Involucri in legno

Gli involucri abitativi in legno sono una delle componenti costruttive che più ha dovuto misurarsi nei secoli con il problema della durabilità del legno, a causa della forte e continua esposizione alle intemperie. Per questo motivo, sin dall’antichità, costruttori ed architetti si sono spinti alla ricerca di soluzioni per garantire al legno una maggiore resistenza ad ogni sorta di agente atmosferico. In epoca contemporanea é stato dimostrato come sia possibileovviare alle problematiche di durabilità degli involucri attraverso un’accurata scelta del legname in rapporto al suo utilizzo, alle caratteristiche dell’area geografica in cui si interviene e ponendo attenzione ai metodi di assemblaggio in fase costruttiva.

Accanto a questi accorgimenti è sempre importante valutare se, secondo il contesto e il clima in cui si opera, sia più opportuno utilizzare legno “al naturale” o legno trattato con resine o materiali in grado di migliorarne le caratteristiche di durabilità.

Dal punto di vista estetico lo sviluppo di tecnologie e metodi costruttivi sempre più avanzati ha permesso la sperimentazione di soluzioni sempre più sorprendenti, talvolta attraverso il richiamo e l’evoluzione di tecniche tradizionali, talvolta attraverso una ricerca estetica totalmente innovativa, in grado di portare il legno ad essere considerato come uno dei materiali più apprezzati per i rivestimenti di facciata.

STONE CREEK CAMP

Andersson Wise

Il campeggio Stone Creek, opera dello studio Andersson Wise e realizzato a Bigfork, Montana, USA, è situato in un’area di notevole interesse paesaggistico a ridosso della sponda orientale del Lago Flathead, dominata dalla presenza di boschi, distese verdi e corsi d’acqua. La struttura vera e propria è raggiungibile percorrendo uno stretto sentiero in ghiaia che dalla portineria conduce, attraverso una fitta foresta, ai piedi della collina dove sono situati gli alloggi del campeggio e la casa padronale: i primi, rivestiti in cedro tinto di nero, con tetti spioventi in acciaio Cor–ten, la seconda con tetto verde e contraddistinta da una moltitudine di dettagli che ne esaltano la qualità architettonica e la integrano perfettamente nell’ambiente circostante.
L’impianto della casa padronale, sull’asse Nord–Sud, offre un affaccio principale ad Ovest caratterizzato da grandi aperture vetrate sul bacino d’acqua in prossimità dell’edificio, e un fronte più chiuso ad Est, con piccole finestre e nette chiusure verso la collina.
Scenografici tronchi di legna, recuperati principalmente da abeti e larici rinvenuti sul sito, spaccati e impilati a secco su entrambi i lati di murature isolate e impermeabilizzate, contrastano con solidi muri in pietra donando all’architettura le sembianze di una grande scultura che sembra emergere dalla roccia e dall’erba.

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HOUSE K

Tham & Videgård Arkitekter

Realizzata dallo studio svedese Tham & Videgård Arkitekter a Stocksund, Djursholm, Stoccolma, la House K è un’abitazione privata caratterizzata dalla spiccata linearità delle forme e la semplicità dello schema progettuale. L’edificio, collocato al centro della proprietà su cui è stato costruito, è un unico volume che divide il terreno in due parti distinte con diversa destinazione. Il progetto prevede due livelli abitativi e un tetto piano utilizzabile come terrazza: le piante, strutturate secondo la classica suddivisione zona giorno al piano terra e zona notte al piano superiore, vantano un’accurata relazione tra gli ambienti, con una serie di affacci su luminosi spazi a doppia altezza.
La struttura portante, che emerge all’esterno unicamente in coincidenza della tettoia d’ingresso, è realizzata in cemento armato gettato in situ e rivestita da doppia coibentazione. Interni ed esterni sono trattati con scelte cromatiche opposte: i primi, dominati dal bianco della finitura in legno di frassino chiaro e delle pareti intonacate, i secondi caratterizzati da un rivestimento di facciata in scuri pannelli di compensato tinteggiato che si pone come una sorta di texture in grado di arricchire esteticamente l’intero edificio senza tuttavia negarne la linearità.
Il sistema costruttivo dell’involucro esterno è un chiaro riferimento alle costruzioni in legno della tradizione nordica, in cui molto spesso venivano utilizzate tavole di rivestimento inclinate e sovrapposte l’una sull’altra per permettere alle intemperie di discendere facilmente a terra senza sostare sull’involucro danneggiando la struttura.

