Woodscraper: i grattacieli del futuro sono in legno

Nel 1700 il termine “skyscraper” era riferito agli altissimi alberi maestri delle navi inglesi, ma dal XX secolo la parola viene comunemente utilizzata per indicare edifici altissimi, che “grattano il cielo”. L’immagine dell’edificio è la massima rappresentazione della città moderna: imponenti in tutta la loro altezza con una superficie apparentemente interminabile di “curtain wall”. Le forme esteriori sono, col passare degli anni, sempre più articolate e fantasiose ma la struttura portante rimane quella in acciaio e calcestruzzo che sosteneva i primi grattacieli statunitensi dei primi anni del ‘900.

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Tuttavia la riscoperta di uno dei materiali da costruzione più antichi e lo sviluppo tecnologico, con tecniche sempre più raffinate di lavorazione, sta modificando la consuetudine e fatto sì che nella lista dei materiali utilizzati per i grattacieli si inserisse anche il legno.

Woodscrapers: sperimentazioni

Dopo le prime sperimentazioni di qualche anno fa, come lo Stadthaus a Londra ed il Forté Apartments di Melbourne -che anche senza essere dei veri e propri grattacieli mantengono tuttora il primato di edifici con struttura in legno più alti del mondo- in diversi paesi è in programma la costruzione di numerosi woodscrapers, con uno sviluppo che superi i 30 piani: i più noti sono il grattacielo di Berg | C. F. Møller in collaborazione con gli architetti Dinell Johansson e il consulto di Tyréns, che hanno vinto il concorso HSB architectural competition, presentando il progetto di una torre di 34 piani a Stoccolma, e il grattacielo HoHo di 24 piani ad opera dei progettisti Rüdiger Lainer, che verrà costruito nell’ambito della riqualificazione della zona Seestadt Aspern, a Vienna.

Il Woodscraper di MGA per Baobab

L’ultimo ad essere presentato -puntando ovviamente al primato mondiale di altezza per un edificio in legno- sfiderà anche la Tour Eiffel ed è ad opera del team di MGA – Michael Green Architects, in collaborazione con lo studio DVVD, con sede a Parigi, finanziati da REI France, società di promozione e costruzione specializzata in costruzioni ecologiche.

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Nel 2012 l’architetto Michael Green ha presentato il suo progetto Tallwood, un edificio di 30 piani a Vancouver, costruito interamente in legno, accompagnando il progetto con una ricchissima e specifica documentazione di ricerca (The Case for Tall Wood Buildings), una sorta di manuale di istruzioni per la costruzione di edifici in legno stilato insieme all’ingegnere strutturista Eric Karsh. Dal punto di vista strutturale il grattacielo di Michael Green prevedeva una struttura a telaio, con travi LSL (Laminated Stranded Lumber), meglio conosciuti in Europa come Intrallam.

Il grattacielo farà parte di un complesso di 6 torri, denominato Baobab, presentato nell’ambito della Reinventer Paris Competition, un’iniziativa delle autorità locali per la ricerca di innovazione nel campo del design urbano e della sostenibilità, che possa dare nuovo respiro e rivitalizzare l’architettura parigina. Il progetto sarà al centro delle operazioni di rinnovo di Porte Maillot, una parte strategica della “grande Parigi” che collega il distretto finanziario con La Défense.

La struttura mista, per un totale di 35 piani, consiste in una serie di pannelli X-LAM, pilastri in legno e un core baricentrico, ospitante scale ed ascensori, anch’esso in legno; solamente alcune travi saranno in acciaio per fornire una resistenza addizionale e maggiore flessibilità alla spinta laterale del vento in facciata. In questo modo si potranno risparmiare circa 3700 tonnellate di anidride carbonica (CO2) rispetto ad una struttura tradizionale in cemento armato: l’equivalente di circa 2200 automobili in circolazione per un intero anno.

Dal punto di vista della sostenibilità sociale, propone un nuovo modello di mixité sociale con la combinazione di un mercato, social housing e alloggi per studenti, orti urbani, hub per auto elettriche e mezzi pubblici. Il progetto Baobab si propone pertanto di introdurre una nuova visione della città, trasformando il sito di costruzione in un ingresso alla città e proponendo un nuovo modello per la città del futuro.

  • crediti fotografie © MGA – Michael Green Architects
Daniele Boni

Daniele Boni Architetto

Nasce e cresce a Roma. Dopo un periodo vissuto a Vienna torna in Italia per laurearsi con una tesi in progettazione ambientale. Appassionato di tecnologia, informatica e tennis, nel tempo libero si fionda su una buona lettura o su bislacchi esperimenti culinari. Nelle ore serali si dedica alla grafica e all’Arch-viz supportato da beat rap/hip-hop.