Turismo slow: la legge delle 3E per la salvaguardia del territorio

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Il termine “turismo ecosostenibile”, nato negli anni ottanta, oggi rappresenta un fenomeno di crescente importanza, arricchito anche linguisticamente da declinazioni quali “responsabile”, “ecoturismo”, “slow tourism”. Più in generale, tale attività, è tra i principali motori economici del globo: ogni anno si sfiorano i 5 milioni di “arrivi”, rappresenta una fonte di occupazione per 1/5 della popolazione ed è, peraltro, destinato a crescere, favorito dallo sviluppo tecnologico dei trasporti.

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LA LEGGE DELLE 3E: ECONOMY–ETHIC–ENVIRONMENT

L’ Associazione Italiana Turismo Responsabile, nel 2005, ha elaborato una definizione del concetto di turismo ecosostenibile: un turismo attuato secondo i principi di giustizia sociale ed economica e nel rispetto dell’ambiente e delle culture, ma la dinamica che lo caratterizza, o almeno dovrebbe, risulta estremamente più complessa: per raggiungere l’obiettivo di equità sociale ed economica e sostenibilità ambientale è necessaria una vera e propria “responsabilità di impresa” nel senso che tutti (operatori, turisti, “autoctoni”) devono collaborare nel rispetto degli equilibri funzionali, verso una sana sopravvivenza degli altri coautori dell’esperienza turistica.

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Negli anni gli impatti negativi generati dall’attività turistica poco consapevole, o comunque poco interessata al benessere comune, sono stati innumerevoli ma riassumibili nel termine “degrado”: della natura (per l’eccessivo sfruttamento di risorse quali acqua, suolo, flora, fauna, per lo spietato avanzare dell’abusivismo e della cementificazione), nonché dei caratteri culturali e sociali (conseguente all’abbandonodi mestieri ed attività tradizionali a favore di immagini e versioni dall’appeal più turistico).

Minaccia per l’ambiente, sottrazione di risorse, dunque un forte disagio per la comunità locale: i danni prodotti dall’invasione turisticaperaltro non sono neanche stati compensati da un’equa distribuzione del reddito da essa prodotta.

Ciò che risulta fondamentale comprendere è che, un turismo strutturato in modalità “giusta”, può valorizzare un determinato territorio ed essere motore in grado di generare benefici diffusi invece che gravi impatti culturali, sociali, ambientali ed economici: molto spesso si è turisti per la voglia di calarsi nei panni di una cultura diversa, per sperimentare l’altro; per tali ragioni proteggere le comunità locali ed i paesaggi ed esse legati e, laddove necessario, dargli una nuova vita, risulta di primaria importanza.

Ormai scontati e banali (anche se raramente nella realtà perseguiti) risultano obiettivi quali la salvaguardia dell’ambiente, dell’ecosistema e della biodiversità, la minimizzazione dell’impatto ambientale delle strutture e delle attività strettamente connesse al turismo, il rispetto per le tradizioni e la cultura locale ma ciò che è ancora difficile da scorgere è una profonda condivisione: le popolazioni locali devono essere informate, coinvolte attivamente nelle attività ecoturistiche, partecipi e beneficiarie dei risultati vantaggiosi a livello sociale, economico e di qualità di vita derivanti da tali imprese; bisogna comprendere fino in fondo la centralità da assegnare alla comunità “autoctona” che ha il diritto di essere coprotagonista nello sviluppo turistico responsabile del proprio territorio di vita oltre che della nostra esperienza di “viaggiatori” poiché da loro dipende la stessa qualità dell’esperienza che possiamo vivere.

La legge delle “3E” (economy–ethic–environment) rappresenta l’espressione di una equa considerazione della componente economica, ma anche di quella etica e ambientale, l’assunzione di una prospettiva di cooperazione, di rispetto e di sensibilità a dimostrazione che il turismo ha tutte le carte in regola per diventare una vera e proprio “industria di sostenibilità”.

RIFERIMENTI PROGETTUALI

Non di rado, quando si pensa al turismo responsabile, sorgono riferimenti spontanei a paesi lontani, le cui popolazioni hanno un forte bisogno di sensibilità nei confronti delle loro tradizioni e dei loro territori per non essere soffocate dalle grandi imprese dei paesi più “ricchi”, se non altro dal punto di vista economico.

Phuket, Thailandia

Un esempio di attenzione da parte dei “più forti” è rappresentato da un intervento nella nota isola thailandese di Phuket dove, un paesaggio lunare, inquinato da decenni di attività mineraria, è stato oggetto di una lunga opera di bonifica, e da un lavoro di equipe che ad oggi continua, grazie all’istituzione di un Dipartimento per la cura diretta del paesaggio, che ha permesso la rinascita di un vero e proprio paradiso tropicale, innanzitutto liberando suolo e acqua da sostanze altamente tossiche e, successivamente, ripopolando il territorio con flora autoctona, riciclando rifiutie acqua piovana rispettivamente per concimare ed irrigare le stesse, ed altri interventi simili; in breve perseguendo con perseveranza la causa ambientale di un degno scenario ecologico, comunitario e paesaggistico.

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Il Litorale San Giovanni di Sinis

Esempio a noi più vicino, materializzazione di come questa “forma mentis” stia pian piano prendendo piede, è il progetto per il Litorale San Giovanni di Sinis elaborato dallo studio di architettura PROAP, all’interno di un contesto di grande valore storico–cuturale (per la limitrofa area archeologica Thamos) e naturalistico – paesaggistico, grazie ad una vegetazione dunale che, nonostante il suo carattere ecologico notoriamente delicato, ancora permane in buono stato.

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Si può definire un progetto di turismo responsabile dal momento che riesce in maniera egregia a coniugare, sfruttando la complessità dell’area litoranea stessa, le esigenze di tutela delle preesistenze storiche, archeologiche e ambientali con quelle di fruizione turistica e ricreativa, attuando un sistema di riduzione dei processi di degrado conseguenti alla pressione antropica, fermo restando il potenziamento turistico ed economico dell’area.

Giulia Radaelli

Giulia Radaelli Architetto

Innamorata dello spazio nel senso più lato del termine coniuga questa passione con la professione di architetto. Nel tempo libero si diletta con la fotografia, per cogliere l’inusuale nella quotidianità trascurata dall’occhio distratto, con viaggi e immergendosi in romanzi capaci di condurre in realtà lontane.