L’architettura spontanea: tecniche tradizionali dal mondo

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Se uno degli scopi della bioarchitettura è l’applicazione della legge di conservazione della massa di Lavoiser, “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, è anche vero che “nulla si inventa e tutto si rielabora” e l’architettura spontanea non può che rappresentare, di fatto, un modello per tutta la moderna architettura ecosostenibile. Questa ”architettura senza architetti”, come fu definita nel 1964 da Bernard Rudofsky, rapportala tecnologia costruttiva al clima, alle condizioni atmosferiche ed a quelle geografiche, attinge i materiali in loco, dialoga direttamente con la storia e con il contesto sociale.

IL LEGNO

Il legno che, dopo decenni di pregiudizi, trova nuovamente fortuna nell’architettura contemporanea e che rappresenta una fonte inesauribile per nuove sperimentazioni e moderne tecnologie, è sicuramente un materiale ideale per i climi freddi, ma è talmente versatile che edifici in legno si son diffusi in tutti i continenti, adattandosi ai climi più diversificati.

LA TECNICA DEL BALLON FRAME

In tutta l’America, dagli Stati Uniti e dal Canada fino al Cile o all’Argentina si trovano, ad esempio, edifici costruiti con la tecnica del “Ballon Frame”: assi di legno a tamponare una struttura lignea, quando su pilotis o palafitte con porticati e finestre dotate solo di grigliati come nelle aree tropicali, quando con grandi finestre vetrate per catturare la luce del sole in zone più fredde.

LA CASA DI MONTAGNA

La classica casa di montagna è ben presente nell’immaginario collettivo, con lo zoccolo in muratura ed una sovrastruttura in legno, la copertura inclinata con ampie sporgenze ed il porticato generalmente esposto a sud, accortezze bioclimatiche, uso sapiente dei materiali e scelta accorta delle forme che sono altrettanto chiari nelprogetto di Casa Thomaser dell’architettoStefan Hitthalera Monguelfo, Bolzano, in cui tradizione e tecnologia moderna si sposano perfettamente. Sopra un nucleo in cemento armato si levano pareti in legno massiccio (sistema Thoma), giuntati solo mediante tasselli in legno in un edificio dagli standard della passivhaus.

LA TERRA CRUDA

Le costruzioni in mattoni interra crudaseccati al sole sono, invece, le più diffuse nelle regioni caratterizzate da un clima caldo secco come nell’Africa mediterranea: le pareti, intonacate a calce per prevenirne il dilavamento della pioggia, presentano aperture minime verso l’esterno, spesso schermate da graticci, non solo per nascondere le donne alla vista dei passanti, ma soprattutto per ripararsi dal caldo e dalla sabbia, oltre che per garantire la ventilazione degli ambienti. All’interno sono spesso presenti cortili e patii su cui si affacciano i vani dell’abitazione e, data la forte escursione termica giornaliera, con la precisa funzione di “scambiatori di calore”.

LE MASHRABIYE

Tutti elementi non sconosciuti agli architetti dell’House Studio che, nel progetto Oxygen Villa, si rifanno direttamente alla forma classica della Mashrabiya, l’aggetto ligneo tipico dell’architettura araba, una sorta di bowindow schermato da grate. E così, nel progetto di questa casa per la famiglia islamica, i pannelli pieghevoli delle facciate possono assumere diverse posizioni:

  • completamente chiusi per proteggere l’edificio,
  • poco inclinati per lasciar penetrare la luce indiretta ed i venti prevalenti dal basso,
  • con completa apertura orizzontale o verticale per fornire ombra sui passaggi esterni, sempre comunque mantenendo la privacy degli interni.

All’interno la corte, un’alta stanza di vetro centrale, svolge le funzioni tipiche del patio.

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LE BALLE DI PAGLIA

Negli ultimi tempi i progetti di bioarchitettura prevedono spesso l’utilizzo delle balle di paglia, per le ottime prestazioni di isolamento termico ed acustico, di durabilità, di resistenza alle azioni sismiche, perché è un materiale naturale, di basso impatto ambientale e rinnovabile. Niente di nuovo neppure in questo caso dal momento che questa tipologia costruttiva cominciò a diffondersi in nord America dalla seconda metà dell’Ottocento, ovvero dopo l’invenzione della macchina imballatrice. La Maison Feuillette è, invece, la più antica casa in paglia europea conosciuta, tuttora abitabile, e fu costruita nel 1921 per rispondere al problema della ricostruzione postbellica mediante l’utilizzo di materiali facilmente reperibili ed economici. Come si legge in un articolo dell’epoca “la Science et la Vie de 1921” di Gustave Lamache la casa progettata dall’ingegnere Feuillette “doveva anche essere piacevole da vivere, confortevole, igienica e duratura (…), accessibile alle classi inferiori, sia lavoratori che contadini, spesso alloggiati in case di pietra scomode e costose. Feuillette ha così creato la prima casa isotermica.“ La tecnologia utilizzata e le accortezze seguite al tempo sono esattamente le stesse delle odierne costruzioni in paglia in cui la qualità architettonica e le forme audaci riescono anche a sposarsi con quest’antica tecnica costruttiva, come nella Casa Dalsant degli architetti Schwarz e Schmidt, Premio migliore Casaclima 2003 della Provincia Autonoma di Bolzano nel 2003.

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Monica Tredici

Monica Tredici Architetto

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