Strategie per massimizzare il guadagno solare: la Sunlight House

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La Sunlight House è un edificio progettato intorno alle esigenze della famiglia che lo abiterà, cercando di mantenere i più alti standard energetici, basse emissioni ed ottimizzare l’illuminazione naturale in base alle funzioni degli ambienti interni ed al paesaggio esterno, per creare un luogo equilibrato in cui vivere, ma anche un manifesto del nuovo modo di progettare con strategie per massimizzare il guadagno solare seguendo le indicazioni dello standard 2020 dettato dalla Comunità Europea.

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IL PROGETTO

La Sunlight House è una casa unifamiliare completata nell’ottobre 2010, su progetto dello studio di architettura Hein–Troy Architekten e tramite l’intervento della Danube University Krems e dell’Institute For Healthy And Ecological Building (Ibo), che insieme hanno cercato di creare un prototipo sostenibile, seguendo gli standard proposti dalla Comunità Europea per il 2020, relativi ai nuovi edifici a basso impatto ambientale.

Sorge a Pressbaum, in Austria, nei pressi di Vienna; una zona montuosa circondata da molto verde, caratterizzata da splendidi panorami.
Il progetto nasce attorno alle necessità di una giovane coppia con due bambini piccoli, e dal loro desiderio di vivere in una casa rispettosa dell’ambiente, realizzata a misura per loro.

L’architetto Juri Troy ha tenuto molto in considerazione le esigenze della famiglia e l’ambiente circostante; le particolarità del luogo specifico in cui la casa sarebbe sorta, sul fronte sud–est di un ripido pendio, sempre parzialmente in ombra.
Proprio da questa situazione di svantaggio iniziale nasce la necessità di dedicare una particolare attenzione all’elemento luce in fase progettuale.

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STRATEGIE PER MASSIMIZZARE IL GUADAGNO SOLARE

La Sunlight House si sviluppa longitudinalmente lungo l’asse nord–ovest/sud–est; al suo interno gli ambienti principali si susseguono affacciandosi sul fronte sud–ovest, mentre gli ambienti di servizio sono stati posizionati sul lato opposto. È disposto su due piani e caratterizzato da un tetto a falda asimmetrico sul quale sono state disposte varie aperture zenitali che contribuiscono ad illuminare le stanze interne e gli ambienti di servizio.

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Ogni elemento trasparente che compone l’involucro è stato studiato mediante una duplice linea guida: la volontà di fornire uno scorcio dall’interno verso il meraviglioso paesaggio circostante, e la necessità di massimizzare i fattori di guadagno solare e di ventilazione naturale.

Ampie finestre garantiscono elevati livelli di luce diurna bilanciati in base al tipo di attività svolta all’interno. La zona dell’ingresso, ad esempio, è stata mantenuta piuttosto buia volontariamente, per garantire un maggiore effetto sorpresa al momento del passaggio verso il soggiorno adiacente; le camere da letto dei bambini, che vengono usate anche il giorno per le attività di studio, godono di ampie finestre per garantire la massima illuminazione; la camera dei genitori, che durante il giorno è meno usata, ha una porzione inferiore di superficie finestrata, per evitare inutili dispersioni termiche.

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Durante l’anno un sistema automatizzato garantisce la corretta ventilazione tramite i serramenti. Non è stato previsto un impianto di condizionamento per i mesi più caldi, ma tramite sistemi che limitano l’ingresso della radiazione in estate, la casa mantiene comunque un clima interno confortevole. In inverno, invece, la Sunlight House si avvale di un sistema di ventilazione meccanica e pompa di calore. Sulla copertura a sud sono stati disposti dei pannelli fotovoltaici e dei pannelli solari che producono energia integrandosi perfettamente con il design dell’edificio.

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Dati alla mano

La superficie finestrata totale della Sunlight House è pari al 51 % della sua superficie calpestabile; un valore di molto superiore ai limiti minimi imposti in Italia ad esempio, che equivalgono come ben sappiamo al 12,5% (il solito 1/8 dei Rapporti Aero–Illuminanti). Inoltre i ricercatori della Danube University Krems, in base ad alcune analisi fatte sull’edificio, hanno valutato che il fattore medio di luce diurna, relativo alla corretta distribuzione della luce all’interno di un ambiente, equivale almeno al 5 % in tutti gli spazi abitativi.

Per fare un paragone significativo, ricordiamo che nella normativa Italiana, il fattore medio di luce diurna minimo imposto per ambienti che necessitano di un ottimo livello di illuminazione, come le aule scolastiche o i laboratori, equivale al 3%; nei locali adibiti a residenza al 2%, mentre negli ambienti di servizio il valore minimo imposto equivale all’1% (dati relativi al D.M. 5 luglio 1975).

Sara Schiaffino

Sara Schiaffino Architetto

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