Architettura estrema per la sopravvivenza: le case sull'albero dei Korowai

Architettura estrema, in grado di proteggere dalle avverse condizioni climatico-ambientali e architettura come risposta alle esigenze di sopravvivenza delle popolazioni remote: la casa sull’albero dei popoli Korowai, 2500 abitanti delle foreste pluviali nell’area occidentale della Papua Nuova Guinea, è l’esemplare costruttivo che ci aiuta a comprendere quest’ambiziosa vocazione dell’architettura vernacolare.

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LE CASE SULL'ALBERO DEI KOROWAI

L’ambiente in cui i Korowai hanno vissuto per millenni è un’area di 600 Kmq, caratterizzata da pianure acquitrinose e dalla minacciosa presenza di due fiumi di cui frequenti e disastrose sono le inondazioni. Inoltre, questi popoli di cacciatori-raccoglitori sono organizzati in clan anziché in tribù: vivendo in ristretti gruppi familiari è sempre in agguato la possibilità di scontri tra clan rivali. Tali motivazioni sono alla base dello sviluppo di un particolare tipo abitativo che si colloca ad altezze variabili, in media 8-12 metri dal suolo, talvolta arrivando ai 45 metri. Queste case sull’albero, costruite a gruppi di due o tre in una radura, sono resistenti a sufficienza per accogliere famiglie numerose, anche di 10 e più componenti, con animali ed effetti personali al seguito, necessitando di minime operazioni di manutenzione per durare in media 5 anni.

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Il sostegno di queste abitazioni è offerto da un albero di wamboon o banyan (baniano). Una volta scelto l’arbusto che sopporterà il peso della struttura, si comincia con la posa in opera del piano orizzontale che costituirà il pavimento, rami accostati e rivestiti di corteccia, sorretto da 4 - 10 pali infissi nel terreno e legati con cordami di rattan. Si procede poi con la posa in opera delle chiusure verticali, reticolati rivestiti di foglie di palma da sago, ed infine si completa la lunga scatola abitativa coprendo il volume con un tetto a doppia falda composto di travi rivestite di strati di foglie di palma. Un lungo palo scanalato a formare una successione di pseudo-gradini, costituisce l’unico accesso alla casa che sarà rimosso nel caso dei temuti attacchi di clan rivali. L’altezza della casa è tanto più elevata quanto più la famiglia che vi abita si sente minacciata non solo dai nemici di terra, ma anche dagli spiriti maligni della foresta da cui i Korowai sentono di doversi proteggere. 

Fonte | J. May, Architettura senza architetti, guida alle costruzioni spontanee di tutto il mondo, Rizzoli, 2010. 

Barbara Brunetti

Barbara Brunetti Architetto

Architetto e dottoranda in Restauro, viaggia tra la Puglia e la Romagna in bilico tra due passioni: la ricerca accademica e la libera professione. Nel tempo libero si dedica alla lettura, alla grafica 3d, e agli affetti più cari. Il suo sogno nel cassetto è costruire per sé una piccola casa green in cui vivere circondata dalla natura.