Il cemento ecologico del futuro con batteri e sabbia di Marte

Circa un anno fa Ginger Krieg Dosier, assistente alla cattedra di architettura presso l’Università americana di Sharjah negli Emirati Arabi, aveva messo a punto un nuovo materiale edilizio. Prodotto in laboratorio senza utilizzare grandi quantità di energia si basava sulla capacità di un batterio specifico ma molto comune, il Sporosarcina Pastuerii, di crescere rapidamente fondendosi con la sabbia e creando un materiale biocementizio totalmente sostenibile. Tutto questo a temperatura ambiente riducendo drasticamente la quantità di anidride carbonica prodotta nella realizzazione del comune cemento.

Gli studi della ricercatrice avevano portato alla produzione del materiale attraverso l’inserimento in una di stampante tridimensionale del batterio in grado di fondere la sabbia. Il primo utilizzo era stato riservato alla costruzione di torri di trasmissione nel deserto: l’impasto ottenuto veniva inserito in calchi industriali con dimensioni e spessori diversi per la realizzazione di tutte le componenti della torre. Oltre alla riduzione dei rifiuti derivati dalla processo produttivo questo metodo permetteva un più facile trasporto, i componenti infatti venivano assemblati in loco in seguito ad una asciugatura e indurimento di 15 giorni resi ottimali grazie al clima secco del deserto.

LA SVOLTA DELLA NASA

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La svolta ancora più interessante è arrivata dalla recente collaborazione negli Stati Uniti con la NASA, l’ente Nazionale per le Attività Spaziali ed Aereonautiche. La professoressa Dosier, accompagnata dal marito Michael Dosier, direttore del laboratorio della stessa facoltà di Architettura, ha lavorato insieme all’agenzia aerospaziale statunitense per cercare di tramutare il progetto in qualcosa di spendibile commercialmente. Il composto, in questo caso formato da batteri, lieviti, cloruro di calcio e urea, viene fatto solidificare grazie all’azione dei batteri che, nutrendosi di urea, attraverso una serie di processi biologici e chimici trasformano il calcio in cristalli fondendolo con la sabbia in questo caso proveniente da Marte. Il processo riprende la formazione naturale di alcune arenarie e permette l’ottenimento di un materiale resistente, durevole e in grado di essere autoprodotto in loco sfruttando sabbie locali: caratteristica evidentemente molto interessante per i ricercatori della NASA che non ne escludono la sperimentazione nelle prossime missioni verso il pianeta rosso.

Per ora è in progetto la sperimentazione negli Emirati Arabi che, oltre a creare nuovi posti di lavoro, darebbe nuova luce ad un materiale del luogo come la sabbia che attualmente, per la realizzazione dei materiali edilizi tradizionali, viene interamente importata da altri stati.

Fonte | TheNational.ae

Isabella Gerenzani

Isabella Gerenzani Industrial designer

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