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THE BIRD’S NEST

Inrednin Gsgruppen

Il Bird’s nest, progettato dai designer svedesi Inrednin Gsgruppen, è una sorta di stanza d’albergo sugli alberi, accessibile da una semplice scala ripieghevole che conduce al suo interno. La struttura, che si erge direttamente sul tronco di tre alberi anziché su pilastri, è stata definita come un tentativo di “camouflage” dettato da scelte architettoniche orientate ad integrare il più possibile l’opera nell’ambiente che la circonda, utilizzando elementi caratteristici del luogo per la costruzione.
Il nome Bird’s nest deriva dalla scelta di ricorrere a una trama di rami grezzi alla rinfusa come involucro dell’opera, richiamando visivamente l’idea del nido. L’interno, con pianta circolare di circa 17 mq, dispone di due stanze da letto, un bagno e un piccolo soggiorno, ed è caratterizzato da un completo rivestimento in legno che dona unitarietà agli spazi.

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ECOMUSEO DI RENNES

Guinée*Potin Architectes

Il progetto d’ampliamento dell’Ecomuseo di Rennes, a cura dello studio Guinée*Potin Architectes di Nantes, Francia, mostra il sapiente utilizzo di un connubio di materiali costruttivi naturali e tecniche edilizie tradizionali. L’Ecomuseo ospita mostre permanenti e temporanee inerenti alla storia e all’evoluzione della città e della sua campagna, illustrate tramite l’esposizione e la ricostruzione di macchine e utensili artigianali locali, oggetti d’arredo e vestiti: il tutto accompagnato da percorsi pedagogici concepiti per insegnare la materia e allo stesso tempo diffondere anche tra i più giovani la cultura storica della città di Rennes. Gli interni sono dominati dal sapiente utilizzo di diversi materiali e colori per differenziare ed arricchire gli spazi, ed elementi naturali come tronchi d’albero utilizzati come pilastri per scopi strutturali.
Di particolare interesse sono le finiture e gli involucri esterni dell’edificio: file orizzontali di “scaglie di legno”, in castagno non trattato, attribuiscono un aspetto artigianale alla parte superiore dell’edificio, mentre un basamento in calcestruzzo ecologico colorato con pigmenti naturali conferisce solidità al piano terra. L’utilizzo predominante di tecnologie a secco ha permesso di contenere la produzione di polveri nel cantiere e ridurre notevolmente l’impatto ambientale in fase costruttiva.

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CHAPEL

Kieran Donnellan, Darragh Breathnach, Paul O Brien: MEDS Workshop

Il progetto Chapel é stato realizzato nell’ambito del Workshop MEDS 2011 di Istanbul, Turchia, in cui studenti europei hanno collaborato per la costruzione del padiglione guidati dai tre architetti irlandesi Kieran Donnellan, Darragh Breathnach e Paul O Brien. L’edificio, situato su un lembo roccioso affacciato sul mare, presenta una struttura in legno sollevata da terra e chiusure in pannelli OSB, ed è stato concepito come luogo per il riposo e la sosta.
Il nome “Chapel” è stato scelto per indicare la tipologia spaziale di antichi edifici religiosi di tradizione turca a cui il progetto ha voluto riferirsi, con una sorta di unica navata affiancata da un colonnato completamente aperto, e il posizionamento sul sito paragonabile a quello solitamente studiato per i templi greci. L’ ambiente unico e completamente libero offre uno spazio centrale ribassato per permettere di sfruttare i gradini come seduta, ed inquadra la vista del mare nel suo unico fronte privo di pilastri. L’utilizzo dei pannelli OSB per le chiusure verticali, raramente utilizzati in architettura per gli esterni, è in stretta correlazione con l’idea di semplicità che gli ideatori volevano esprimere, ed ha permesso la realizzazione di una struttura a basso costo e facilmente assemblabile.

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Alessandro Zerbi

Alessandro Zerbi Architetto

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