Micro-architettura in paglia: eco padiglione nel cuore dell’Alsazia

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E’ utilizzata come imbottitura di materassi, intrecciata in corde, adoperata nei settori di allevamento ed abbigliamento. E’ prodotta dai fusti dei cereali: la paglia! Secondo Masanobu Fukuoka è la protagonista dell’agricoltura naturale o del non fare (“Rivoluzione del Filo di Paglia”, Libreria Editrice Fiorentina); rappresenta una fonte di energia alternativa ed è usata in edilizia per coperture e tamponamenti. La paglia, offrendo ottime prestazioni d’isolamento termico, acustico e di resistenza alle sollecitazioni sismiche, è annoverata, assieme al bambù e al sughero tra i materiali più ecologici, riciclabili ed efficienti. Le balle in paglia possono essere utilizzate come enormi mattoni impilati gli uni sugli altri per realizzare muri portanti o tamponamenti di strutture lignee o in acciaio.

Si tratta di un’ architettura del necessario che negli ultimi anni si sta perfezionando notevolmente: standardizzata, a secco, fatta in poche settimane e facile da smantellare. La paglia può essere riassorbita dal suolo o da altri cicli in situ.

Materiali naturali per abitazioni

I pigmei hanno abitazioni simili a bozzoli verdi di giunchi, corteccia d’albero e fango. Le abitazioni, destinate a diventare cumuli in decomposizione, ritornano alla terra. Il peso sull’ambiente è praticamente nullo. I bassi rifugi derivano dalla foresta e ritornano ad essa. La logica contemporanea di progredire senza rinunce e con molti agi ha avuto un impatto notevole sul pianeta e ci ha allontanato dai veri bisogni, dalla conoscenza approfondita della natura e dalla possibilità di cercare soluzioni ingegnose e in armonia con l’ambiente.

Festival Archi 20 in Alsazia

La ricerca di un’architettura di minor impatto, in riferimento al patrimonio rurale e con il supporto di tecniche innovative, è stata la principale ambizione del festival Archi<20 realizzato nel cuore dell’Alsazia, splendida regione francese. La competizione, svoltasi dal 1 giugno al 15 settembre 2012, ha mobilitato tutte le energie sociali per pensare micro–architetture fatte di materiali locali e per stimolare l’eco–creatività di architetti, studenti e designer. I requisiti dei progetti partecipanti sono: la dimensione ridotta, entro i 20 mq, i materiali per la costruzione, naturali o di recupero, e l’uso delle micro–architetture, per accogliere il turismo ecosostenibile.

Il parco Grand Riet e la cittadina di Muttersholtz hanno, inoltre, ospitato i progetti vincitori: nidi di piccole dimensioni, costruiti nel rispetto delle esigenze sociali, comfort e ambiente. Sparsi nel bellissimo parco, museo a cielo aperto, sembrano scomparire o confondersi nell’ambiente, innestando la riflessione e il dialogo tra opere umane e ambiente naturale, tra linguaggio minimalista sostenibile e paesaggio. Con un budget massimo di 7.000 euro, i partecipanti hanno realizzato i piccoli padiglioni per accogliere turisti e famiglie in visita della foresta del Riet.

Ecopadiglione in paglia dello Studio 1984

La struttura è in portali di legno Douglas, le fondazioni in pino di Acacia. La paglia, pressata in balle rettangolari, è inserita entro le strutture ed è lasciata grezza, riparata solo dal grande tetto.L’edificio appare massiccio, altamente innovativo, familiare e confortevole. La facciata a sud si affaccia con un’ampia finestra e una porta d’ingresso. L’eco padiglione presenta chiaramente il metodo costruttivo e gli intenti progettuali dello studio di Parigi: i portali reggono il tetto e, all’ interno, è inscritto il parallelepipedo di balle in paglia interrotte in soli due punti (la finestra e la vetrata di ingresso).

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Nid Vu Nid Connu

Costruire capanne modeste, discrete ed accoglienti: Ni vu ni connu (Né visto né sentito) in combinazione con nid (nido) porta al motto del progetto Nid vu nid connu presentato ad Archi<20; un gioco di parole per indicare come lo studio 1984 abbia reinterpretato il concetto di nido, riflettendo sulla transitorietà delle costruzioni contemporanee e cercando uno stile di vita salubre e non invasivo.

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Il prototipo è stabile, con tetto generoso e un volume netto: una piccola costruzione idonea per rifugi, alberghi diffusi ed eco–padiglioni immersi nella natura.

Elisa Stellacci

Elisa Stellacci Architetto

Di origine barese e studi ferraresi, si occupa di architettura e grafica a Berlino. Lavora in uno studio di paesaggio, adora le ombre, concertini indie-rock e illustrazioni per bimbi. Volubile e curiosa, si perde nei dettagli e divide non equamente il tempo tra lavoro, amici e passioni.