Lavorare sotto la chioma degli alberi: l’ufficio nel bosco

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Oberati di lavoro, sommersi da commissioni,disegni da preparare, tra scadenze e clienti, quante volte abbiamo desiderato essere altrove, lontano dalla nostra scrivania, dal capo e dalla grigia città? Con la mente, si sa, tutto è possibile, ma lo scenario reale è sempre lo stesso: una montagna di scartoffie e un triste pc che attende i nostri comandi. Possono invece dirsi fortunati i dipendenti dello studio madrileno SelgasCano, che ha scelto come location per i suoi uffici un bosco a pochi chilometri dalla capitale spagnola. Come è possibile conciliare un lavoro che richiede creatività, pazienza e, nel peggiore dei casi, nervi saldi con un ambiente che ispiri serenità e aiuti le buone idee a crescere?

Josè Selgas e Lucia Cano hanno evidentemente capito che il luogo in cui si lavora deve essere esso stesso fonte di creatività e qual è il miglior posto in cui pensare se non sotto la chioma di un albero?

Lo studio è costituito da un lungo tunnel, un padiglione spettacolare per la sua apparente semplicità. Gli uffici sono infatti spalmati su un open space seminterrato la cui copertura è per metà opaca e per metà trasparente: lungo tutto il fronte Nord, parete e copertura sono costituiti da una lastra di plexiglas di 20 mm di spessore, mentre a Sud le scrivanie sono addossate ad una parete opaca e compatta in poliestere e fibra divetro di 110 mm, che isola le postazioni dalla luce diretta del sole.

Nel primo caso la vista del paesaggio esterno si fonde completamente con l’ambiente di lavoro, mentre nel secondo le ombre degli alberi si riflettono all’interno sulla parete, il cui rivestimento traslucido lascia intravedere sia l’esterno che la struttura metallica della parete.

Un’ idea troppo semplice? Non esattamente. I titolari dello studio tengono a precisare che ogni scelta progettuale è stata seguita da uno studio dei particolari tecnologici, dei materiali e del loro assemblaggio e non dalla consultazione di cataloghi. Niente è lasciato al caso. Ad esempio, nella parete sandwich, la parte in poliestere è composta in realtà da due pezzi diversi: un pannello dritto ottenuto da piccole stecche rigide ed un pannello curvo prodotto esclusivamente per i tetti di alcune carrozze di treni in Germania. Per averlo hanno dovuto aspettare l’ordinazione delle ferrovie tedesche perché i pochi metri necessari per il progetto non giustificavano da soli la richiesta di produzione.

Tra i due pannelli è stato inserito uno strato di isolante in polietilene bianco traslucido per proteggere il poliestere. La parete Nord, trasparente, è ottenutada pannelli di plexiglas curvo, zigrinati lungo i bordi così da permettere la perfetta aderenza dei fogli con un’ iniezione di silicone sigillante. Due diverse imprese si sono poi occupate della curvatura e dell’assemblaggio dei pannelli, mentre una terza compagnia è stata chiamata per i due lati corti del tunnel, realizzati entrambi con lastre di metacrilato opalino bianco da 10 mm montato su un’ intelaiatura d’acciaio.

Le due pareti sono completamente apribili attraverso un semplice sistema composto da carrucole e contrappesi posto all’esterno ma azionato dall’interno. Il movimento generato dalla parete è simile a quello di un ventaglio che, pompando aria all’interno dell’ufficio, permette il ricambio e la circolazione dell’aria.

Il tunnel è per metà interrato per consentire la vista dello spazio esterno dalle postazioni di lavoro. Tutto quello che si trova sotto il livello del suolo è in calcestruzzo e le stesse assi delle casseforme di legno sono usate per il rivestimento della pavimentazione interna, trattata e tinta in bianco e verde con una vernice a due componenti a base epossidica.

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I contro di un progetto apparentemente sostenibile
Lavorare immersi nel verde sarebbe stato finalmente possibile, se la meticolosità che i progettisti hanno profuso nello scegliere il luogo perfetto avesse avuto un riflesso anche nella scelta sostenibile dei materiali e delle tecnologie. Ad esclusione del sistema di ventilazione, piuttosto ingegnoso perché ha evitato l’installazione di macchine per rinfrescare l’aria all’interno dello spazio, non si può sottacere la completa mancanza di rispetto dell’ ambiente.

Plexiglas, poliestere, silicone e calcestruzzo non possono certamente considerarsi materiali ecologici.Inoltre la scelta di far giungere parti di copertura dalla Germania può considerarsi una scelta originale, ma è fortemente impattante se si considera il costo che il trasporto ha sull’ambiente.

Scegliere di lavorare in un bosco suona un po’ come un ritorno alla natura, ma in questo progetto di naturale c’è solo quello che resta di un bosco invaso dalla plastica.









Anellina Chirico

Anellina Chirico Architetto

Cilentana, si avvicina al mondo delle costruzioni per gioco grazie ad un regalo della Befana. Quella casa in legno da montare diventa una passione e decide di farne il suo mestiere. Quando ripone matite e computer, guarda fuori dalla finestra, parla tanto e lavora a maglia.