“Emergence” e progettazione biomimetica: il ruolo dei progettisti

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La sedia, l’automobile e la carta stampata sono solo una parte del complesso universo di prodotti che nascono per soddisfare bisogni puramente speculativi. La svolta davvero sostenibile viene dallo studio di quello che è definito “emergence” e dalla progettazione biomimetica. Infatti dall’impatto che produzione tradizionale ha sulla società derivano due particolari tipologie di ricerca sull’ecologia (intesa come economia naturale): una sempre più avanzata indagine tecnologica da una parte e una crescente volontà di slegarsi dalle attuali logiche di mercato dall’altra.

Due facce della stessa medaglia, due approcci uguali e contrari volti a scoprire il nostro rapporto con la natura e, di conseguenza, con noi stessi.

EMERGENCE IN UN SISTEMA

Raramente però queste modalità di ricerca entrano in contatto con la persona, dimenticando il più delle volte che ognuno di noi sviluppa un’ecologia propria, costantemente in relazione con l’ambiente circostante, sia questo naturale o artificiale.
Questa individualità innata crea in ogni cambiamento di scala una ripercussione globale sullo sviluppo e la vita della società. Ognuno di noi crea quello che è chiamato “emergence”.

Queste termine, di uso comune nell’ambiente della progettazione biomimetica, indica l’emergenza di determinate caratteristiche in un sistema a partire dalla variazione di un singolo componente del sistema stesso.

Nel mondo della scienza questo concetto è studiato da matematici e biologi a partire dagli anni sessanta, prima analizzando il comportamento di particolari tipi di melme, poi, arrivando fino ad oggi, studiando quello di innumerevoli specie di insetti, di piante, ma anche di società, città e nazioni.

Algoritmi ricavati da questi studi possono indicare come questa “emergenza” spontanea sia composta da schemi comportamentali che derivano dalle necessità di ogni singolo elemento, dalle sue caratteristiche proprie e dall’effetto che l’ambiente ha su di lui e viceversa.
Le applicazioni di queste matematiche sono infinite, e in concreto sono già presenti nei campi più disparati, dalla medicina ai videogiochi.

EMERGENZA INDIVIDUALE

Queste teorie però ricalcano ancora una visione artificiale dell’uomo, come entità slegata dal sistema naturale nel quale ancora oggi è per forza di cose inserito. Occorre in realtà slegarsi dalle teorie vittoriane di target e standard per capire l’entità delle competenze e delle abilità che stiamo lasciando senza scopo.

Abbandonando la visione industriale del mondo, le due facce della stessa medaglia, la ricerca e una visione economica diversa, possono essere finalizzate alla messa in opera del più grande progetto sostenibile attualmente in fase ideazione: la valorizzazione dell’emergenza individuale all’interno del grande sistema globale.

Idee, abilità e comunicazione hanno una forza motrice naturale superiore a qualunque altra energia, che va valorizzata dai progettisti sotto forma di strumenti per incoraggiare l’emergenza della complessità individuale e per abolire la complessità artificiale indotta dallo sfruttamento e dall’appiattimento del singolo.

Per fare questo è necessario che il progettista ritorni a essere il creatore di strumenti indispensabili per favorire e implementare le capacità del singolo, lungi dalla produzione di oggetti standardizzati che uccidono l’unicità dell’uomo.

Ad oggi forse lo strumento che meglio di tutti rappresenta questa filosofia è il web, capace di creare tramite un lavoro globale milioni di cluster auto–organizzati che formano un’emergenza digitale, uno specchio della collettività, composto da tanti piccoli frammenti individuali.

ECOLOGIA ARTIFICIALE

Tradurre questo ragionamento nel mondo della produzione “analogica” significa prima di tutto valorizzare le risorse che si hanno: creare un sistema a ciclo chiuso, in cui ogni rifiuto è una risorsa, è possibile e non esiste nulla che possiamo imparare dalla natura che sia più sostenibile di questo.

Oggi è inoltre possibile creare un’ecologia umana che si relazioni con tutte le altre esistenti, incoraggiando quell’unicità che è alla base dell’intelligenza umana.
Qui entra in gioco la ricerca avanzata, che mette sul piatto evoluzioni sempre più rapide e avanzate, volte alla creazione di materiali efficienti e processi di sviluppo precisi, la cui funzione deve essere quella di mettere a disposizione dei progettisti tecnologie semplici e sempre più efficienti per la progettazione di strumenti che chiunque possa usare.

Un esempio di tale strumento (per quanto non ancora del tutto calzante) è una qualsiasi stampante 3d, che costruisce un unico oggetto necessario a un singolo, senza che questo possa distorcere la percezione di necessità che la società ha. In questo senso, il designer che progetta uno strumento semplice in accordo con i bisogni del singolo diventa a sua volta un “mezzo” e il design può nuovamente assolvere alla sua funzione di protesi dell’uomo, indispensabile interfaccia in quell’ecologia che stiamo creando tutti noi in questo istante, limitando al contempo l’insensato spreco di risorse in prodotti dozzinali e inefficienti.

Marco Ferrari

Marco Ferrari Architetto

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