Vademecum per la progettazione dello spazio pubblico inclusivo

Come progettare spazio pubblico inclusivo

La Carta dello spazio pubblico pubblicata dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) è un vademecum per la progettazione urbana di spazi accessibili al pubblico.

A quattro anni dalla sua pubblicazione cerchiamo di fare il punto della situazione sulla sua applicazione con particolare riguardo alle esigenze delle persone con disabilità motorie, il cui diritto all'inclusione sociale nel nostro Paese è sempre più limitato nonostante  l’aumento della speranza di vita della popolazione implichi una perdita di autonomia nella mobilità e vi siano normative italiane ed europee per facilitare la progettazione socialmente sostenibile.

Esempi di progettazione di spazi pubblici inclusivi

La Carta dello spazio pubblico è articolata in sei tematiche e rappresenta un utile strumento per la corretta progettazione di spazi pubblici fruibili da ampie fasce della popolazione, incluse quelle meno abili a muoversi sulle proprie gambe, tra le quali la normativa include anche le donne in gravidanza e tutte le persone particolarmente obese. È dunque un vademecum per una progettazione inclusiva sia per i progettisti di spazi urbani sia per gli amministratori, i primi  responsabili di una corretta realizzazione attraverso la riduzione delle cosiddette barriere architettoniche, i secondi della loro corretta e continua manutenzione.

Esempi di progettazione di spazi pubblici inclusivi

Nel primo capitolo della Carta dello spazio pubblico è riportata la seguente affermazione: il luogo di proprietà pubblica è pensato per essere fruibile da tutti. La qualità della rete degli spazi pubblici senza soluzioni di continuità, dunque, diventa l’elemento chiave del benessere individuale e collettivo, perfettamente in linea con la Convenzione Europea del Paesaggio. Gli spazi pubblici, rispetto a quelli privati, devono essere inclusivi e garantire una maggiore fruibilità e accessibilità nel tempo -in modo gratuito e senza scopi di lucro- ad ampie fasce della popolazione. La loro corretta gestione e manutenzione deve essere accompagnata dall'educazione civica dei suoi fruitori (come non danneggiare e non insudiciare) e garantita dalle tasse versate dai residenti e non.           
Nel capitolo dedicato alle tipologie degli spazi urbani sono considerati pubblici, sia all’aperto che al coperto, i seguenti luoghi:       

  • Marciapiedi
  • Strade
  • Piazze
  • Giardini
  • Parchi
  • Musei
  • Biblioteche

Gli spazi pubblici inclusivi

Ai fini della corretta progettazione, o gestione, di quei luoghi raccomandiamo di recepire almeno i suggerimenti  indicati nei seguenti articoli del vademecum.

Articolo 11 del primo capitolo: ai fini della determinazione degli standard dei servizi urbani e delle infrastrutture, non è corretto conteggiare gli spazi non adeguati alla fruibilità dei disabili, anche se di proprietà pubblica. Questo equo proposito smorza la legittima preoccupazione di tutte le associazioni che si battono per i diritti dei disabili motori, per diverse cause, in capo all’articolo 10 che lo precede e che recita così: "Lo spazio pubblico, ove il rispetto del valore naturale e storico lo renda possibile, deve essere reso accessibile e privo di barriere per i disabili motori, sensoriali e intellettivi":  La preoccupazione è giustificata perché, a nostro modesto avviso, vi è un certo grado di libertà di interpretazione della frase “ove il rispetto del valore naturale e storico lo renda possibile”. Qui non è indicato un criterio oggettivo, ma soggettivo e lascia spazio alla deroga dell’adeguamento degli spazi pubblici, vanificando così l’obbligo del rispetto della normativa sulle barriere architettonichebarriere architettoniche, anche quando le tecnologie fossero economiche ed adeguate al contesto storico del patrimonio vincolato.     

Evidentemente, molte municipalità italiane presentano ancora oggi elevati margini di adeguamento dei propri spazi pubblici per una ampia fruizione. Osserviamo che al menzionato elenco di spazi pubblici debbano essere inclusi anche i luoghi di spettacolo. Abbiamo un enorme patrimonio di teatri storici che sono tutelati dalla Soprintendenza fino alla loro più piccola particella degli intonaci. Sosteniamo, vivamente, che tutti i cittadini dovrebbero avere il diritto di visitare la maggior parte possibile dei luoghi meravigliosi che arricchiscono il nostro Belpaese. Non è la stessa cosa visitarli virtualmente!     

Il terzo capitolo concerne la creazione degli spazi urbani. Nell’articolo 17, l’INU sostiene che lo spazio pubblico è la palestra della democrazia, occasione per creare e mantenere nel tempo il sentimento di cittadinanza e consapevolezza del ruolo che ciascuno di noi ha, e può avere, con il proprio stile di vita quotidiano e per l’ambiente in cui vive. Nell’articolo 18, del medesimo capitolo, viene enfatizzato il processo di configurazione delle caratteristiche fondamentali di uno spazio urbano, il quale deve passare necessariamente per la progettazione partecipata. Quest'ultima, in buona sostanza, è un metodo di pianificazione urbanistica democratico, ormai sperimentato da lustri dalle P.A. di città molto evolute come Barcellona, capoluogo della Catalogna.
Spesso, i nostri politici si rendono conto, a loro spese, che imporre le loro decisioni senza prima averne sondato la fattibilità, sono causa di infelicità di molti abitanti e quindi perdita di voti.        

Il quarto capitolo analizza i principali ostacoli alla creazione di spazi pubblici adeguati alle persone disabili. Secondo l’INU essi rappresentano la scarsa consapevolezza dei diritti dei cittadini, specie quelli appartenenti a queste fasce più deboli che rinunciano a manifestare contro l’imposizione subliminale, da parte delle autorità locali, di accettazione della propria esclusione da certe dinamiche di vita sociale. In seconda battuta, gioca contro all’adeguamento degli spazi pubblici (poiché ex novo si costruisce sempre meno) la riduzione delle entrate delle municipalità, in primis è a sfavore del welfare, ovvero del benessere. In seconda battuta, aggrava questo scenario incivile anche la gestione inefficiente e inefficace delle risorse pubbliche.

Esempio di spazio pubblico inclusivo

Concludendo, il recepimento della visione della Carta dell'INU consentirebbe di innescare un effetto domino virtuoso: l’incremento della fruizione degli spazi urbani potrebbe, nel medio periodo, il rilancio del turismo e quindi dell’economia locale. Spesso basterebbe anche solo iniziare con un buon piano di comunicazione urbana, curando la segnaletica e la mappatura dei percorsi accessibili senza soluzioni di continuità.
Sintetizzando banalmente, osiamo affermare che i principali ostacoli alla creazione di luoghi civili sono: la scarsa volontà e l’ignoranza dei principi di educazione civica. Non lasciamo che gli spazi virtuali (social network) rimpiazzino quelli fisici di socializzazione!

Giovanna Barbaro

Giovanna Barbaro Architetto e Tecnologo

Deve il suo carattere cosmopolita a Venezia, dove si laureò in architettura (IUAV). Dal 2008 europrogettista nei settori green economy e clean tech. Nel 2017 ha realizzato uno dei suoi più importanti sogni: fondare Mobility-acess-pass (MAP), un'associazione no profit per la certificazione dei luoghi pubblici per le persone con disabilità motorie. Tra i suoi hobby preferiti: la fotografia e la scrittura