contare le province e i parchi) sono infatti situate in luoghi le cui condizioni meteorologiche sono le più severee difficili da gestire. Ricostruire queste strutture per adeguarle agli standard di efficienza energetica è stata la soluzione più idonea per alcune di esse.

Il progetto: il rifugio Goûter sul Monte Bianco

Da sempre, quindi, bivacchi e rifugi alpini hanno dovuto fare i conti con temperature proibitive, metri di neve, forti venti e ghiaccio in inverno, piogge e sole d’estate.
Gli edifici spesso sono datati, alcuni sono dell’inizio del ‘900 e cominciano a sentire il peso degli anni.
I materiali stessi con cui vengono costruiti sono sottoposti a elevato stress e sono soggetti ad un invecchiamento maggiore di quanto avviene in condizioni “standard”.

Per questi e altri motivi i rifugi sono sempre oggetto di ricostruzioni, ristrutturazioni, ampliamenti e adattamenti per assicurarne l’efficienza energetica.

Negli ultimi anni la nuova tendenza è quella di costruire o ricostruire bivacchi d’alta quotae rifugi in stile contemporaneo, moderno, allontanandosi da quella che è l’immagine classica che tutti conosciamo della chalet o della baita di montagna.
I nuovi rifugi sono capolavori di architettura e di tecnologia: l’obiettivo principale è infatti la quasi completa autonomia energetica ad alta quota.

A BOLZANO TRE ESEMPI

La Provincia di Bolzano nel 2012 ha indetto un concorso per la ricostruzione di tre rifugi.
Si tratta del rifugio Vittorio Veneto al Sasso Nero, del rifugio Pio XI alla fine della Vallelunga e del rifugio Ponte Ghiaccio nelle Alpi Aurine.
Gli esiti del concorso sono stati pubblicati lo scorso Ottobre e sono stati eletti vincitori:

  • Rifugio Vittorio Veneto, quota 2923m, Helmut Stifter e Angelika Bachmann;
  • Rifugio Ponte Pio XI, quota 2544m, Studio Hoeller e Klotzner;
  • Rifugio Ponte Ghiaccio, quota 2545m, Modus Architects

Per alcuni la costruzione è prevista in primavera del 2014.

Approfondimento: La progettazione di rifugi alpini

PONTE GHIACCIO

Il rifugio Ponte Ghiaccio è una costruzione modulare in legno a forma di L, che si inserisce bene nel paesaggio montano circostante.

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La facciata rivolta al vento predominante è molto chiusa, mentre il lato Sud risulta aperto per poter incamerare calore “gratis” durante il giorno. Anche il tetto, ad unica falda, è inclinato a Sud e coperto da pannelli fotovoltaici per la totale autonomia elettrica.

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L’orientamento dell’edificio inoltre permette di collocare a Nord una camera del vento con pale eoliche.
L’acqua piovana viene raccolta mediante la falda della copertura in una cisterna interrata.
Scontati sono gli elevati spessori di isolamento termico per far fronte alle rigide temperature.
Interessante il fatto che il rifugio possa essere riscaldato solo per zone, separate una dall’altra, a seconda del numero di occupanti e dell’utilizzo.

VITTORIO VENETO

Il rifugio Vittorio Veneto è totalmente realizzato in legno: l’intera struttura verticale ed orizzontale sarà realizzata in pannelli prefabbricati, con tavole incrociate di abete rosso, gli interni in larice non trattato.

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La pelle esterna è in lastre di rame a fughe chiuse. Obiettivo del progetto era l’utilizzo di materiali del luogo, che le maestranze locali fossero in grado di produrre, trasportare e mantenere nel tempo, una specie di “rifugio a km 0”.
Anche in questo caso la copertura è il supporto per un impianto fotovoltaico.

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PIO XI

Analogamente agli esempi sopra citati anche il rifugio Pio XI è all’avanguardia per quanto riguarda l’efficienza energetica: pannelli fotovoltaici integrati e grande isolamento termico.

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Le pareti saranno isolate con fiocchi di cellulosa, iniettata tra i montanti e compattata con l’aggiunta di 4 cm di pannelli di fibra di legno.
Nel tetto la camera d’aria tra le travi sarà riempita con fiocchi di cellulosa, con un isolamento continuo di 16 cm di fibra di legno. L’intero edificio verrà chiuso con pannelli di legno OSB, per assicurarne la tenuta all’aria e al vento.

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L’efficienza energetica, l’isolamento, la tenuta all’aria e all’acqua, lo studio dell’esposizione solare sono, per queste strutture e a queste condizioni proibitive, una sfida.
Raccoglierla e fare ricerca con questi obiettivi può fungere da avanguardia per soluzioni tecniche da adottare anche in ambienti climaticamente meno problematici, come quelli in cui tutti abitualmente viviamo.

Giulia Azzini

Giulia Azzini Ingegnere

Appassionata di architettura sostenibile, le piace scrivere e coniuga qui le due cose. Tra un buon libro e un’escursione in montagna si tiene sempre aggiornata. Ama reinventare la propria casa e quella di familiari o amici.