Biospheric Project. La rivoluzione verde nel cuore operoso di Greater Manchester

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Salford, prima periferia della città di Manchester, appena 15 minuti di cammino dai negozi del centro e la sua affollata routine. È in quel sobborgo deprivato del Nord dell’Inghilterra, nel Greater Manchester, che si insedia la rivoluzione verde del Biospheric Project, un centro di ricerca interdisciplinare di architettura urbanistica socio–ecosostenibile interamente integrato nella comunità locale.

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Alti palazzoni si stagliano solitari, intorno alberi e una vecchia fabbrica in disuso, all’orizzonte il profilo della città di Manchester, di sotto il fiume Irwel che scorre incessante.
Proprio in quella fabbrica abbandonata che in terra inglese ricorda la rivoluzione industriale, appena due anni fa Vincent Walsh, ricercatore dottorando alla Manchester Metropolitan University, ha dato avvio al suo ambizioso progetto di ricerca in bioarchitettura con la visione chiara di ridisegnare il profilo delle città del futuro per rispondere alle sfide del nostro tempo in modo sostenibile, adattivo, resiliente.

In uno scenario dove il verde e i mattoni intagliano contorni stridenti, in un panorama dove la natura e l’opera dell’uomo erano abbandonati all’incuria, ora si dischiude una realtà operosa e innovativa. Si tratta della squadra di “agro–disegnatori urbani” arruolata da Vincent Walsh, ideatore e direttore del Biospheric Project e leader visionario della Biospheric Foundation, fondazione di ricerca interdisciplinare orientata a scopi sociali.

UN AGRICULTURAL LAB, CENTRO DI RICERCA E PRODUZIONE PER LA COMUNITÀ

Il Biospheric Project, nato in seno alla fondazione, attiva il motore di un’incisiva trasformazione che investirà la città di Manchester negli anni a venire.
Il progetto è ospitato proprio in quella fabbrica simbolo di un’epoca, dove il passo del tempo ha nuovamente azionato il vento del cambiamento, nella città che è gia stata nei secoli protagonista nella rivoluzione industriale, tecnologica e informatica.

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La forza di un’idea che fonda su conoscenze e competenze approfondite della materia e risponde in modo brillante alla riflessione emergente sul nostro futuro, riconoscendo la necessità di guardare ai problemi in modo diverso, con creatività. Da qui l’obiettivo di ridisegnare il profilo urbano esplorando lo straordinario potenziale dell’agricoltura verticale, sfruttando spazi inutilizzati come tetti e pareti o edifici abbandonati, con l’ausilio della tecnologia e di conoscenze millenarie applicate al contesto attuale.

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Ma Biospheric Project non è solo un laboratorio di tecniche innovative, è al tempo stesso centro agricolo produttivo, punto di informazione e promozione di grande vivacità.
Si tratta di un agricultural lab che porta la ricerca nel cuore della cittadinanza, lavora per il suo coinvolgimento attivo ed infine produce i frutti per il suo sostentamento, oltre che concrete opportunità di lavoro.
Questa la missione dei ricercatori raccolti intorno alla coraggiosa impresa del Biospheric Project per ricucire il legame perduto con il cibo prodotto e portato in tavola, attraverso la partecipazione, la conoscenza e la condivisione. “Reconnect people with food” come dice Vincent.

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La vera unicità del progetto, infatti, è di aver portato la ricerca dove i suoi risultati avranno reale utilità, aprendo un dialogo tra mondo accademico, imprese e comunità locale.
Biospheric Project ha avviato attività e creato impieghi di lavoro per la gente del posto, lanciato seminari, corsi, conferenze, incontri per guardare da vicino e costruire insieme il futuro verde della città.

Importanti sostenitori hanno promosso l’idea e appoggiato la sua realizzazione. Tra le partenrship che a vario titolo hanno dato un impulso significativo al Biospheric Project capeggiano nomi come: Manchester International Festival, Salford City Council, Siemens, Esmée Fairbairn Foundation, Bruntwood, Urban Splash, BDP Architects, Manchester Metropolitan University e Belfast Queens University.

INTERDISCIPLINARITÀ E INTERCONNETTIVITÀ DELLE PARTI, UNA VISIONE OLISTICA

Ispirato ai principi della permacultura, l’ingegnoso complesso sviluppato dal team di Walsh fonda la sua forza nella sostanziale interdisciplinarità della ricerca e interconnettività dei sistemi coinvolti nel ciclo produttivo, mimando il ciclo naturale esistente nella biosfera con un sofisticato congegno tecnologico.

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I tre piani del vecchio edificio in mattoni rossi, hanno così ripreso luce e ospitano attualmente un complesso sistema di agricoltura urbana che integra agroforestry e aquaponic.
L’aquaponic si basa sul reciproco apporto di pesci e piante collegati da un ingegnoso sistema idrico, monitorato con tecnologia digitale prodotta da Siemens in esclusiva per il progetto, mentre l’agroforestry sfrutta l’interconnettività tra funghi, vermi e gli 80 alberi da frutta presenti nel verde orto antistante l’edificio.

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La struttura ha già dato i primi frutti, raccolti dal Biospheric Team lo scorso luglio proprio nel meraviglioso forest garden e nella serra ospitata sul tetto che produce frutta e verdura e dove si allevano anche api e galline.
Il primo raccolto è stato promosso a pieni voti da rinomati chef Michelin che hanno introdotto i prodotti nelle ricette di uno dei migliori ristoranti della città.

Gli alimenti nutrienti e di primissima qualità sono stati, inoltre, venduti attraverso la rete di distribuzione a filiera corta coordinata dalla Biospheric Foundation: il negozio 78 Steps aperto di recente a soli letteralmente 78 passi dal raccolto e Whole Box, il sito web dove i cittadini locali possono ordinare la propria scatola di verdure stagionali rigorosamente prodotti in zona. Quando si dice prodotti a chilometri zero!

Maria Silvestri

Maria Silvestri Architetto

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