• scritto da Elisa Pagni
  • categoria Progetti

Architetture insostenibili: crolla l’Armeria del Gladiatore a Pompei

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In un Paese come l’Italia, che detiene la maggior parte dei Beni Culturali al mondo, la sostenibilità ambientale dovrebbe misurarsi anche tenendo presente che, non solo bisogna costruire in modo ecosostenibile, ma è necessario anche e soprattutto avere cura dell’immenso patrimonio già a nostra disposizione. Che, tra l’altro,
non è un passato da seppellire, ma è la nostra Storia.

Invece, dopo aver sfiorato la tragedia della discarica nel Parco Naturale del Vesuvio, arriva puntuale il crollo della Casa del Gladiatore a Pompei, uno dei siti archeologici più visitati al mondo.

Purtroppo il dramma avvenuto a Pompei non è da considerarsi un caso, bensì l’apice di un processo di disinteresse da parte della politica, riscontrabile nella totale insufficienza dei finanziamenti elargiti alla cultura e alla conservazione dei Beni Culturali in particolare.

Mentre per nuovi e lungimiranti appalti sembra che i fondi non manchino mai, per la salvaguardia del territorio è necessario che la popolazione si mobiliti scontrandosi con le forze dell’ordine (vedi il caso della discarica nel Parco del Vesuvio). E’ brutto dirlo, ma lo Stato, in materia di salvaguardia del territorio, pare del tutto assente. A dimostrarlo basta il fatto che molto spesso nei siti culturali, anche in quelli di maggiore importanza, non troviamo del personale specializzato, ma dei volontari non retribuiti, poiché nella cultura non c’è lavoro; non c’è lavoro nei musei, non c’è lavoro nella ricerca, non c’è lavoro per i restauratori e nemmeno per gli addetti alla valorizzazione dei Beni Artistici.

Ebbene, pare dunque che il nostro patrimonio culturale e territoriale si regga principalmente sul volontariato. Non ci si dovrebbe quindi stupire se poi accade l’inevitabile.

Ma lo Stato dov’è? Non c’è; se ci fosse stato avrebbe posto rimedio per tempo, assumendo del personale specializzato nel restauro dell’intera area e non solo dell’Armeria (che questa volta è stata vittima di assoluta negligenza e non dell’eruzione del Vesuvio, come nel 79 d.C.) I video poi, come imbarazzanti e scomodi testimoni, documentano la presenza di immondizia, sterpaglie, cani randagi in tutto il sito archeologico, proprio come si trattasse di un luogo effettivamente abbandonato.

Sembra un’amara barzelletta: mentre il dibattito sulla sostenibilità ambientale imperversa un po’ ovunque e si spendono parole su tutti i fronti riguardo a come, dove e quando costruire, ecco che crolla un pilastro della nostra Storia e del nostro Turismo archeologico e territoriale. Come a dire che si sta raccontando di costruire un futuro, mentre in realtà se ne lasciano crollare le gloriose fondamenta. Dunque, ecco svelato cosa si cela dietro la maschera della politica italiana: arretratezza. Culturale, economica, politica.

Non a caso il Presidente della Repubblica Italiana Napolitano ha commentato l’accaduto con la parola: “vergogna”. Purtroppo, nella sua richiesta di spiegazioni senza ipocrisie, non sembra sia stato accontentato.