Architettura in legno vuol dire più boschi

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Curiosando tra riviste e pagine web di architettura, è ormai sempre meno difficile rendersi conto di un fenomeno: il legno piace, e pure tanto, ad un consistente (e crescente) numero di professionisti. Quello che però si profila all’orizzonte è l’affermarsi di una tendenza sempre più modaiola e non sempre sostenibile per i nostri boschi. Per capire meglio il fenomeno, ci possiamo avvalere delle sale da concerto e degli auditorium, a mio avvisoun perfetto termometro di questa nuova “febbre” volta alla riscoperta del più antico dei materiali, ma allo stesso tempo più moderno.

L’uso del legno in architettura: l’esempio di Patksu, Marcutt e Piano

Un vasto novero di celebri architetti europei sta infatti (ri)scoprendo i vantaggi indubbi del legno affidandosi però alle qualità di essenze lignee di latifoglia “di moda”: in termini di proprietà acustiche, estetiche e di versatilità progettuale nulla da ridire, eppure la soluzione di importare legname da boschi di altri continenti risulta poco lungimirante in un’ottica di impatto ambientale. Ciò che è certo intanto, è che l’uso del legno in architettura si sta imponendo in moltissime realizzazioni di pregio, specie nel settore auditorium et similia, vedendo un predominio, almeno nel mainstream dei progetti più celebri e “importanti”, di specie legnose americane quali le latifoglie delle zone temperate.

L’infatuazione per questo legname deriva forse da un mix di fattori, come per ogni moda che si rispetti: vuoi le venature caratteristiche, vuoi la vasta gamma di colori e tonalità, vuoi la grande varietà e quantità reperibile; in ogni caso, sembra che negli studi delle archistar queste essenze d’oltreoceano abbiano un grande successo.

Foto in alto: The Sage Music Center di Gateshead (UK), Foster & Partners

Alcuni esempi recenti di applicazioni in Europa lo dimostrano ampiamente: Renzo Piano, che ha ad esempio usato ciliegio americano nel suo auditorium di Roma; Foster & Partners, che hanno scelto frassino americano certificato per il The Sage Music Center di Gateshead (UK); oppure Allies & Morrison, i quali hanno impiegato la quercia bianca americana per il teatro e l’auditorium del Queen’s College di Cambridge (UK); o ancora l’architetto francese Claude Vasconi, che ha preferito l’acero duro americano per il progetto dell’interno del teatro Velizy a Parigi; idem come sopra per il nuovo auditorium di Castellón (Spagna) progettato da Carlos Ferrater. E gli esempi potrebbero continuare a lungo.

Foto in alto: Auditorium di Castellón (Spagna), Carlos Ferrater

Senza dubbio, sapere che sempre più architetture di pregio sono realizzate impiegando con disinvoltura ed efficacia uno dei più nobili e duraturi materiali che la natura ci offre è una lieta notizia, e certo tutto questo ha ricadute importanti e positive in termini di know–how e cultura di progetto...ma c’è un ma.

Per quanto ci possa far piacere entrare in un auditorium e respirare il profumo del legno (ove non sia stato come da prassi imprigionato da trattamenti superficiali), una vera cultura della sostenibilità non può prescindere dall’adottare bilanci LCA che pesino ogni fase della vita di un organismo edilizio: di questi, il trasporto dei materiali è uno dei più critici aspetti da considerare. Per di più, l’Italia non ha bisogno di importare il legno per amarlo e impiegarlo nella sua architettura: c’è chi ha dimostrato ampiamente come costruire una casa in legno.

Foto in alto: a sinistra, Auditorium di Castellón (Spagna), Carlos Ferrater; a destra, carpenteria in legno di ciliegio americano.

Siamo una penisola solcata da nord a sud da quel potenziale tesoro forestale che sono i nostri Appennini, che offrono legnami diversi ed endemici, specifici per ognuna delle nostre sei zone climatiche. Un mercato edilizio che, magari incoraggiato dall’esempio di architetti e professionisti affermati, scegliesse di puntare davvero sul legno, sarebbe il miglior alleato dellosviluppo forestale, della tutela e la gestione delle foreste: voi lascereste in stato di abbandono e degrado la chiave del vostro core business?

Alberto Grieco

Alberto Grieco Architetto

Frequentando una signora chiamata Storia, ha scoperto che l’architettura bio-eco-ecc. non ha inventato Nulla©, ed è per questo che perde ancora tempo sui libri. Architetto per vocazione; tira con l’arco, gira per boschi, suona e disegna per vivere. Lavora nel tempo libero per sopravvivere.