Il fiume Dora e l’archeologia industriale: un grande parco pubblico per Torino

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L’area industriale dismessa di Spina 3 sarà trasformata in un polmone verde a nord della città di Torino. Questo processo di riqualificazione urbana va avanti ormai da alcuni anni ed è stato riconosciuto come uno degli interventi urbanistici più significativi degli ultimi tempi. Gli insediamenti industriali ebbero il massimo sviluppo durante la metà del XIX secolo per poi essere chiusi definitivamente negli anni ‘80 lasciandol’area in disuso. L’obiettivo del progetto è quello di confrontare la storia dei luoghi con l’inevitabile trasformazione del territorio coniugando spazi verdi e archeologia industriale.

Il Parco Dora, di circa 40 ettari, prende il nome dal fiume che lo attraversa ed è suddiviso in cinque zone identificate tuttora con la denominazione delle fabbriche che occupavano quegli spazi. Il corso d’acqua è l’elemento base che ricongiunge le diverse aree e suggerisce criteri progettuali per la formazione di numerosi accessi al parco facilitando l’afflusso dei cittadini.

AREA 1

L’area Vitali è situata nella parte centrale del parco. In questa zona sorgeva l’ex acciaieria Vitali della cui struttura saranno conservati gli alti pilastri che serviranno a delimitare le differenti funzioni pubbliche (cinema all’aperto, manifestazioni temporanee, luoghi di ristoro, ecc.), mentre parte del tetto di un capannone industriale più piccolo verrà riutilizzato per realizzare un’area coperta dedicata allo sport. Tutte le attività presenti saranno circondate da ampi spazi verdi.

AREA 2

La zona di Corso Montara, a nord, segna un punto di passaggio tra il Parco Dora e il nuovo quartiere residenziale dal quale i cittadini potranno accedere alla terrazza d’ingresso, ribassata di 1 m rispetto alla quota stradale, attraverso scale, passerelle e rampe. Le passeggiate che verranno realizzate presenteranno una visuale privilegiata su tutto il parco.

AREA 3

L’area Michelin, a sud, prevede un percorso pedonale che costeggia la riva del fiume Dora fornendo numerose e mutevoli prospettive verso gli spazi verdi. Il progetto prevede la riqualificazione della preesistente torre di raffreddamento visitabile attraverso una passerella vetrata dalla quale sarà possibile assistere al ciclo di funzionamento dell’impianto e a straordinarie istallazioni luminose. La parte più a sud, che delinea il confine del parco, è delimitata da una scarpata erbosa valicabile attraverso un percorso sopraelevato che collega l’area Michelin con l’area Valdocco.

AREA 4

L’area Valdocco si colloca nella parte orientale del parco e sarà costituita da una piazza alberata posta di fianco al corso del fiume. Il progetto prevede la conservazione di alcuni setti della fabbrica preesistente come rappresentazione simbolica del monumento industriale. Le direttrici principali che attraversano la piazza sono la prosecuzione dei percorsi che provengono dalle altre aree. La piantumazione di alberi di specie diverse offre un importante impatto visivo per la differenziazione degli specchi d’acqua dalle aree verdi.

AREA 5

L’area Ingest, a ovest, è un giardino pubblico principalmente ad uso degli abitanti della nuova zona residenziale, dei frequentatori della Chiesa Santo Volto progettata da Mario Botta, dagli utenti del nuovo centro socio–culturale e dagli studenti della scuola limitrofa. Inoltre, verranno conservate le fondazioni dei vecchi capannoni per la creazione di un orto con specie vegetali particolari e per la realizzazione di specchi d’acqua, di aree gioco, ecc. L’intervento, però, non maschererà la funzione prettamente industriale che queste strutture hanno avuto in passato.

La presenza di bacini idrici servirà a convogliare le acque piovane provenienti dalle coperture degli edifici circostanti per riutilizzarle nelle attività del parco.

Tre delle cinque zone (l’area Vitali, l’area Michelin e l’area Ingest) sono state finanziate da fondi statali e solo l’area di Corso Montara e l’area Valdocco sono soggette ad investimenti privati.

Il progetto del Parco Dora è stato recentemente premiato dall’International Architecture Award perché particolarmente attento all’uso di una corretta pianificazione urbana, alla valorizzazione del paesaggio, all’incremento delle aree verdi e alla riqualificazione dell’archeologia industriale. Ciò che rimaneva di un’area grigia e abbandonata con fabbriche in disuso è diventato un grande spazio pubblico in cui i cittadini possono riconciliarsi con la natura.

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Francesca Pedico

Francesca Pedico Ingegnere edile-architetto

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