Un ex macello diventa una scuola sostenibile in Spagna

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Escuela de Hostelería en Matadero, è questo il nome di una scuola alberghiera che sorge nel cuore del centro storico della città di Medina–Sidonia, in Andalusia. Il nucleo antico di questa città del sud della Spagna, è fortemente caratterizzato da muri bianchi dipinti a calce e tetti a falda dalle inusuali tegole in ceramica. Gli architetti Maria Gonzales e Juanjo Lopez de la Cruz hanno dovuto fronteggiare una sfida ardua, che obbliga al confronto con differenti questioni: la scelta dell’approccio architettonico–formale da adottare nel centro antico della città, la progettazione di una struttura dalle destinazioni d’uso oltremodo contrastanti con quelle del contesto, un ex–macello ottocentesco da ristrutturare e adattare alle nuove funzioni della scuola.

Luoghi della cultura sostenibili: la scuola trasformata in biblioteca

L’antica struttura del macello spagnolo consiste in un edificio che si distribuisce attorno ad una corte centrale, in cui si radunava il bestiame prima di macellarlo, e circondato da un alto muro bianco che segue il confine del lotto. La nuova struttura si integra a quella preesistente grazie alla funzione unificatrice del nuovo tetto, che si piega ad abbracciare strutture nuove e antiche, assumendo conformazioni e altezze diverse, in funzione del pieno controllo dell’irraggiamento solare.

La nuova copertura è costituita da tegole–piastrelle in ceramica di 14x14 cm, il cui richiamo, per forme e colori, alle tegole degli edifici preesistenti, è fondamentale ai fini dell’integrazione dell’immagine della nuova architettura nel nucleo antico.

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Sotto il tetto unificatore si compiono le funzioni della struttura, didattiche (cucina e aule) e pubbliche (mensa e bar). In particolare, strategica è stata la scelta dei due architetti di destinare le strutture dell’antico mattatoio alle funzioni ricreative, in modo da evitare il necessario adeguamento alle esigenze tecnologiche degli spazi della didattica, che avrebbe alterato la spazialità interna dei vecchi ambienti.

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Nei nuovi spazi, i soffitti e le pareti interne, come quelle esterne, sono stati ricoperti di calce bianca a rustico; i vecchi pavimenti sono stati sostituiti con lastre in calcestruzzo, realizzate con casseforme di legno. Le piccole corti sono coltivate ad orto: una forma di auto–produzione a chilometro zero di cui gli studenti beneficiano per produrre le erbe aromatiche che connotano i loro piatti speciali.

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L’approccio sostenibile adottato dai due progettisti, è servito loro come strumento di mediazione tra antico e nuovo. Così, gli elementi della tradizione costruttiva del posto, case imbiancate a calce e tetti in ceramica, hanno fornito i materiali e le forme di una “nuova” architettura ecosostenibile: i muri dal pronunciato spessore garantiscono una forte inerzia termica minimizzando la dispersione energetica, i piccoli e frequenti patii sono veri e propri pozzi di ventilazione naturale all’interno del complesso, la copertura traspirante in ceramica migliora il tasso di umidità degli spazi interni.

Il sapiente e inusuale impiego della ceramica è valso ai progettisti il Tile of Spain Awards 2012, a dimostrazione che l’architettura può produrre edifici di qualità senza sperpero di risorse e senza spese superflue.

Barbara Brunetti

Barbara Brunetti Architetto

Architetto e dottoranda in Restauro, viaggia tra la Puglia e la Romagna in bilico tra due passioni: la ricerca accademica e la libera professione. Nel tempo libero si dedica alla lettura, alla grafica 3d, e agli affetti più cari. Il suo sogno nel cassetto è costruire per sé una piccola casa green in cui vivere circondata dalla natura.